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Coronavirus, a cosa serve la piazza dei negazionisti?

Negare, opporsi, contestare. La storia è piena di ragioni del ‘No’ e di esempi di grande dignità nella difesa di posizioni minoritarie. Inutile fare un elenco e colorarlo di una veste politica o sociale. Ma basta pensare alle grandi battaglie per i diritti civili per ricordare quanto la piazza possa essere importante. A maggior ragione quando esprime istanze che vanno contro un’imposizione o una prevaricazione. Oggi, in piena nuova ondata di Coronavirus, in piazza a Roma ci sono i negazionisti. Due manifestazioni, una dell’estrema destra di Forza Nuova e dei Gilet arancioni e una Marcia della liberazione, per dire sostanzialmente la stessa cosa: no alle mascherine, no al distanziamento sociale, no alla dittatura di chi alimenta il terrore per il Coronavirus.

 

Sono ‘no’ che puntano a negare la realtà. Nonostante l’evidenza dei fatti, nonostante i contagi, il virus e tutte le conseguenze sociali, politiche ed economiche che stanno arrivando.

 

Solo folklore, nella versione più superficiale, o solo libera espressione del pensiero, nella versione più indulgente? No, c’è altro. Da due punti di vista diversi. Da una parte, c’è una disperata ricerca di un’identità evidentemente perduta: dire ‘No’, opporsi anche all’evidenza, conferisce comunque un ruolo, una posizione. Dall’altra parte, c’è il rischio di una strumentalizzazione che può assumere un peso più rilevante. Può portare problemi sul piano sanitario, alimentando comportamenti che possono favorire i contagi. Ecco perché dal Viminale e dal Capo della Polizia sono arrivate indicazioni ferme sulla gestione delle manifestazioni di oggi.

 

Poi ci sono gli aspetti legati alle conseguenze sociali e ai possibili legami con gli interessi della malavita organizzata. Nell’ultima relazione al Parlamento del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ci sono nero su bianco le ragioni che suggeriscono un monitoraggio attento di quello che succede in piazza: “una particolare attenzione deve essere rivolta, sul piano sociale, al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. È evidente che le organizzazioni criminali hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale“.

 

La piazza di oggi, marginale nei numeri, può rappresentare una spia da tenere in considerazione. Perché una cosa è la discutibile e caricaturale manifestazione ‘no mask’, altra cosa sarebbe il tentativo organizzato di soffiare sul disagio e la complessità sociale di questa fase per destabilizzare e favorire interessi criminali.

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