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Matsuyama, l’uomo da 60 milioni di dollari

Hideki Matsuyama è il primo giapponese a vincere un Master di golf. Ora compete per diventare uno degli sportivi più pagati al mondo. Ci riuscirà? Sicuramente sarà protagonista delle Olimpiadi di Tokio.

Domenica ad Augusta, in Georgia (USA), si è fatta la storia, non solo del golf. In un solo colpo, quell’unico colpo di vantaggio che ha permesso a Hideki Matsuyama di vincere il torneo battendo il fenomeno rookie Will Zalatoris, si sono concentrati l’orgoglio di un Paese in eterna ricerca di riscatto e le sue esigenze diplomatiche, l’interesse degli esperti di marketing e comunicazione di mezzo mondo e quello degli appassionati, più o meno illustri, di questo sport. Tutto questo nell’anno delle Olimpiadi di Tokio, in piena epoca Covid-19.

The Masters è uno dei quattro tornei Major, i più importanti della stagione del golf professionistico maschile. Unico tra questi che si disputa fin dalla prima edizione (1934) sullo stesso campo, quello dell’Augusta National Golf Club, uno dei circoli più esclusivi al mondo. In tempo di social network, la foto di Matsuyama con la giacca verde del Master ha presto fatto il giro del pianeta.

‘Hana wa sakuragi, hito wa Matsuyama’. Così recita un meme che circola dopo la vittoria, la prima in un torneo di questo livello di un golfista giapponese. ‘Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini Matsuyama’ claim molto efficace per esprimere i sentimenti di un Paese che sembra aver scoperto nello sport la nuova via del samurai.

Sono passati poco più di cinquant’anni da quel 25 novembre del 1970 in cui Yukio Mishima – al secolo Kimitake Hiraoka, tre volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura – muore suicida in diretta televisiva dopo aver portato a termine l’ultimo romanzo della tetralogia ‘Il mare della fertilità’, capolavoro e testamento di uno dei pochi autori giapponesi capace di riscuotere grande successo anche all’estero. Una morte ‘spettacolare’, nelle intenzioni dell’autore un gesto teso a provocare una reazione in un Paese ancora sotto shock per la sconfitta della Seconda guerra mondiale. Un ‘patriottismo’ – come ha scritto correttamente la Yourcenar – troppo complesso per essere giudicato in un’ottica ‘occidentale’. Patriottismo che, nel Giappone contemporaneo, si traduce in una mitizzazione dei campioni dello sport (e in sponsorizzazioni faraoniche per questi ultimi).

“Abbiamo sempre sognato di vincere il Masters”, ha commentato Andy Yamanaka, segretario generale della Japan Golf Association. “È un momento molto commovente per tutti noi. Penso che molte persone abbiano pianto alla notizia”.

Yoshihide Suga, primo ministro giapponese, ha subito elogiato la performance di Matsuyama: “ha dato coraggio e commosso profondamente le persone in tutto il Giappone”. è il pianto liberatorio di una nazione (insulare) condizionata da un ingiustificato complesso di inferiorità
– anche se è la terza economia più grande del mondo – in cui il successo nello sport è considerato un indicatore molto seguito dello stato di salute del Paese, con gli Stati Uniti e l’Europa lo standard con cui misura se stesso.

Ora tutti sperano in un bis con l’oro olimpico di questa specialità. I notiziari nazionali si sono affrettati a candidare Matsuyama a ultimo tedoforo, a lui andrebbe l’onore, quindi, di dare fuoco al tripode olimpico nella cerimonia di apertura dei Giochi di luglio. Che vinca o meno, la sua visibilità all’evento sarà straordinaria. Se dovesse vincere…

Di riflesso, gli atleti che rappresentano il Giappone a livello mondiale sono spesso gravati da aspettative e pressioni fortissime che vanno ben oltre il campo di gara.

Hideki Matsuyama non è mai stato un amante dei riflettori. Personaggio schivo, anche quando diviene il giocatore di golf maschile di maggior successo del Giappone (nel 2017 è numero 2 della classifica mondiale), fa del suo meglio per tenersi ai margini dell’agone mediatico. Un’etica del lavoro (tipicamente giapponese) che spesso lo porta a preferire lunghe ore di allenamento ad apparizioni televisive. Ma, con la sua vittoria di domenica, tutto ciò non potrà più essere.

Il Giappone è una nazione di appassionati che vanta uno dei maggiori numeri di campi da golf al mondo, secondo solo agli USA. Il gioco è una presenza costante e le alte reti verdi dei campi pratica scandiscono il ritmo del paesaggio di ogni sobborgo. Dal 2019, il PGA Tour ha anche inserito in calendario il suo primo torneo ufficiale in Giappone.
Hideki è introdotto a questo sport all’età di 4 anni dal padre, un ex-giocatore di golf dilettante che ora gestisce uno di questi campi pratica nell’omonima Matsuyama (’Montagna del pino’), capoluogo della prefettura di Ehime.
Ora è ufficialmente un eroe nazionale. La sua vittoria è il coronamento del sogno di un Paese intero e sarà celebrata per lungo tempo, con l’adorazione (e l’attenzione mediatica) che ne conseguono.

