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Governo, il Conte anti sovranista non basta

Una maggioranza contro qualcosa o qualcuno difficilmente è una maggioranza che funziona. Vale sempre e vale a maggior ragione oggi, quando deve sostenere un governo chiamato a fronteggiare un’emergenza senza fine, quella del Coronavirus, e provare a ricostruire un Paese provato e lacerato. La mozione anti sovranista del premier Giuseppe Conte, legittima e anche condivisibile pensando ai danni prodotti e a quelli che può produrre una deriva sovranista, non basta. Non può bastare anche nel caso in cui riesca a catalizzare un numero di voti sufficienti a costituire una maggioranza spendibile in Parlamento.

 

In questa fase serve una maggioranza capace di sostenere le idee che servono per rialzarsi. Poche e chiare per fronteggiare la crisi sanitaria, poche ed efficaci per spendere le risorse del Recovery Fund nell’unica maniera prevista e corretta: riducendo i gap enormi che l’Italia continua a scontare con il resto dell’Europa.

 

Intorno a queste due priorità assolute è ancora possibile costruire una maggioranza politica, che trovi la forza di compattarsi per rendere i due anni che mancano alla fine della Legislatura utili e produttivi. L’alternativa è farne i due anni decisivi per la definitiva implosione del Paese.

 

Come si possono raggiungere questi obiettivi? Mettendo da parte le beghe personali e il tatticismo di giornata e restituendo spazio alla politica. L’obiettivo deve essere trovare quella maggioranza. Sicuramente deve essere una maggioranza anti sovranista ma non è detto che debba essere per forza una maggioranza a sostegno di Giuseppe Conte. Se l’attuale premier è in grado di trovarla, senza compravendita di voti e senza legare il suo operato a una serie di cambiali da pagare, è giusto che vada avanti. Altrimenti, come è sempre stato nella storia della Repubblica, è fisiologico che quella maggioranza provi a trovarla qualcun altro.

 

Uscire da questa crisi con una maggioranza raccogliticcia e ancora più instabile di quella che ha sostenuto il Conte 2 vorrebbe dire consegnarsi a una crisi irreversibile.

 

In gioco non c’è il Conte 2 bis o il Conte ter. Il gioco c’è il futuro di questo Paese che passa per una maggioranza seria, prima ancora che anti sovranista, e per un governo capace. Chiunque sia a guidarlo.

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