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Hi-tech poco rosa: donne solo 24 laureati in Ict su 1000

Nel 2018, in Europa, in media, solo il 2,4% dei laureati in Information and communications technology (Ict) è donna. E in altre realtà occidentali Oltreoceano, come ad esempio gli Stati Uniti, si registra un trend negativo che, di anno in anno, vede un calo della presenza femminile nel settore. “Negli ultimi anni in Usa il numero di donne laureate in informatica è diminuito di 10 punti percentuali, mentre nel Vecchio Continente su 1000 donne laureate, solo 24 lo sono nel settore Ict, e di queste solo 6 lavorano effettivamente nel settore”. Così il Magnifico Rettore dell’Università La Sapienza, Eugenio Gaudio, snocciola i numeri di una realtà ben lontana da quella ‘parità’ di genere a cui si aspira in ogni ambito. Una ‘parità’ che fa rima con produttività e qualità del lavoro svolto. Perché l’equilibrio delle parti gioca un ruolo chiave nel successo di un settore.

“Se le donne partecipano di più alla vita economica ciò si riflette non solo sulle donne, ma sull’intero sistema economico. Lo vediamo in tanti campi”, afferma Paolo Orneli, presidente di Lazio Innova.

Se si guarda poi ad alcuni ambiti specifici, come la cybersecurity, “la presenza femminile è praticamente inesistente”. E questo nonostante “nel 2018 ci siano stati 1 milione di nuovi posti di lavoro in cybersecurity nel mondo, e la stima è che entro il 2021 ci saranno 3 milioni e mezzo di posti di lavoro non coperti, se le cose non cambieranno”, spiega la direttrice del DIAG Sapienza e ACM womENcourage 2019 general chair Tiziana Catarci.

“Dobbiamo mettere in campo tutte le azioni necessarie affinché questo gap venga colmato”, afferma Gaudio. Non solo parole, ma fatti. Perché La Sapienza quest’anno veste i panni della protagonista in questa partita ad avvicinare le donne al mondo della tecnologia. E lo fa ospitando la sesta edizione dell’Acm Women Encourage 2019 dal 16 al 18 settembre, a Roma.

In particolare, saranno due i Dipartimenti uniti per ospitare gli oltre 400 partecipanti che si riuniranno nella cornice del Museo MAXXI per la tre giorni all’insegna dell’hi-tech: il Dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale Antonio Ruberti e il Dipartimento di Informatica. Il fatto che “questa edizione 2019 avvenga in Sapienza è un riconoscimento”, afferma Gaudio.

In Italia le donne ottengono risultati scolastici migliori dei maschi in tutte le materie, matematica compresa, ma sono solo il 23% degli iscritti nei corsi di laurea in ingegneria e il 33% nei corsi di area scientifica. Con riferimento in particolare ai dati relativi a Sapienza, in linea con il dato nazionale, tra i corsi di laurea con la minor presenza femminile c’è quello in Ingegneria Informatica e Automatica (13%). A delineare il quadro italiano è Catarci, che spiega che “la trasformazione digitale investe tutti i settori della società e questa tendenza sarà ancora più accentuata nei prossimi anni. Le donne, tuttavia, si stanno autoescludendo da questo processo. Gli stereotipi di genere, infatti, e ancor prima il patrimonio profondo culturale ed emotivo acquisito in ambito familiare, condizionano sottilmente scelte e comportamenti, indirizzando le ragazze verso altre professioni, convincendole della loro inferiorità in campo matematico e scientifico, e facendo percepire l’ingegneria, le scienze e la matematica come temi prettamente maschili, il che non è vero”. Ferma e decisa, Catarci ha le idee chiare sul fatto che questo paradigma deve cambiare: “soltanto la cultura della diversità e dell’inclusione è capace di generare un mondo migliore. Tanto per citare un esempio, la mancanza di diversità, di genere e di etnia, sta creando già problemi negli algoritmi di machine learning, che ripropongono un mondo quasi esclusivamente a misura di maschio bianco”.

Proprio per questo motivo, spiega Paola Velardi, professore ordinario del DI Sapienza e ACM womENcourage 2019 program chair, “con le nostre iniziative, ed in particolare nel definire il programma di questa conferenza, abbiamo chiesto a scienziati di grande valore e professionisti (maschi e femmine perché non vogliamo discriminare al contrario) di parlare di molte applicazioni affascinanti ed interdisciplinari, nell’ambito della medicina, nell’architettura, nelle scienze sociali, nell’etica. Inoltre, le ragazze saranno coinvolte, attraverso l’hackathon, nel processo di ideazione di nuove soluzioni per l’economia circolare, la sostenibilità urbana, il bilanciamento tra lavoro e vita, le applicazioni sociali dell’intelligenza artificiale. Siamo sicure che questi stimoli potranno ispirare le loro future scelte professionali”.

L’iniziativa, che gode del patrocinio della Regione Lazio, “è inserita nel quadro di una politica regionale che mira fortemente alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo che parte dal nuovo protagonismo delle donne”, spiega il presidente di Lazio Innova. “La Regione Lazio è una grande regione europea dell’innovazione. Abbiamo un pil superiore a Paesi come la Grecia e il Portogallo e abbiamo anche un tema che è quello di costruire un nuovo modello di sviluppo. Per farlo bisogna migliorare la capacità delle donne di accesso alle discipline Stem, che significa dialogare direttamente con la costruzione di un nuovo modello di sviluppo e riaccendere il motore dell’economia del Paese”, conclude.

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