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Irena, La Camera: per aiutare il clima l’idrogeno deve essere ‘green’

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“L’idrogeno deve essere ‘green’, l’idrogeno deve essere pulito”. Così Francesco La Camera, Dg dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, l’Irena, ha concluso il suo discorso sul palco allestito da Snam nella Lanterna di Fuksas, a Roma, in occasione dell’evento The Hydrogen Challenge.

Strettamente connesso alle rinnovabili, possibile vettore energetico di una fonte d’energia ‘imprevedibile’ come quella pulita (legata di fatto al tempo atmosferico e ai suoi cambiamenti stagionali), l’idrogeno sarà fondamentale per la decarbonizzazione del pianeta, dice il rapporto Snam-McKinsey presentato durante l’evento. Ma il suo utilizzo va messo a sistema con le rinnovabili stesse. E (come ha detto lo stesso La Camera sul nostro ultimo numero) bisogna capire bene da dove venga, l’idrogeno.

“Il dibattito di oggi ha beneficiato di esperienze internazionali, con tutte le prospettive espresse. E la nostra agenzia ha la sua, di prospettiva: le rinnovabili sono la misura migliore da adottare per la transizione energetica”. Una transizione “già in corso”, perché guidata dal mercato. “Il prezzo delle rinnovabili”, infatti, “è sceso notevolmente”, e “negli ultimi 5 anni è stato più conveniente costruire nuovi impianti rinnovabili che mantenere in vita impianti vecchi”. Le rinnovabili sono vantaggiose “anche per la società: non stiamo perdendo posti di lavoro, stanno aumentando”.

Nonostante questo, “la transizione non è abbastanza veloce: la quota delle rinnovabili sul mercato energetico deve aumentare di 6 volte per rispettare gli accordi sul clima”, tenendo in considerazione anche come la domanda energetica stia aumentando esponenzialmente: “ci sono milioni di persone al di sotto degli standard energetici e dobbiamo rispondere mentre riduciamo anche le emissioni”. Lo strumento principale per accelerare la transizione, insomma, saranno sempre le rinnovabili, e l’aumento della loro efficienza. Anche attraverso l’idrogeno. Secondo l’ultimo rapporto di Irena, l’idrogeno da energia rinnovabile, l’idrogeno ‘green’, potrebbe tradursi nell’8% del consumo globale di energia entro il 2050. Il 16% di tutta l’elettricità generata sarebbe utilizzata per produrre idrogeno entro tale data. L’idrogeno verde potrebbe in particolare offrire modi per decarbonizzare una serie di settori in cui si sta rivelando difficile ridurre significativamente le emissioni di CO2.

Il problema posto però da La Camera alla platea dell’evento di Snam (e sul numero di ottobre di Fortune Italia) riguarda le ‘radici’ dell’idrogeno: “il 90% oggi viene ottenuto attraverso combustibili fossili. Bisogna passare all’idrogeno green” anche perché “il suo costo, prima della meta del secolo, scenderà dell’80 percento, costerà meno del cosiddetto “idrogeno blu”, o di quello ‘grigio’. Tutto dipende insomma da come viene prodotto. Le opzioni di approvvigionamento attuali e future possono essere suddivise in idrogeno grigio (a base di combustibili fossili), blu (produzione a base di combustibili fossili con cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio) e idrogeno verde (a base rinnovabile). L’idrogeno blu e verde può svolgere un ruolo nella transizione ed esistono sinergie.

Con il calo dei costi delle energie rinnovabili, secondo il rapporto Irena, il potenziale dell’idrogeno verde, in particolare per i cosiddetti settori “difficili da decarbonizzare” e le industrie ad alta intensità energetica come ferro e acciaio, prodotti chimici, spedizioni, camion e aviazione, sta rapidamente diventando più avvincente, data l’urgenza di limitare le emissioni. La distribuzione di elettrolizzatori sta attualmente aumentando da MW a scala GW, come testimoniano decine di progetti in tutto il mondo. L’adozione su larga scala dell’idrogeno potrebbe anche alimentare un aumento della domanda di produzione di energia rinnovabile, secondo il rapporto.

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