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2021, serve Informazione di qualità

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L’hanno chiamata infodemia. Letteralmente, un eccesso di informazioni che produce un effetto perverso: fa perdere di valore l’Informazione. Perché crea disorientamento, al punto da rendere irriconoscibili le fonti affidabili. È il prodotto della pandemia, di un anno di Coronavirus che ha rappresentato un terreno di gioco facile per le fake news, per gli improvvisati e per i manipolatori. Ha indubbiamente prodotto un effetto megafono per messaggi distorti, strumentalizzazioni, mistificazioni e notizie false. La piazza aperta dei social network ha fatto da moltiplicatore, mettendo chiunque nella condizione di contribuire a produrre e diffondere informazioni e, soprattutto, disinformazione.

 

Le conseguenze più gravi sono quelle che rendono le notizie false un patrimonio condiviso. È il risultato a cui punta la propaganda negazionista, che si innesca in un filone no vax solo parzialmente indebolito dall’urgenza della situazione. È lo stesso risultato a cui aspirano le campagne di disinformazione politica che mirano a condizionare l’opinione pubblica. Un buon esempio è la narrazione contro l’immigrazione, spesso sostenuta da dati inventati e fatti presunti. Lo scenario si è sicuramente complicato in questo anno complesso.

 

Ci sono però una serie di fattori che vanno comunque presi in considerazione. È indubbiamente cresciuta la domanda di informazioni. Il pericolo e l’urgenza che il Coronavirus ha portato con sè ha indotto molti che avevano smesso di cercare informazioni a farlo, seppure in modo disordinato. La sfida è trasformare la nuova domanda di informazioni in domanda di Informazione.

 

In gioco non c’è solo la sopravvivenza e il futuro dell’Informazione ma anche, e soprattutto, la qualità del dibattito pubblico. C’è una quota di popolazione che si è irrimediabilmente consegnata al bacino delle fake news. Ma c’è anche una quota, potenzialmente molto più ampia, che ha bisogno di essere raggiunta, e convinta, da un’Informazione credibile.

 

La sfida si può vincere solo insistendo sull’unica strada possibile per evidenziare la differenza che c’é tra un prodotto dell’Informazione e le informazioni che circolano senza controllo: l’investimento sulla qualità. Farsi riconoscere come una fonte attendibile, autorevole, è l’unico valore aggiunto che, a prescindere dal mezzo e dallo strumento che si usi (carta, digitale, stampa, tv, video, podcast…), può giustificare un prezzo, un valore riconosciuto dal mercato. E qui è necessario introdurre una breve considerazione sul mercato. L’Informazione va pagata, finanziata, sostenuta economicamente. Altrimenti è impossibile cercare o pretendere qualità. Ci sono tre canali principali per farlo: l’acquisto da parte dei lettori, il finanziamento dei privati (pubblicità, sponsorship, partnership editoriali), il sostegno pubblico. Dalla combinazione di questi tre fattori, dipende in genere il livello di indipendenza delle testate. Servono tutte e tre le voci di finanziamento ma con una condizione imprescindibile, la trasparenza e la correttezza nei rapporti.

 

Per offrire un’informazione di qualità servono poi investimenti consistenti nelle persone, nei giornalisti, e sui progetti. E questo è un passaggio che la lunga crisi dell’editoria ha prima compresso e poi tagliato di netto, riducendo e mortificando la sua principale risorsa, la professionalità.

 

Il 2021 può essere un ‘anno zero’ anche su questo fronte.

 

Perché l’infodemia non si contrasta con meno informazioni ma con più Informazione di qualità.

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