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Coronavirus: l’Europa, il tempo che passa e i proclami

Come era prevedibile, una nuova tappa interlocutoria. La riunione del Consiglio europeo serve a mettere insieme una serie di buoni propositi ma le decisioni vere, a partire dalla consistenza del Recovery Fund e la modalità per finanziarlo, restano tutte da prendere. I toni e i proclami del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sono giustificati dalle necessità di comunicazione. Ma la realtà, purtroppo, è ancora segnata da divergenze e negoziati difficili da condurre. Di concreto c’è l’assunto che il Recovery Fund sia “necessario e urgente” per fronteggiare la crisi innescata dal Coronavirus. Vuol dire tutto e niente. E’ un’affermazione di principio che va interamente riempita di contenuti.

 

Le parole di Conte sono una cornice. “Grandi progressi, impensabili fino a poche settimane fa, all’esito del Consiglio Europeo appena terminato”, ha scritto il presidente del Consiglio su Facebook. “Un lungo percorso, avviato con la nostra iniziativa e con la lettera dei 9 Paesi Membri, oggi segna una tappa importante: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per proteggere le nostre economie e assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno, preservando, per questa via, il mercato unico. La Commissione lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico”, ha aggiunto Conte, in un video quasi ‘motivazionale’.

 

Le parole di Gualtieri, via Twitter, aggiungono poco. “Il Consiglio Europeo riconosce che il Recovery Fund è necessario e urgente e deve avere risorse significative. Un successo per l’Italia e i Paesi che hanno spinto per questa soluzione”.

 

Il successo potrà esserci se e solo se le risorse che servono saranno effettivamente stanziate e se saranno finanziate con bond emessi dalla Commissione Ue, a fronte di un ampliamento significativo del bilancio. E’ un percorso ancora lungo, rispetto al quale, per altro, non c’è alternativa.

 

La meta è ancora lontana. Come certificano le parole chirurgiche che arrivano da Angela Merkel. Tra i leader Ue non c’è accordo su come dovrebbe “essere finanziato il Recovery fund”, se “con sussidi o prestiti”, ha ammesso la cancelliera tedesca in una conferenza stampa a Berlino al termine del vertice. Sintesi ancora più netta dal presidente della Bce, Christine Lagarde: ha avvertito i capi di Stato e di governo dell’Ue che i loro sforzi per rilanciare l’economia davanti alla crisi provocata dalla pandemia potrebbero essere “troppo pochi” e arrivare “troppo tardi”.

 

Questo rischio, al netto dei proclami, è ancora concreto.

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