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Il cammino di Fincantieri verso il ponte di Genova

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Un “ponte-nave”, un “vascello bianco che attraversa la valle”, la “carena di una nave sullo skyline della città”. I termini scelti per descrivere il nuovo viadotto sul Polcevera non sono “navali” per caso. Il progetto di Renzo Piano, dopo quasi due anni, a luglio andrà a sostituire il vecchio ponte Morandi, crollato nell’agosto 2018; una tragedia da 43 vittime. Dall’inizio della costruzione, il nuovo ponte, comunemente visto come simbolo di resilienza e rinascita, è stato fortemente legato all’identità marittima di Genova, anche a livello industriale. A costruirlo infatti sono stati principalmente i cantieri navali di Fincantieri, che ha completato l’opera insieme a Salini Impregilo.

 

 

Il “varo” di oggi è quello dell’ultima campata in acciaio della struttura portante dell’opera, dopo circa un anno di lavori effettivi, che non hanno conosciuto interruzioni neanche per il coronavirus. Davanti al ponte, a celebrare un evento fortemente simbolico per Genova, c’erano anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, il Governatore della Regione Liguria Giovanni Toti e il Sindaco di Genova e Commissario per la ricostruzione Marco Bucci.

 

 

 

Con l’ultima campata in acciaio il viadotto sul Polcevera raggiunge i 1067 metri, la lunghezza dell’intera struttura che si staglia sul panorama della città, lo stesso panorama che il mondo ha visto cambiare così tragicamente e rapidamente nel corso dei mesi.

 

 

Per la costruzione del ponte, sono state utilizzate 17.400 tonnellate d’acciaio, forgiate negli stabilimenti del gruppo leader nella navalmeccanica grazie al lavoro di più di 800 persone in tutta Italia. L’assemblaggio e la saldatura sono state possibili solo con l’impegno di ingegneri e tecnici specializzati della controllata Fincantieri Infrastructure – sino a 350 al giorno nei momenti di picco produttivo. Per completare l’impalcato sono serviti 19 sollevamenti, di cui 3 speciali per le maxi-campate da 100 metri l’una, che ad oltre 40 metri di altezza, hanno scavalcato il torrente Polcevera e la ferrovia. Operazioni che sono durate, nel caso dei sollevamenti speciali, anche 48 ore e che hanno richiesto importanti attività preparatorie con squadre di oltre 50 persone all’opera e l’utilizzo di speciali macchinari come le maxi-gru e gli strand jack, apparecchiature necessarie per issare gli impalcati pesanti sino a 1800 tonnellate.

 

 

Si completa, quindi, con il sollevamento della campata tra le pile p11 e p12 la struttura portante del nuovo viadotto. Un percorso iniziato con il taglio della prima lamiera avvenuto l’11 marzo 2019 allo stabilimento Fincantieri Infrastructure di Valeggio sul Mincio e che dall’innalzamento del primo impalcato il 1 ottobre 2019 ha visto 7 mesi di lavoro ininterrotto per sollevare tutte le campate che compongono il nuovo ponte. Ora la struttura verrà completata con gli ultimi carter, dopodiché avverrà il calaggio sugli appoggi definitivi.

 

 

Il prossimo appuntamento, dopo le attività di rivestimento, sarà quello con le tecnologie sviluppate da Seastema e Cetena – sempre del gruppo Fincantieri: il ponte sarà dotato di speciali sensori che faranno del viadotto di Genova il primo “smart bridge” d’Europa.

 

 

I tempi della costruzione sono record, mai sperimentati prima d’ora, dice Fincantieri, e l’infrastruttura genovese si candida a diventare un punto di riferimento per opere simili. “A marzo dell’anno scorso davamo il via alla produzione di conci nel nostro stabilimento di Valeggio sul Mincio – ricorda Giuseppe Bono, Amministratore Delegato di Fincantieri – e già prevedevamo di poter accelerare sui tempi: il risultato di oggi ci dà ragione. È stata ripagata la fiducia riposta in Fincantieri, che, come promisi, con le sue competenze ha saputo gestire in tempi record un’opera così complessa. Perché quando noi italiani vogliamo, sappiamo rimboccarci le maniche e fare grandi cose. Certo, non avremmo mai pensato che saremmo stati costretti a fronteggiare una pandemia capace di bloccare le attività produttive del nostro Paese e del mondo intero: ai nostri uomini che in questi mesi hanno lavorato senza sosta va ancora una volta il mio ringraziamento”.

 

“Il modello Genova – afferma Bono – lodato e invocato da tanti in questi giorni, è il nostro modello, per il futuro del Paese. Fincantieri continuerà infatti a mettere a disposizione il proprio expertise e le proprie risorse per contribuire, accanto alle Istituzioni, alla creazione di un nuovo modello di sviluppo economico nazionale”.

 

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