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Sostenibilità in azienda, Milani (Eni): È una questione di cultura

Per Giovanni Milani, Head of health, safety, environment & quality di Eni, la cultura della sostenibilità ambientale e sociale è fondamentale, al lavoro come a casa. La versione originale di questo articolo fa parte del Dossier Welfare 2021, allegato del numero di Fortune Italia di novembre 2021. Il dossier può essere consultato online a questo indirizzo.

CHI FA PARTE della direzione Hseq di Eni deve occuparsi della sicurezza del personale e della tutela degli impianti e dei processi operativi. Ma anche degli aspetti ambientali: bonifiche, rifiuti, utilizzo delle acque, rispetto dei limiti di emissioni posti da Eni stessa. Un lavoro “sul campo” che va però oltre una semplice funzione di controllo, spiega Giovanni Milani, che guida l’Hseq di Eni dal 2016, dopo essere stato Ceo di Enipower e di Syndial, tra le altre.

Il responsabile dell’Health, safety, environment & quality di Eni spiega che l’Hseq “ha una duplice funzione. Da un lato una più tecnica, di definizione, indirizzo e controllo. Dall’altro un ruolo di garanzia verso il vertice della società”. L’aspetto tecnico riguarda le policy di comportamento per tutta l’azienda. Quindi “stabilire le modalità con cui recepiamo le norme, gli standard e gli obiettivi che ci vogliamo porre su questi temi”.

Il ruolo di garanzia invece “assicura l‘applicazione corretta di tutti gli standard e leggi applicabili sui temi di competenza all’interno di Eni, con la presentazione dei risultati raggiunti ma anche delle criticità rilevate durante l’anno, e quali sono stati i progetti per risolverle. Con la definizione, di conseguenza, degli obiettivi sia di breve sia di medio termine”.

Anche dal punto di vista operativo, dice Milani, l’approccio deve essere duplice. “Lavoriamo con i nostri centri di competenza, che forniscono un supporto tecnico. Sulla base della mia esperienza è indispensabile anche un approccio proattivo, avere un’elevata sensibilità su questi temi. Il rapporto con il ‘campo’, con i siti operativi, rappresenta un momento fondamentale per avere il polso della situazione, per avere feedback e anche per spiegare la strategia Hseq a tutte le persone che lavorano nei nostri siti”.

Un rapporto, quindi, che la pandemia ha inevitabilmente intralciato. Milani lo sa bene: “L’unità di crisi ricade nell’ambito delle mie responsabilità, e quindi abbiamo lavorato costantemente con tutti i colleghi e le funzioni competenti di Eni per definire le modalità con cui affrontare una situazione di emergenza sanitaria assolutamente inaspettata come è stata quella della pandemia. Sia all’interno dei siti operativi, sia all’interno delle strutture direzionali. L’aspetto della presenza fisica è diventato ovviamente quello più delicato da gestire, ma abbiamo affrontato l’emergenza sanitaria con un comune senso di responsabilità, dimostrando che i comportamenti di tutti noi fanno la differenza”. È stato però anche un momento in cui si sono potuti elaborare “nuovi progetti che adesso stiamo cercando di portare nei siti. Vogliamo ripartire, come sempre all’insegna della sicurezza, guidati dal consueto rispetto delle regole che fino a oggi ha garantito di salvaguardare la nostra salute”. Il cuore della funzione Hseq è naturalmente il controllo e monitoraggio e la creazione di procedure di sicurezza. Nel caso di Eni, con la messa a punto di sistemi certificati in tutti i siti dell’azienda. Da diversi anni, però, “lavoriamo molto per andare oltre le procedure, per intervenire sulla cultura delle persone”, spiega Milani. L’idea è quella di portare tutti a “interiorizzare l’attenzione alla sicurezza e all’ambiente non solo nei comportamenti all’interno dell’azienda, ma negli stili di vita. Non dobbiamo avere sensibilità diverse a casa e al lavoro, non possiamo pensare a un dipendente che quando è in azienda si sente obbligato a seguire certe regole, ma quando è a casa se ne libera. Si può affermare che l’attenzione ai temi Hseq è un atto di amore verso la nostra famiglia e verso noi stessi: un modo di lavorare sicuro ci consente di tornare a casa tutte le sere nelle stesse condizioni in cui ne siamo usciti e dall’altro di far crescere i nostri figli in un ambiente sano”.

I progetti messi a punto dall’Hseq di Eni seguono due direttrici principali: dimostrare che è possibile non avere infortuni pur gestendo attività complesse e ottenere da tutti i lavoratori (anche dai contractor che lavorano con Eni) una maggiore attenzione verso gli eventuali impatti ambientali del lavoro. Un progetto, ad esempio, utilizza algoritmi complessi per analizzare la massa enorme di dati sugli infortuni e sui ‘quasi infortuni’, cioè gli “eventi che avrebbero potuto causarli”, spiega Milani. “Questo permette di individuare preventivamente situazioni di rischio ricorrenti sui nostri siti e consentire quindi di intervenire prima che accadano incidenti”. Un altro progetto riguarda il tema delle “Human barrier”. Con l’Università di Bologna Eni ha sviluppato la metodologia ‘Theme’, cioè ‘The human error model for Eni’: si uniscono gli approcci teorici sui comportamenti umani con l’analisi empirica del contesto e l’osservazione, dei comportamenti effettivi delle persone nei siti Eni. Il risultato? Arrivare con precisione a quali strategie adottare per migliorare sia i comportamenti sia le capacità di intervento delle persone, spiega Milani.

L’approccio culturale e l’attenzione alla prevenzione riguardano anche le attività ambientali: “Stiamo facendo un lavoro di sensibilizzazione delle nostre persone per innalzarne la cultura ambientale e creare attenzione ai segnali deboli. Imparare a riconoscere questi segnali ci consentirà di anticiparne sempre più la soluzione e ridurre gli eventuali impatti ambientali”.

Alla fine, spiega Milani, il concetto che collega lavoro sul campo e cultura aziendale è semplice, per quanto complesso da applicare: “Un’azienda che raggiunge buoni risultati è un’azienda in cui lavorano persone motivate che conoscono i comportamenti virtuosi e li hanno interiorizzati nel loro comportamento naturale”.

La versione originale di questo articolo fa parte del Dossier Welfare 2021, allegato del numero di Fortune Italia di novembre 2021. Il dossier può essere consultato online a questo indirizzo.

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