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Tim, Inwit conferma la fusione torri con Vodafone: “entro metà 2020”

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Di Sara Bonifazio – Inwit, la controllata di Tim, apre la settimana dei conti per il gruppo e fa il punto sulla maxi fusione delle torri italiane insieme a Vodafone. L’ad Giovanni Ferigo conferma la tempistica dell’operazione con il closing nella prima metà del 2020. “Non vedo motivi per non confermare le aspettative” ha detto in conference call presentando i 9 mesi dopo aver ricordato che è stato prorogato dal 31 ottobre al 30 novembre 2019 il termine per acquisire la valutazione della Commissione Europea riguardo alla natura non concentrativa dell’operazione.

“Si tratta di mettere a punto alcuni dettagli – risponde il manager – non è stato respinto (il dossier, ndr) ma stiamo lavorando insieme alla Commissione su ogni chiarimento necessario”. Un cda sarà riunito tra qualche settimana e convocherà l’assemblea entro fine anno. Intanto Vodafone sta organizzando la governance della sua European TowerCo che diventerà operativa, ha annunciato, da maggio 2020 con Vivek Badrinath (Chief Executive di Vodafone ‘rest of world operations’) alla guida dal 1 aprile 2020.

Inwit ha confermato il trend di progressivo aumento del fatturato e della redditività delle proprie infrastrutture con un utile netto di 108,4 milioni (+2,5%) e ricavi per 292,1 milioni (+2,9%). Per il 2019 conferma le attese di “un’ulteriore crescita del business tradizionale ed una forte accelerazione nei nuovi business”. In Brasile invece la pubblicazione della trimestrale sta avvenendo in queste ore. Secondo le stime degli analisti il periodo dovrebbe chiudersi con ricavi a 4,341 miliardi di real, pari a circa 980 milioni di euro (+2,3%) e con un utile netto di 585 milioni (-56,1%).

Il calendario prevede poi la riunione del cda di Tim (il primo per il neo presidente Salvatore Rossi) giovedì 7 novembre e la presentazione alla comunità finanziaria il giorno dopo. Sul tavolo l’ad Luigi Gubitosi porterà anche la decisione sul partner per il credito al consumo. Tim, che ha lavorato come promesso sulla riduzione del debito, dovrebbe annunciare una nuova sforbiciata a 24,523 miliardi, quasi un miliardo meno rispetto ai livelli di fine 2018 (si attestava a 25,27 miliardi). Per tornare alla tripla B e all’investment grade, ha recentemente ricordato S&P serve un livello “sostenibile” di leva finanziaria ‘adjusted’ “confortevolmente al di sotto delle 3,5 volte”. Il consensus stima inoltre ricavi nel terzo trimestre in calo del 3,2% a 4,5 miliardi, un ebitda organic di 1,97 miliardi (-4,6%).

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