I media nipponici ‘coprono’ le gesta degli atleti connazionali all’estero con un’intensità senza eguali che alcuni di loro faticano a sopportare. In Italia molti ricordano il clamore (quasi folkloristico) che segue l’arrivo in serie A del ‘mitico’ Nakata nel Perugia dell’istrionico Gaucci. Le migliaia di tifosi giapponesi al seguito. È il lontano 1998 e Hidetoshi segna una doppietta all’esordio (con la Juventus); tre anni dopo è determinante per lo scudetto della Roma nella partita di ritorno, sempre contro la Juve. Entrato in sostituzione del Capitano sullo 0-2, segna e fa segnare Montella per un preziosissimo pareggio.

Con lo sbarco di Ichiro Suzuki nella Major League di Baseball, alcune testate giornalistiche giapponesi aprono negli USA uffici dedicati esclusivamente a seguirlo. Stessa sorte per Shohei Otani, dal 2018 battitore dei Los Angeles Angels. Poi il tennis con l’ottimo Nishikori e le vittorie Slam di Naomi Osaka.

Il golf non fa certamente eccezione. Nel 2017, quando Donald Trump – la cui passione per questo sport è universalmente conosciuta – si reca in visita ufficiale in Giappone, il primo ministro dell’epoca, Shinzo Abe, ‘recluta’ Matsuyama con compiti diplomatici organizzandogli una partita con il presidente statunitense. Corsi e ricorsi storici, Matsuyama vince a pochi giorni della visita di Suga alla Casa Bianca, primo leader ricevuto dal presidente Biden impegnato a lanciare un segnale importante contro le politiche assertive della Cina. Tutto questo mentre è forte e generalizzata la diffidenza del Paese verso le popolazioni asiatiche considerate colpevoli della pandemia. Molti, non solo in Giappone, hanno scritto a sperato che la vittoria al Master contribuisca a dare nuovo smalto all’immagine del Paese negli Stati Uniti d’America e nel mondo.

Il risultato storico di domenica catapulta Matsuyama, a ventinove anni, nell’olimpo delle sponsorizzazioni. A Lexus, Nomura, Oakley e Srixon – sponsor ‘storici’ del golfista giapponese – moltissimi si aggiungeranno. È oggi lui il testimonial ideale di tutte le grandi aziende, specialmente di quelle con importanti relazioni commerciali con il Giappone, con le quali, data la longevità agonistica dei campioni del golf, sono possibili contratti a lungo termine.

Senza scomodare il fenomeno Tiger Woods (che, tra l’altro, ha da poco dichiarato di voler continuare l’attività agonistica fino a cinquant’anni e che lo scorso anno, pur avendo giocato e vinto pochissimo, è stato accreditato di una raccolta di sponsorizzazione superiore ai 50Mln di dollari), nel golf, a differenza della maggior parte degli altri sport, è anche il Tour senior a consentire ai giocatori di rimanere direttamente visibili fino età significative. E le più grandi star – si pensi ad Arnold Palmer, Jack Nicklaus e Gary Player – sono così riuscite a raccogliere sponsorizzazioni importanti per diversi decenni.
Anche se apparentemente non carismatico, Matsuyama ha tutte le caratteristiche per diventare un campione assoluto anche nella raccolta di sponsorizzazioni: è un campione in uno sport seguitissimo; è il primo (giapponese) ad aver ottenuto un risultato di questo livello il che permette di mandare un messaggio chiaro e irripetibile e di raccontare una storia appassionante; esprime valori importanti (sicurezza, affidabilità, dedizione al lavoro, familiarità); è il simbolo di un grande Paese economicamente rilevante; è un modello per i giovani. Può anche dare garanzie di continuità. La sua vittoria, infatti, è considerata dagli esperti il coronamento di un percorso di crescita di una carriera entrata ora nel vivo. Non si deve temere l’effetto ‘meteora’ del coreano YE Yang, primo asiatico ad aggiudicarsi un major di golf e vincitore del PGA Championship del 2009, incapace poi di ripetersi.

Le star dello sport giapponese: Ichiro Suzuki, Naomi Osaka, Hideki Matsuyama, Kei Nishikori

Il tennista Nishikori, pur non avendo vinto nessun titolo lo scorso anno (12 tornei vinti in carriera, nessun 1000 e una sola finale Slam, agli US Open del 2014, persa malamente contro Marin Čilić) grazie alla grandissima popolarità che ha nel suo Paese di origine nel 2020 ha superato i 30Mln di sponsorizzazioni raggiungendo l’ambitissimo podio della classifica dei tennisti più pagati al mondo, dietro solo a Djoković e Federer, un terzo degli introiti multimilionari del campione svizzero gli derivano da uno sponsor giapponese (Uniqlo). Naomi Osaka, 4 Slam in carriera, l’anno scorso è risultata la tennista più pagata al mondo. Con oltre 37Mln di dollari ha anche superato Serena Williams in questa speciale classifica.

Leggi anche: Tennis e marketing sportivo: ’Ritorno al Futuro’

Usando questi dati come benchmark è facile accreditare Hideki Matsuyama della potenzialità di una raccolta di 60Mln di dollari all’anno arrivando, in carriera, a superare il miliardo. Chapeau!

 

 

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