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L’economia italiana si è arenata. Pil a crescita zero

L’economia italiana si è arenata su una secca dalla quale non riesce a muoversi: dopo un “marginale recupero” congiunturale del primo trimestre dell’anno, nel secondo trimestre la crescita si ferma di nuovo, sia rispetto ai tre mesi precedenti che su base annua. La recessione tecnica dell’ultima parte del 2018 si è quindi concretizzata in una stagnazione, che a questo punto lo stesso Istat, che ha pubblicato oggi le stime, fa risalire al secondo trimestre dell’anno scorso. Da allora infatti si sono susseguite variazioni nulle, negative per lo 0,1%, con un solo +0,1% registrato nei primi tre mesi del 2019. Per trovare un dato più alto bisogna tornare al +0,2% di inizio 2018.

Le stime rilevate dall’Istat delineano così i contorni di un Paese a ‘crescita zero’ in un anno che, per Confindustria, “ormai è compromesso anche se avessimo una seconda parte del 2019 più positiva”, afferma il capoeconomista di Confindustria Andrea Montanino.

Un quadro che, sebbene non sia positivo, è migliore di quello che avevano dipinto gli analisti i quali, secondo il sondaggio condotto dell’agenzia Bloomberg, in media si attestavano a -0,1%, sia per il congiunturale che per il tendenziale. Inoltre, sottolinea Istituto di statistica, l’arrotondamento a zero è avvenuto per difetto, infatti rispetto al primo trimestre il Prodotto interno lordo guadagna circa 100 milioni. Una cifra che però non basta a far scattare il segno più davanti al dato. Fin qui la prospettiva congiunturale, a livello tendenziale invece l’aggiustamento è per eccesso, si sono infatti persi circa 180 milioni.

In termini tendenziali invece si registra una, sempre lieve, accelerazione: la crescita zero succede a un Pil negativo per lo 0,1%. La stagnazione, dice l’Istat, “prosegue ormai dal secondo trimestre dello scorso anno”. Questa la situazione “dopo il lievissimo calo registrato nella seconda metà del 2018 (che aveva decretato l’entrata dell’Italia in recessione tecnica, ndr) e l’altrettanto marginale recupero del primo trimestre”. Fin qui le stime provvisorie, la seconda lettura è prevista per il 30 agosto. L’Istituto di statistica ricorda inoltre come il secondo trimestre del 2019 abbia avuto “una giornata lavorativa in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2018”.

Per il vicepremier penta stellato Luigi Di Maio la soluzione giace nella “riduzione del cuneo fiscale alle imprese“. “Bisogna dare una spinta maggiore”, afferma puntando il dito verso chi non ha sostenuto la proposta del M5S sul tema: “anche su questa proposta abbiamo ricevuto dei no, dei no che fanno male al Paese. Mi auguro di vedere dei sì, l’Italia non può più aspettare, deve ripartire. Mi aspetto un cambio di passo veloce, non solo critiche”, dice in una nota. La proposta M5s per il taglio del cuneo, ricorda Di Maio, “prevede un primo risparmio di almeno 4 mld di euro per le imprese che puntano, per cominciare, sulle assunzioni a tempo indeterminato e che hanno un’attenzione verso l’occupazione femminile”.

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