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La crisi argentina colpirà le imprese italiane?

La crisi argentina potrebbe uscire dai confini nazionali e riversarsi sui lidi italiani, minacciando di fatto, l’attività delle nostre imprese. Un effetto domino concreto, ma ancora evitabile secondo Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa ed esperto economico internazionale. Bevilacqua intervistato da Fortune Italia, commenta e racconta i possibili risvolti della crisi acuitasi in Argentina a seguito della vittoria nelle primarie presidenziali del peronista Alberto Fernandez sul presidente in carica Mauricio Macri.

“Benché il presidente Macri stia provando all’ultimo miglio a ‘correggere’ politiche economiche ‘lacrime e sangue’, paragonabili a incidenti su di un plafond di classe media lavoratrice privata – la stessa che si augurava un cambiamento rispetto agli aiuti e i sussidi ‘a pioggia’ – esigua rispetto al montante pubblico o comunque ‘socialmente beneficiato’, non riuscirà a bloccare l’affluenza di altro elettorato alla corrente peronista estremamente radicata a livello sindacale, socialmente forse meno iniqua ma sempre economicamente non sostenibile. Salvo a non cedere a pressioni politiche regionali come quelle del Brasile, probabilmente più temute delle sanzioni internazionali”.

Per l’esperto “non è solo una questione di crisi economica, di iperinflazione e di ‘impossibilità cronica’ a far funzionare i piani di salvataggio internazionali, è un errore di ‘approccio sociale ossidato’ che fa perdere sia quando è in auge un sistema assistenziale peronista ‘fuori mercato’, sia quando ad operare è un neoliberista che, per curare il malato, ‘sopprime fiscalmente’ quella esigua minoranza lavoratrice attiva. Più che errori da gradualismo – sottolinea – è come quando a dare le indicazioni economiche ‘da laboratorio’ sono tecnocrati centrali che non considerano minimamente il contesto in cui le loro ‘formule internazionali’ andranno a calarsi, creando alle volte delle ‘reazioni chimico-politiche’ contrarie a quelle auspicate”.

Ma le reazioni catastrofiste dei mercati internazionali e delle agenzie all’eventualità di un sorpasso definitivo di Fernández sono giustificate? La risposta è “non tutte” secondo l’esperto “perché è probabile che lo stesso (Fernández), persona seria e capace, come ha dimostrato in passato, possa imporre le idee in cui crede e riesca a non farsi prevaricare dall’ingombrante candidata vice presidente Cristina Kirchner, ma anche perché probabilmente è la persona che, più di altre, riuscirebbe a mediare in un ‘fenomeno sociale complesso’ come l’Argentina”.

Lo scenario si presenterebbe più preoccupante con ricadute concrete anche per le imprese italiane “se, nel caso di un governo peronista, il Brasile decidesse di uscire dal Mercosur, portando a cascata il vero isolazionismo argentino con possibile avvicinamento a posizioni venezuelane”. spiega Bevilacqua sottolineando che così si verificherebbe “il crollo di fatto del Mercosur, privato del suo player di maggior peso, e del neonato accordo con l’Ue vantaggioso per il nostro export e per la protezione di molti marchi di origine”.

In generale “i rischi di insolvenza con effetto domino dipendono più che dal tipo di colore politico che arriverà alla presidenza il prossimo 27 ottobre, dal fatto non solo se alla spesa pubblica sarà messo un tetto, ma che il ripianamento dei debiti non faccia collassare quella residua e stremata popolazione di lavoratori contribuenti”.

In conclusione “comunque vada la competizione, ancora tutta da giocare, si dovrà avere la consapevolezza che chiunque vincerà dovrà alleggerire progressivamente, e di molto, la macchina pubblica. Inoltre, i piani di rientro dovranno considerare il fatto di non addossare tutto il carico sulla classe media, oggi realmente più povera delle classi medio-basse sussidiate”.

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