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Coronavirus, ferme tutte le imprese non essenziali

L’emergenza Coronavirus ferma anche quasi tutte le imprese. Escluse quelle che operano in settori essenziali, a partire da quello alimentare, con supermercati aperti senza limiti di orario, e quello sanitario, con le farmacie. Restano aperti anche i tabaccai e le edicole, saranno garantiti i servizi bancari e postali. Il premier Giuseppe Conte annuncia in diretta Facebook una ulteriore stretta alle misure che da tredici giorni limitano drasticamente gli spostamenti e la vita quotidiana degli italiani.

Una decisione dettata dall’ennesimo peggioramento dei dati, su nuovi contagi e morti, aggiornato quotidianamente dalla Protezione civile. Arriva dopo un confronto con le organizzazioni delle imprese e dei sindacati che, come le istituzioni locali delle zone più colpite e le forze di opposizione, hanno sollecitato la chiusura totale delle attività produttive.

La priorità assoluta resta il contenimento dell’epidemia, per salvare più vite umane possibile. Allo stesso tempo, è chiaro che più le misure si fanno stringenti più le conseguenze sul piano economico si fanno pesanti.

Nelle parole di Conte c’è tutta la gravità del momento. “Continuate a rispettare le regole con pazienza. Non abbiamo alternative, dobbiamo resistere”, dice rivolgendosi agli italiani, sottolineando che quella che stiamo vivendo “è la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo dopoguerra”.

Il piano umano, con “la morte che è ogni giorno un dolore che si rinnova”, si lega al piano delle decisioni politiche. “L’emergenza sanitaria si sta tramutando in piena emergenza economica”, scandisce il premier, assicurando che “lo Stato c’è” e che saranno messe in campo tutte le misure che servono “per rialzare la testa quanto prima”.

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