Il sistema del fashion si prepara a ripartire. Il presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi, spiega come. La versione completa di questo articolo, a firma di Maria Elena Molteni, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio.
Futuro passato o passato futuro. È un tempo verbale da coniare ex novo quello che adotteremo per i prossimi mesi, anni, probabilmente per sempre. Una coniugazione che semanticamente racconta anche modi e luoghi dell’economia del mondo nuovo. Quello che sarà durante e dopo il Coronavirus. Che si traduce in digitalizzazione spinta (futuro) e contemporaneamente in ritorno al rapporto personale (passato), che supera il cliché del grande evento (presente, o forse meglio passato recente). Così la moda, che si rinnova, facendo di necessità virtù. Tra quanti vedono un simile approdo, il presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi, che a Fortune Italia sottolinea come da una parte la digitalizzazione sarà imprescindibile ma come, dall’altra, “pone dei limiti”. Il ‘sell in’, in particolare, “si caratterizzerà per la forte spinta al digital con investimenti importanti, ma anche per una sorta di superamento dell’idea di un unico spazio di vendita. Si tornerà a fare visita al cliente e ci saranno showroom temporanei in diverse parti del Paese. Quando ho iniziato a lavorare – ricorda – si mettevano le collezioni in auto e si andava dal cliente. Ecco, ci sarà questo mix: una fuga verso il futuro e un ritorno al passato insieme”. Il presente? Impossibile da replicare. E intanto, mentre pian piano si riapre con tutte le precauzioni del caso, si devono inventare nuovi modi per produrre e per vendere: “se ne penseranno tante” dice Marenzi, a partire dalla collezione che per la prossima primavera sarà una sorta di “riassortimento di questa stagione che è andata invenduta”.
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