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Tim, Vivendi contro offerta Kkr (e Gubitosi)

Vivendi alza la soglia dello scontro intorno a Tim. L’offerta prospettata da Kkr, lascia trapelare il primo azionista della società telefonica, è insufficiente e lo è perché rispecchia il valore di una società impoverita dalla gestione dell’amministratore delegato Luigi Gubitosi. Per ora sono indiscrezioni, accreditate da fonti interne al gruppo di Vincent Bollorè, ma la sequenza di fatti che si sono concentrati nello scorso weekend suggerisce una posizione piuttosto ferma.

Ci sono due aspetti legati tra loro: l’insoddisfazione per l’andamento della società, formalizzato nella richiesta di 11 consiglieri per la convocazione di un cda straordinario che accelerasse la resa dei conti con l’Ad, e lo stop all’operazione del fondo americano. Les Echos sintetizza così la situazione: “Vivendi resiste all’offerta di Kkr su Telecom Italia”, aggiungendo che “sia per motivi finanziari sia per motivi strategici, non sembra al momento voler vendere la sua quota”. I motivi finanziari sono legati al prezzo ipotizzato da Kkr, 0,50 euro per azione, che secondo Vivendi non rispecchia il valore reale di Tim ma è semmai in linea con la possima performance dell’ultimo anno. I motivi strategici vanno invece cercati negli obiettivi di medio e lungo termine, che non prevederebbero un disimpegno dall’Italia neanche a condizioni più vantaggiose.

C’è però un dato, evidenziato da diversi analisti, che rende la posizione del primo socio francese più complicata. “Essendo il livello minimo di accettazione dell’offerta il 51% potrebbe aver successo anche se i francesi non apportassero le loro azioni” suggerisce Ubs che, solo per l’interesse che si e’ svegliato intorno al gruppo alzano il target price a 0,5 euro.

Guardando piu’ avanti e alle strategie dietro il progetto del fondo Usa gli analisti di Ubs invitano a cambiare prospettiva e “dopo anni di dibattito sulla “separazione di rete“, forse il dibattito giusto dovrebbe essere piuttosto sulla “separazione dei servizi” (supponendo che sia una parte dell’attivita’ che puo’ essere ceduta, o in alternativa, scorporata)”.

A lungo termine il progetto, che trova l’appoggio del Governo perche’ si allinea ai piani del Recovery, potrebbe essere appunto quello di mettere la Rete in fibra a disposizione per rivoluzionare le tlc secondo il modello gia’ usato per la privatizzazione del settore energia, quando Enel cedette il pacchetto di controllo di Terna e fare uno ‘spezzatino’ delle ‘factory’ di gruppo. Al di la’ del prezzo dell’offerta questo potrebbe essere un punto di partenza di una trattativa anche con Vivendi, il cui progetto di media company europea guarda soprattutto a TimVision.

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