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Il Sud è già in recessione. E “il reddito di cittadinanza non funziona”

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Puntare sul Sud come “piattaforma verde del Paese” (e sul Green new deal). Rendere “cogente la clausola del 34% degli investimenti ordinari al Sud”, perché “nel 2018 mancano nel Mezzogiorno circa 3,5 mld di investimenti”. Contrastare l’emigrazione giovanile e l’emergenza occupazionale. Tenendo a mente che la misura che avrebbe dovuto aiutare il lavoro, il Reddito di cittadinanza, ha invece avuto un impatto nullo. Le misure e le raccomandazioni dello Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), illustrate davanti al Premier Giuseppe Conte, poggiano su numeri che testimoniano non solo la frattura Nord-Sud, ma anche l’aumento del divario Italia-Europa.

I dati: Pil, occupazione e trappola demografica

Il 2019 vede il Sud entrare in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord (+0,2% la media nazionale). Il Rapporto Svimez segnala per il 2020 una “debole ripresa”: il Mezzogiorno crescerà non oltre lo 0,2%, a fronte dello 0,6% di un’Italia che “si allontana dall’Europa”. Insieme al “divario Nord-Sud”, sul Mezzogiorno grava un doppio svantaggio. “L’Italia – spiega il direttore Luca Bianchi – segue il profilo di crescita europeo con un’intensità sempre minore e il Mezzogiorno aggancia in ritardo la ripresa e anticipa le fasi di crisi”. Guardando alle cifre: “Nel 2018 il Pil del Mezzogiorno è ancora oltre 10 punti al di sotto dei livelli del 2008; nel Centro-Nord mancano ancora 2,4 punti percentuali”.

Si riallarga poi “il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord, nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%: ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni”. La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 “riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000)”, viene sottolineato.

Infine, la “trappola demografica”: dall’inizio del nuovo secolo “hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati”. In Italia nel 2018 si è raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, si ricorda, sottolineando che al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno del 2017. La novità, spiega, è “che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”. Senza un’inversione di tendenza “nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”. Avverte, poi, il direttore Luca Bianchi. Uno scenario questo definito “insostenibile”, viste anche le conseguenze economiche: tra meno di cinquant’anni “con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”. Per Svimez “le possibilità di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile”.

L’impatto “nullo” del reddito di cittadinanza

La misura bandiera del Movimento 5 stelle è utile, per Svimez. Ma “la povertà non si combatte solo con un contributo monetario: occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”, spiega l’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno. “Peraltro – sottolinea – l’impatto del Reddito sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.

Nel Rapporto si ricorda che da “diversi anni la Svimez ha proposto l’introduzione anche nel nostro Paese di una politica universale di contrasto al disagio e all’esclusione sociale, per questo va accolta con favore la scelta del Primo Governo Conte di porre al centro della manovra di bilancio 2019 una misura di contrasto alla povertà, il Reddito di Cittadinanza”. Anche se la Svimez sottolinea “che la povertà non si combatte solo con un contributo monetario e che identificare la misura come una politica per il Mezzogiorno è scorretto perché si basa sulla dannosa semplificazione che vorrebbe dividere il Paese nei due blocchi contrapposti e indipendenti di un Nord-produttivo e un Sud-assistito”. Il Reddito di cittadinanza, si sostiene, “è una misura ‘nazionale’ di contrasto alla povertà, le politiche per il Mezzogiorno, soprattutto dopo la crisi, dovrebbero passare attraverso una ridefinizione delle politiche di welfare e sul tema dei ‘diritti di cittadinanza’”.

Critiche che arrivano proprio in presenza del Premier. Che sul tema ha risposto che il Reddito di cittadinanza “non va valutato in un lasso temporale così breve. Direi che va valutato in un periodo molto più lungo”. Per Conte “sicuramente” il Reddito “va implementato nella fase attuativa. E quindi è importante lavorare su quelli che sono i capitoli più complessi di questa riforma, dal punto di vista strutturale e burocratico: formazione e occupazione. Dobbiamo lavorare tanto su questo versante e la ministra Catalfo ci sta lavorando”.

“Il tessuto sociale ed economico del nostro Sud sta soffrendo da diversi lustri, e registro con grande preoccupazione la crisi demografica con un crollo senza precedenti del tasso di natalità e crescente emigrazione verso nord e estero”, ha aggiunto Conte alla presentazione del Rapporto Svimez, sottolineando che “molto resta da fare per assicurare adeguate prospettive occupazionali”.

Conte, che è il primo presidente del Consiglio a partecipare alla presentazione del Rapporto Svimez, sottolinea che “la crisi dell’occupazione nell’ultimo decennio ha assunto il carattere di un’emergenza nazionale. Molto resta da fare per offrire adeguate prospettive occupazionali”. “Il Piano per il Sud sarà varato a fine anno. Un riequilibrio della spesa ordinaria degli investimenti è il primo obiettivo. Dobbiamo affermare un principio di giustizia, sanando un vulnus che ha accresciuto le disuguaglianze attuali”.

Infine, il capitolo banche del Sud: “Confidiamo che il mercato trovi da solo forme adeguate per favorire il sistema creditizio del Sud. Per quanto di competenza del Governo, molto sommessamente e molto attentamente, stiamo seguendo questo capitolo che riteniamo molto importante: faremo tutto quello che é nelle nostre possibilità perché si rafforzi il sistema creditizio nel Meridione”.

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