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Tim-Open Fiber, la rete unica riaccende il mercato

tim open fiber

Di Sara Bonifazio – Tim, e i suoi advisor, aspettano entro oggi le offerte per l’acquisizione congiunta di Open Fiber. Veder stringere sull’operazione ha riacceso l’interesse del mercato ma anche della politica, e in una girandola di rumors il titolo in Borsa è finito sull’altalena. Asati, l’associazione dei piccoli azionisti, chiede che Consob vigili e ribadisce “la centralità del controllo della rete da parte di Tim” dopo che il tema dello scorporo è stato rispolverato in audizione alla Camera dal presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani. Intanto gli analisti tornano a coprire (e scoprire) Tim.

Arete assegna un target price di 1,01 euro sottolineando il potenziale che deriverebbe dalla creazione di valore con una fusione della rete in fibra” sottolineano. “Le attività proprie di Open Fiber e TIM generano circa 6,7 miliardi di sinergie stimate per le parti interessate e probabilmente riceveranno un valore premium dai fondi infrastrutturali” scrivono in un report che prevede si riesca a chiudere nella prima metà del 2020. “L’entità risultante dalla fusione può attirare molto interesse da parte di investitori infrastrutturali e fondi private equity. Gli sforzi congiunti nello sviluppo delle fibre (pubblici e privati) potrebbero accelerare il processo (e far risparmiare), una buona notizia per TI e Open Fiber, così come per il Paese” commentano gli analisti di Mediobanca che hanno come target price 0,76 euro.

Vitale e Rotschild avrebbero inviato il dossier a una dozzina di fondi infrastrutturali: tra i nomi circolati Ardian, Macquarie, Brooksfield e Antin, fondi sovrani come quelli di Abu Dhabi e Singapore e China investment corp, ma anche fondi pensione come Psp e The Canada pension plan investment board. Il campione italiano sarebbe F2i. Sono stati invitati a presentare un offerta per il 100% di Open Fiber e per la rete secondaria in fibra di Tim, ovvero quella che collega i cabinet alle case, stimandone il valore rispettivamente intorno a 3 e 1 miliardo di euro.

Cdp, che ha il 50% di Open Fiber, potrebbe utilizzare parte del ricavato per salire al 12% di Tim, e reinvestire nella nuova Open Fiber. A valle dell’ingresso dei fondi, Open Fiber si integrerebbe con Flash Fiber, la jv fra Tim e Fastweb attiva nel cablaggio in fibra ottica. E poi potrebbero essere divise in due newco, una che avrà in pancia le aree bianche e una con quelle grigie e nere. Nello strutturare l’operazione Tim, Cdp ed Enel dovranno anche tener conto delle osservazioni della Ue che, a fine ottobre, ha inviato una lettera al Governo per avere chiarimenti sulla modifica portata all’articolo 50 ter del codice delle Comunicazioni elettroniche, il decreto che ha aperto la strada alla rete unica. Lo ha annunciato Roberto Viola, direttore generale Dg Connect. La Ue vuole sapere l’operatore non verticalmente integrato cui conferire le reti Tlc sia coerente con il profilo dell’operatore wholesale only previsto dal nuovo Codice delle Comunicazioni Europeo e cosa prevedrebbe il modello RAB applicato alle tlc.

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