Il governo risponde alla tensione che sale per le misure anti Coronavirus con il decreto ristori. Sono stanziati oltre 5 miliardi. Ora dovranno arrivare puntuali i bonifici, promessi per la metà di novembre. In gioco che la credibilità dell’intera classe politica, oltre che dello stesso governo.
Il premier, Giuseppe Conte, racconta di aver firmato il dpcm “solo dopo la certezza che ci fossero gli stanziamenti sufficienti per il ristoro” delle attività colpite dal semi-lockdown, deciso per arginare l’epidemia da Coronavirus. Non ci sarà bisogno di inoltrare domande: “Il contributo a fondo perduto arriverà direttamente sul conto corrente con bonifico dell’Agenzia delle Entrate, confidiamo che già a metà novembre”, dice il premier, chi ha aderito alla precedente distribuzione di fondi per il lockdown di marzo-aprile potrà riceverlo. Le stesse categorie potranno beneficiare di altre misure: credito di imposta per gli affitti comemrciali, esenzione della seconda rata Imu, sospensione dei versamenti dei contributi per novembre, mille euro per i lavoratori dello spettacolo.
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sintetizza: è un provvedimento detato da “rapidità, semplicità ed efficacia”. Il nuovo decreto “mobilita una massa consistente di risorse: 5,4 miliardi in termini di indebitamento netto, 6,2 miliardi in termini di saldo netto da finanziare”, precisa.
Conte, di fronte a numeri sui contagi da Coronavirus che continuano a crescere, ribadisce che le misure servono a evitare di fermare di nuovo completamente il Paese. “Stiamo lavorando per scongiurare un lockdown generalizzato”, mentre “è contemplata” la possibilità di “intervenire a livello locale”.
Parlando invece delle proteste di piazza, il Presidente del Consiglio, separa chi lamenta la propria condizione, perché “non sfuggono i sacrifici e le difficoltà da sostenere”, dalla “deriva violenta” che “tutti gli Italiani perbene non possono condividere”. L’invito è a “non farsi strumentalizzare da chi in modo metodico sta tentando di aizzare le persone perbene a compiere violenze”.
