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Eni, pronti a cambiare il modello di business

Nel suo piano strategico al 2050 Eni cambia modello di business e punta sul green. Contribuire attivamente al raggiungimento di tutti i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile diventa una delle colonne portanti “su cui si fonda la mission Eni”. Il gruppo prevede che produzione gas al 2050 costituirà circa l’85% della produzione totale. Mentre rimanendo sul breve termine, “Eni conferma la politica di remunerazione degli azionisti e per il 2020 prevede un dividendo pari a 0,89 Euro per azione in crescita del 3,5% e una manovra di buyback di euro400 milioni”. E nel piano di investimenti 2020-2023 l’azienda stima “una generazione di cassa in forte crescita”.

Per la trasformazione delineata nel nuovo piano a medio e lungo termine, “dobbiamo creare una organizzazione su misura, in grado di adattarsi” alle sfide della decarbonizzazione, sottolinea in conferenza stampa l’Ad di Eni Claudio Descalzi, aggiungendo che lo schema della nuova struttura “sarà presentata al Cda prima di fine anno” per essere quindi illustrata pubblicamente.

Nella presentazione del Piano il gruppo spiega come siano “già stati modificati i sistemi di misurazione delle performance per il lungo termine, introducendo un nuovo obiettivo su tematiche ESG, i cui risultati finali determineranno per un 35% il valore degli incentivi”. Con il nuovo piano a medio e lungo termine in Eni “stiamo riducendo i rischi e al tempo stesso aumentando il ritorno sul capitale”, sottolinea Descalzi, per il quale “la forza di questo piano è che sfrutta tutte le opportunità di tutti i nostri business”, esalta “la catena di valore” e anche “con la ‘carbon tax’ ci sarà più resilienza e meno costi”. Davanti a noi – ha concluso – “vediamo una ‘nuova’ Eni”.

I risultati 2019

Eni ha chiuso il 2019 con un utile netto adjusted a 2,87 mld di euro pari a un calo del 37% sull’esercizio precedente (era di 4,58 mld). Per l’utile netto il calo è del 96% a 148 mln (rettificato – 37% a 2,876 mld). Per il flusso di cassa netto da attività operativa il calo è del 9% a 12,39 mld. Livelli record invece per la produzione di idrocarburi salita dell’1% a 1,87 milioni di barili al giorno.

Nel quarto trimestre l’utile netto rettificato è sceso del 62% a 546 mln mentre quello operativo è calato del 40% a 1,8 mld, con un perdita netta di 1,89 mld (contro un attivo di 399 mln nel 2018. Quanto alla produzione è salita del 3% a 1,92 mln di barili al giorno.

“Nel 2019 abbiamo conseguito risultati eccellenti, nonostante lo scenario decisamente negativo, caratterizzato da discontinuità geopolitiche e da uno scenario prezzi certamente meno favorevole rispetto al 2018. Questo grazie alla strategia perseguita negli ultimi anni che ci ha consentito di crescere e di rafforzare la nostra resilienza. In particolare nel business Upstream abbiamo raggiunto la produzione record di 1,87 milioni di barili giorno e conseguito il rimpiazzo del 117% delle riserve prodotte”, sottolinea Descalzi commentando i risultati approvati dal Cda. “Eni – aggiunge – oggi è un’azienda in netta crescita e molto solida dal punto di vista finanziario: la generazione di cassa operativa pari a 12,1mld, in crescita a parità di scenario, è risultata superiore per 1 mld alla spesa per investimenti di 7,7 mld e alla crescente remunerazione degli azionisti, che compreso il buy back, è stata di 3,4 mld”. “Sulla base di questi risultati – conclude Descalzi – il Consiglio di Amministrazione odierno ha approvato la proposta di distribuzione di un dividendo pari a 0,86 euro per azione di cui 0,43 già distribuiti a settembre”.

Nel 2019 Eni ha registrato investimenti netti per 7,73 mld nell’esercizio al netto dell’acquisizione del 20% di Adnoc Refining e di riserve per l’ammontare complessivo di 3,3 mld. L’indebitamento finanziario nettosi attesta a 11,5 mld, +38% rispetto al 31 dicembre 2018 in relazione principalmente all’acquisizione del 20% di Adnoc Refining (+2,9 mld). La remunerazione degli azionisti è stata di 3,4 mld sotto forma di dividendi e riacquisto azioni proprie.

Il Consiglio di Amministrazione di Eni ha deliberato di sottoporre all’Assemblea degli azionisti del 13 maggio 2020 la proposta di autorizzazione all’acquisto di azioni proprie per un periodo di 18 mesi con l’acquisto di azioni proprie per un esborso massimo di 1.200 mln di euro e per un massimo pari al 5% delle azioni ordinarie ad esito dell’annullamento delle azioni proprie acquistate nel 2019 (annullamento sottoposto all’approvazione della medesima Assemblea, convocata in sede straordinaria).

Il rinnovo dell’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie – si legge in una nota – “è funzionale alla prosecuzione del programma di buyback prevista nell’ambito del Piano Strategico, per un ammontare di 400 milioni di euro nel 2020”. La prosecuzione del piano di buyback “è finalizzata ad offrire alla Società un’opzione flessibile per riconoscere agli azionisti ulteriore remunerazione rispetto alla distribuzione di dividendi, coerentemente con l’impegno di Eni per una politica di remunerazione progressiva legata alla crescita attesa degli utili e in linea con le politiche adottate dalle maggiori società petrolifere”.

