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Eni ha ottenuto la sua prima licenza per lo stoccaggio di CO2

eni area industriale

L’ Autorità britannica per il petrolio e il gas (Oil and Gas Authority – OGA) ha annunciato di aver assegnato a Eni la licenza per la realizzazione, in Gran Bretagna, di un progetto di cattura e stoccaggio di anidride carbonica. Un processo che è conosciuto anche con la sigla CCS, ovvero Carbon capture and storage, in inglese, che fa riferimento a diverse tecniche e processi che catturano le emissioni di CO2, generalmente da processi industriali. Una volta catturata, la CO2 può essere trasportata anche attraverso gasdotti riqualificati e immagazzinata, per esempio ‘iniettandola’ in siti sotterranei all’interno di formazioni rocciose, che nel caso della Gran Bretagna sono state individuate sotto il Mare d’Irlanda Orientale.

 

La licenza di stoccaggio concessa a Eni nell’ambito del progetto Hynet North West infatti interessa un’area situata nella porzione della Baia di Liverpool proprio nel Mare d’Irlanda Orientale, in cui Eni prevede di riutilizzare i giacimenti esausti di idrocarburi – nello specifico i giacimenti di Hamilton, Nord Hamilton e Lennox – e riconvertire le relative infrastrutture per lo stoccaggio permanente della CO2 catturata nell’Inghilterra nordoccidentale e nel Galles settentrionale.

 

Progetto Hynet North West – Credits https://hynet.co.uk/

 

La notizia è molto importante per il gigante petrolifero italiano, perchè è la prima volta che Eni ottiene una licenza del genere, in assoluto. Ed è una notizia importante anche per l’industria petrolifera e il pianeta, in generale: la cattura del carbonio è stata individuata come una pratica chiave per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che permetteranno di non superare la soglia critica di riscaldamento globale (per il quale le compagnie petrolifere hanno responsabilità pesanti). Ma è anche una pratica che può essere ritenuta al massimo complementare a una generale transizione energetica verso le rinnovabili, una transizione che probabilmente dovrà avere nelle compagnie petrolifere, alle prese con il crollo dei prezzi della loro materia prima, un alleato fondamentale.

 

Il progetto di cui la licenza di Eni fa parte è un buon esempio, se si cerca di capire quanto Carbon Capture e energia pulita possano essere legati in una generale filosofia di ‘integrazione energetica’: Eni collaborerà attivamente con le imprese industriali per la cattura e il trasporto della CO2 dagli stabilimenti esistenti e dai futuri siti di produzione dell’idrogeno. Questo verrà utilizzato come combustibile per il riscaldamento, l’elettricità e i trasporti nell’ambito dell’obiettivo del Regno Unito di ‘zero emissioni’ al 2050. Un progetto che, nelle intenzioni, avrà effetti positivi per le comunità locali attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro e il supporto allo sviluppo economico della regione, oltre naturalmente a tracciare un percorso concreto verso la transizione energetica e la decarbonizzazione delle attività economiche.

 

Lo ha confermato proprio Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, “soddisfatto e orgoglioso” per l’assegnazione della licenza, la prima “di questo genere” per Eni. “Questo è un progetto di vitale importanza per Eni e rappresenta un traguardo fondamentale per gli obiettivi di zero emissioni del Regno Unito, oltre a essere un pilastro essenziale della strategia per la transizione energetica e la decarbonizzazione in cui Eni è fortemente impegnata”.

 

Per Andy Samuel, Amministratore Delegato di OGA, “il lavoro sull’integrazione energetica che abbiamo condotto mostra che la combinazione di vari sistemi energetici, inclusi la cattura di anidride carbonica e la produzione di idrogeno, possono dare un contributo significativo all’obiettivo zero emissioni perseguito dal Regno Unito. HyNet è un esempio entusiasmante di integrazione energetica in atto, che comprende il riutilizzo di infrastrutture esistenti e giacimenti esauriti per lo stoccaggio di notevoli quantità di anidride carbonica, e la generazione di idrogeno per molteplici applicazioni innovative”. L’utilizzo di siti e strutture esistenti è un concetto chiave per il progetto britannico. L’OGA stesso, dice l’Eni, chiede agli operatori petroliferi licenziatari, nel quadro dell’approvazione di cessazione dei piani di produzione, di dimostrare di aver considerato delle opportunità di sviluppo economico, incluso il potenziale del CCS, per ogni infrastruttura.

 

 

Il periodo di licenza è di sei anni, tuttavia la richiesta di autorizzazione alle operazioni di stoccaggio può essere sottoposta in qualsiasi momento del suddetto periodo e verrà sottoposta a opportune perizie e valutazioni. Infatti oltre all’iniziale concessione della licenza, ci sono altri passi da fare per portare a compimento il progetto di cattura. Come fa sapere la stessa Eni, il permesso per attività di sviluppo incluse le perforazioni e test di iniezione richiedono un’ulteriore approvazione da parte di OGA. E alcune attività proposte nell’ambito delle licenze di stoccaggio possono essere sottoposte a valutazioni ambientali specifiche dell’Ente di controllo per l’ambiente e la dismissione del petrolio offshore (Opred) che è parte del Dipartimento per il business, l’energia e la strategia industriale (Beis, che guida le politiche operative sulla cattura del carbonio). Serve poi il contratto di locazione da parte del Crown Estate e del Crown Estate di Scozia (ove applicabile) prima di intraprendere le attività di stoccaggio.

 

Baia di Liverpool, area del progetto Hynet North West – Credits https://hynet.co.uk/
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