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Coronavirus, Ue al bivio: la trattativa finale

Nessun accordo alla riunione dell’Eurogruppo, tutto rinviato a domani. La trattativa va avanti in un clima difficile. Negoziato, soste tecniche, geometrie di alleanza variabili. La frattura tra Nord rigorista e Sud in difficoltà è difficile da ricomporre. L’Unione europea è a un bivio: da queste ore dipende l’assetto futuro di un Continente e la possibilità di buona parte degli Stati membri di riuscire a limitare i danni della profonda crisi aperta dall’epidemia del Coronavirus. Finora si sono contrapposte soluzioni, strumenti e soprattutto slogan. Mes sì o Mes no; Coronabond sì o no. È evidente che non si possa uscire dal confronto se non con un compromesso. E che il compromesso possibile deve poter contare su due punti fermi: mobilitare la maggior quantità di risorse possibile e ridurre il più possibile le condizioni che si impongono per accedere a queste risorse. Se condividere debito pregresso è un’eresia, trovare un meccanismo per condividere lo sforzo che andrà fatto non è impossibile. Per raggiungere questo obiettivo vanno tolte di mezzo le strumentalizzazioni politiche e le logiche della propaganda. Il tifo pro o contro l’Europa, che srotola lo striscione pro o contro il Mes (o i coronabond), deve uscire dallo stadio. In Italia come in Germania, o in Olanda. Se si riuscirà a fare questo sforzo, sarà possibile iniziare a ricostruire. Altrimenti, imploderebbe l’idea di un’Europa solidale e tutti gli Stati, del Nord o del Sud, si troverebbero in un terreno ignoto.

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