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Facebook nei guai, ma Zuckerberg è intoccabile

facebook mark zuckerberg

Di David Meyer – Sembra che le cattive notizie non finiscano mai per Mark Zuckerberg: a quanto pare il fiume in piena dei ‘Facebook papers’, i documenti riservati che stanno mettendo nei guai l’impero social, continuerà per ancora sei settimane. Ma tutta questa pubblicità negativa avrà conseguenze concrete per l’amministratore delegato dell’azienda?

Finora, gli azionisti sembrano indifferenti alle rivelazioni sugli effetti dannosi di Facebook e sulla sua riluttanza a mitigarli, per paura di sacrificare ciò che la whistleblower Frances Haugen chiama “piccole schegge di profitto”. Sì, il prezzo delle azioni di Facebook è diminuito di quasi il 5% nell’ultimo mese, ma questo ha a che fare più che altro con i timori degli investitori sull’efficacia a lungo termine del suo modello di business relativo agli annunci pubblicitari, colpito dalle decisioni di Apple sulle inserzioni.

Come Haugen ha suggerito lunedì a una commissione parlamentare del Regno Unito, il motivo per il quale Facebook evita di intraprendere azioni per sistemare le cose (come essere più trasparente sulla sicurezza o aggiungere strumenti che possano rallentare la diffusione della disinformazione) è perché ha paura che gli azionisti gli creino problemi per essere andato oltre quanto richiesto dalla legge. Facebook non è un esponente dello ‘stakeholder capitalism’, e ai suoi azionisti sembra che la cosa vada bene.

Ma cosa succede se le storie che devono ancora uscire fuori sono così dannose che gli azionisti si ribellano? In quel caso, si ritroveranno di fronte l’annoso problema del controllo completo e assoluto di Zuckerberg sull’azienda.

Zuckerberg semplicemente non può essere contrastato (figuriamoci licenziato) perché controlla circa il 58% delle azioni di voto di Facebook: in particolare, lui e altri addetti ai lavori possiedono azioni di Classe B che hanno 10 volte i diritti di voto delle normali azioni di Classe A. Per rafforzare ulteriormente questa situazione e scongiurare la minaccia degli investitori attivisti, cinque anni fa l’azienda ha creato nuove azioni di Classe C che conferiscono al detentore la proprietà economica, ma nessun diritto di voto.

Questa è una strategia che è stata implementata anche in società come Google, per garantire la capacità del management di compiere mosse strategiche a lungo termine, le cui conseguenze a breve termine potrebbero essere sgradevoli per gli azionisti. Ma l’effetto è di rendere intoccabile l’amministratore delegato. All’inizio di quest’anno, il consiglio di amministrazione di Facebook ha respinto le proposte che avrebbero potuto indebolire la presa di Zuckerberg sostituendolo con un presidente indipendente ed eliminando la classe speciale di azioni con super voto della stessa Facebook.

Quindi è difficile capire cosa potrebbe eventualmente rimuovere Zuckerberg, a meno di una sua ‘squalifica’ in qualità di dirigente di una società quotata da parte della stessa Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti. Si dà il caso che Haugen abbia presentato reclami formali alla SEC in merito all’opacità e al cattivo comportamento di Facebook, inclusa la una presunta rappresentazione errata delle metriche del business agli investitori e agli inserzionisti. Gli esperti legali sono scettici sul fatto che ci siano abbastanza motivi per arrivare a un’accusa di frode sulle securities, ma c’è comunque una pressione significativa sull’agenzia per l’apertura di un caso.

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