Il piano di azione 2020-2023

Il piano di investimenti 2020-2023 appena presentato da Eni è “focalizzato su progetti ad alto valore e rapido ritorno, prevede investimenti di circa euro32 mld al 2023 ed è caratterizzato da un elevato livello di flessibilità con circa il 60% di investimenti non ancora contrattualizzati nel 2022-23. Il piano di investimenti per l’upstream, che rappresenta il 74% del totale, è ben diversificato in termini geografici grazie agli sviluppi in Medio Oriente, Africa, Norvegia e Messico”. Lo sottolinea il gruppo definendo “il programma di investimenti di Eni di alto valore e resiliente anche in uno scenario sfidante”.

Eni prevede che complessivamente il free cash flow cumulato nell’orizzonte sarà pari a 23 mld di euro. Il gruppo sottolinea come “assumendo uno scenario costante (Brent a 60 dollari al barile e gas all’hub italiano a 150 euro/kmc), si “prevede una generazione di cassa in forte crescita per i prossimi quattro anni. In particolare, al 2023, il flusso di cassa operativo crescerà rispetto al 2019 di oltre 3 mld grazie al solido contributo di tutti i business”. Inoltre, è previsto un miglioramento della neutralità di cassa (cash neutrality) post dividendo al 2023 a 45 dollari barile, in riduzione di oltre 10 dollari al barile rispetto all’attuale. Mentre, “per alimentare il processo di decarbonizzazione della società”, prevede investimenti in fonti rinnovabili, di efficienza energetica, economia circolare e abbattimento del flaring di 4 miliardi di euro, con un incremento del 33% rispetto al precedente piano.

Sul fronte della raffinazione, il nuovo Piano Eni al 2023 prevede la graduale conversione dei siti italiani ricorrendo a nuove tecnologie per la produzione di prodotti decarbonizzati da riciclo di materiali di scarto e un incremento della capacità della raffinazione ”bio” a 5 milioni di tonnellate, palm oil free a partire dal 2023, 7 anni prima del limite previsto dalla regolamentazione europea. Eni stima di mantenere nel lungo termine la sola raffineria tradizionale di Ruwais negli Emirati Arabi Uniti “grazie alla posizione geografica ottimale e all’efficienza degli impianti”.

Sul fronte retail invece il gruppo prevede l’evoluzione graduale del mix di prodotti venduti raggiungendo al 2050 il 100% della vendita di prodotti decarbonizzati, con un incremento dell’offerta di servizi accessori per migliorare i margini e fidelizzare i clienti.

Il piano strategico di lungo termine al 2050

Una crescita della produzione upstream a un tasso annuo del 3,5% fino al 2025, con un successivo flessibile declino principalmente nella componente olio. Mentre la produzione gas al 2050 costituirà circa l’85% della produzione totale. Questi alcuni dei punti chiave del piano strategico a lungo termine che prevede, inoltre, una “resilienza e flessibilità delle riserve 3P”, con un breakeven medio di 20 dollari al barile e un incasso del 94% del loro valore entro il 2035 (assumendo un prezzo Brent costante a 50 dollari al barile). Il gruppo annuncia “flessibilità nel modulare investimenti futuri di esplorazione e sviluppo in funzione dell’evoluzione del mercato”.

Fra i target a lungo termine, quello di contribuire agli obiettivi di sviluppo Onu e mantenere remunerazione progressiva degli azionisti. “Dopo una fase di profonda trasformazione, che ha consentito al gruppo di crescere e diversificare il proprio portafoglio, rafforzando al contempo la
struttura finanziaria” Eni si dice “pronta a una nuova fase di evoluzione del proprio modello di business fortemente orientato alla creazione di valore nel lungo termine, che combina la sostenibilità economico finanziaria con quella ambientale”.

Nella presentazione del Piano di lungo termine al 2050 il gruppo spiega come i suoi principi fondanti sono: contribuire attivamente al raggiungimento di tutti i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, “su cui si fonda la mission Eni”; massimizzare l’integrazione del portafoglio lungo tutta la catena del valore, dalla produzione ai clienti finali; garantire una rigorosa disciplina finanziaria nelle politiche di investimento e una solida struttura patrimoniale del gruppo a sostegno della generazione di cassa e mantenere una politica di remunerazione progressiva degli azionisti.

Nella presentazione del Piano il gruppo sottolinea come “questa evoluzione sarà, ancora una volta, realizzata facendo leva su know-how, tecnologie proprietarie, innovazione e sulla flessibilità e resilienza degli asset della società, che consentiranno di cogliere nuove opportunità di sviluppo ed efficienza, oltre che di migliorare ulteriormente la sicurezza sul lavoro”.

Nel quadro dell’evoluzione del portafoglio di business Eni stima un impatto significativo sulla riduzione dell’impronta carbonica” con obiettivi al 2050 come la riduzione dell’80% delle emissioni nette riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti e del 55% dell’intensità emissiva rispetto al 2018. Nel Piano di lungo termine il gruppo conferma ed estende gli obiettivi intermedi di decarbonizzazione come net-zero carbon footprint al 2030 per le emissioni scope 1 e 2 delle attività upstream e net-zero carbon footprint per le emissioni scope 1e 2 di tutte le attività del gruppo al 2040.

Eni ricorda di avere pubblicato oggi su www.eni.com “i principi con cui definisce il proprio posizionamento sui temi del cambiamento climatico. Tali principi diventano criterio rilevante per definire la propria partecipazione alle varie associazioni”.

La nuova strategia dell’Eni – soprattutto in tema di riduzione dell’impronta carbonica – “sarà riflessa, nei prossimi mesi, in una nuova struttura organizzativa del Gruppo mentre sono già stati modificati i sistemi di misurazione delle performance per il lungo termine, introducendo un nuovo obiettivo su tematiche ESG, i cui risultati finali determineranno per un 35% il valore degli incentivi”. Lo scrive il gruppo presentando il piano di lungo termine al 2050.

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