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mario draghi bce

Le parole di Mario Draghi al Financial Times hanno lasciato il segno. Nella sostanza, perché aprono la strada all’unica opzione possibile per affrontare la catastrofe economica che nasce dall’emergenza Coronavirus, e nel dibattito politico, perché sono state subito lette, interpretate, e anche strumentalizzate, secondo convenienza. L’ex presidente della Bce è una risorsa per la comunità internazionale e, a maggior ragione, per l’Italia. Ha la competenza tecnica e la personalità per esprimere una leadership forte, indiscutibile. Potrebbe fare il premier, potrebbe fare il ministro dell’Economia, potrebbe fare il Capo dello Stato. Sono in molti a pensarlo, a scriverlo, a dirlo, da prima che lasciasse il suo incarico alla guida della Bce.

Oggi, però, c’è un’emergenza, sanitaria, sociale ed economica, che richiede soprattutto realismo e senso della misura. C’è un governo che sta commettendo errori ma che sta gestendo la crisi peggiore che il Mondo abbia visto dalla Seconda guerra mondiale. Gli errori vanno denunciati, evidenziati, e politicamente considerati. Un’altra cosa è però lavorare, ora, per aprire una crisi di governo e mettere in discussione la legittimità di un esecutivo che, fino a prova contraria, ha il sostegno della maggioranza in Parlamento. Peggio ancora se, per farlo, si usa l’immagine e il nome di Draghi. E se, come sta avvenendo nei corridoi della politica, si vuole accostare l’intervento dell’ex presidente della Bce a una trama di Palazzo. Arrivando a sostenere, come fa qualcuno, che l’intervento sia la prima mossa di un piano. Verrebbe da dire, con un’espressione ruvida: giù le mani da Draghi.

Non possono che essere catalogate almeno come ambigue le parole del leader della Lega Matteo Salvini, nell’aula di Palazzo Madama: “Grazie Draghi per le sue parole: è caduto il mito del non si può fare debito. Si può fare. Benvenuto, ci serve l’aiuto di tutti, anche del suo. Sono contento di quello che potrà nascere da questa intervista”. Così come hanno un peso specifico consistente le frasi di Matteo Renzi: “La lettera di Draghi al Ft andrebbe letta e imparata a memoria da molti politici”, ha detto a Circo Massimo su Radio Capital, aggiungendo: “Le idee di Draghi sono giuste. Draghi dice cose sacrosante, vanno ascoltate”.

Bene, ascoltare Draghi è una cosa, usarlo come un’arma contro il governo è un’altra. È soprattutto una questione di priorità. Perché c’è un tempo per la contesa politica e uno, straordinario come straordinarie sono le condizioni in cui siamo, in cui serve altro.

L’ipotesi di un governo di unità nazionale è un’opzione possibile, in uno scenario che potrebbe rivelarsi ancora più scuro rispetto a quanto oggi siamo in grado di prevedere. Può essere la soluzione estrema. Ma andrebbe considerata come una carta da giocare per la ricostruzione, non come un’arma di propaganda da utilizzare nel pieno dell’emergenza. Ora, oggi, serve un governo che sbagli il meno possibile e che sia sostenuto dal Parlamento, nel pieno delle sue funzioni.

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