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Che fine ha fatto la digital tax?

Presente tra le righe della manovra approvata nel 2018, a quest’ora avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato 150 mln di euro. Ma di quel 3% di tassazione sui ricavi delle big del web, per ora, neanche l’ombra. La digital tax prevista dall’ex governo giallo-verde è rimasta ‘congelata’ in attesa del decreto attuativo. A frenare la marcia della ‘nuova imposta’ in parte le difficoltà a raggiungere un accordo a livello internazionale che renda omogenee le tassazioni, per evitare che i colossi del web ritengano alcuni Paesi più appetibili rispetto ad altri.

Non a caso, nella nota di aggiornamento al Def varata nei giorni scorsi dal governo Pd-M5S-Leu, la digital tax è accostata a un “ampio processo di riforma dell’imposizione sugli utili d’impresa concordato a livello internazionale”. Proprio due giorni fa l’Ocse ha rilanciato la web tax, annunciando una proposta ad hoc che verrà presentata al G20 la prossima settimana.

Mentre ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che in Italia entrerà in vigore dal primo gennaio. Con ogni probabilità, la misura si baserà su quella ora in standby che, sulla falsariga delle web tax francese e spagnola, si applicherebbe alle società con oltre 750 mln di ricavi all’anno nel mondo, di cui almeno 5,5 in Italia. Dopo i 150 mln del 2019, il bilancio gialloverde prevedeva che il gettito salisse a 600 mln all’anno per il 2020 e 2021.

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