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Rai, se la riforma della governace non è la panacea del vero male

Il Senato ha deciso e tra due settimane, in commissione Lavori pubblici e comunicazione, si aprirà la discussione sui disegni di legge per la riforma della governance della Rai. Un tema che sembra diventato quanto mai urgente dopo le polemiche che hanno coinvolto Fedez e viale Mazzini per il Primo maggio e che hanno provocato la solita, un po’ ipocrita, levata di scudi sulla necessità di “togliere le mani dei partiti” dalla Tv di Stato. Quante volte avete sentito questa frase? Risposta facile: tante.

Perché la verità è che la malattia è ben nota a tutti ma ogni volta la medicina che viene proposta è una panacea più utile a chi la somministra (la stessa politica di cui sopra) che al malato. Per certi versi è la stessa triste sorte che, nel nostro Paese, tocca alla legge elettorale di turno. Ossia, si cerca una soluzione non di sistema, non in grado di superare lo spazio e il tempo a prescindere dalle convenienze del momento, ma più che altro in grado di soddisfare la maggioranza di turno. Ed è semplicistico sostenere che il meccanismo di voto deve adattarsi alla realtà politica che evolve: perché, per esempio, negli altri Paesi la legge base del funzionamento democratico non viene cambiata con la stessa velocità di un vestito vecchio come accade da noi?

Tornando alla riforma della Rai, dunque, si ha precisamente la sensazione che una legge approvata dal Parlamento appena sei anni fa, sia già vecchia. Non è bastato cambiare la composizione del Cda, né sostituire la figura del direttore generale con quella dell’amministratore delegato per spazzare via problemi che, evidentemente, sono della politica ancora prima che della Rai.

Non c’è ovviamente dubbio che anche la tv di Stato debba cambiare per essere in grado di competere con le tante piattaforme disponibili per l’utente e per avere qualche chance di intercettare un pubblico giovanile. Ed è per questo che qualsiasi ipotesi di riforma che si limiti alla sola governance non potrà essere comunque la medicina giusta a guarire la malattia.

Per il momento si attende il rinnovo dell’attuale consiglio di amministrazione con le regole vigenti. Resta da capire non soltanto in che modo il premier Mario Draghi giocherà questa partita ma anche che ruolo vorrà avere nella riforma che disegnerà la Rai che verrà.

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