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Draghi e un governo a due velocità

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La missione “è mettere in sicurezza l’Italia”. I bisogni del Paese “vengono prima degli interessi di parte”. Le prima parole di Mario Draghi in Consiglio dei ministri, ovviamente riferite, sono quelle di rito. Così come l’invito alla “massima collaborazione” e “all’unità”.

Eppure sono anche indicazioni significative rispetto alle priorità che vuole perseguire e ai rischi che l’ex presidente della Bce vuole prevenire. Prima ancora di entrare nel merito dei contenuti che vorrà portare avanti, anche se l’europeismo, l’impegno per le nuove generazioni e l’ambientalismo sono già tratti ricorrenti delle prime esternazioni raccolte in questi giorni, Draghi deve assicurarsi coesione nella squadra di governo, considerata anche la larga maggioranza che lo sosterrà in Parlamento.

I suoi uomini, quei tecnici che ha voluto con se’ per cogliere le opportunità del Recovery Plan e segnare una netta discontinuità nel passo del governo sui provvedimenti economici, avranno presumibilmente una velocità di marcia e una spinta che la componente politica del governo dovrà assecondare. Allo stesso modo, la gestione dell’emergenza sanitaria, che sembra ancora una volta poter tornare a preoccupare, e l’urgenza di accelerare con la campagna vaccinale impongono decisioni forti e condivise. La velocità dell’azione di governo difficilmente potrà coincidere con la velocità di reazione della politica, almeno della politica per come si è espressa finora. E questo è sicuramente un problema da affrontare.

Anche le scelte sul piano della comunicazione saranno fortemente influenzate dal pragmatismo di Draghi. Parlerà quando ci saranno cose da dire ma metterà anche attenzione e cura nello spiegare le proprie decisioni. Abituato a usare le parole per indirizzare gli umori dei mercati, come faceva a Francoforte nei momenti più difficili della sua esperienza alla guida della Bce, cercherà di privilegiare messaggi chiari, sia quando parlerà ai suoi interlocutori sia quando parlerà al Paese.

In tanti si interrogano su quale possa essere il suo rapporto con la stampa, anche in relazione alla libertà che lascerà ai ministri di esprimersi. Se è prevedibile che le scelte personali siano in linea con le abitudini di riservatezza, e che chiederà discrezione quando sarà necessaria, è altrettanto prevedibile che il premier sia rispettoso del lavoro dei giornalisti e anche dell’autonomia nelle scelte di comunicazione dei suoi ministri. Parlare e spiegare, cercando di evitare di trascinare il governo in polemiche inutili. La richiesta di collaborazione che ha già rivolto oggi può essere letta soprattutto come una richiesta di lealtà.

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