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Quirinale, i partiti (sconfitti) rieleggono Sergio Mattarella

C’è run rituale che nemmeno la pandemia e lo stravolgimento delle regole può cambiare. E’ l’applauso dei grandi elettori che parte quando il candidato supera la soglia che lo rende ufficialmente il capo dello Stato eletto. E’ successo anche per Sergio Mattarella quando Roberto Fico, spogliando le schede, ha letto il suo nome per la 505ma volta. E poco importa che quel ruolo di prima carica dello Stato lo ricoprisse già, perché dopo l’applauso il suo nome è stato pronunciato molte altre volte.  L’asticella arriva fino a 759, più di quanti ne prese in occasione della sua rielezione Giorgio Napolitano. Il più votato della storia della Repubblica resta però Sandro Petrini, con 832 preferenze.

E’ l’epilogo di una giornata che ha sancito la sconfitta dei partiti, dei leader e delle loro strategie. Il nome è frutto della consapevolezza, maturata in sei giorni e sette scrutini, dell’incapacità di trovare la convergenza su un altro nome condiviso. Alla fine la spinta più forte arriva proprio dal Parlamento. Man mano che gli scrutini andavano avanti, i consensi per il capo dello Stato crescevano: 16 voti al primo, 39 al secondo, 114 al terzo, 166 al quarto, 46 al quinto (ma solo perché il centrosinistra si è astenuto) , 336 al sesto fino ai 387 del settimo. Il no a un bis, dichiarato da Mattarella in più occasioni, si interrompe di fronte alla processione dei capigruppo di maggioranza che nel pomeriggio vanno a chiedergli la sua disponibilità. “Avevo altri piani, ma se serve ci sono”.

Sono stati giorni di nomi bruciati senza arrivare mai nemmeno a essere votati, tranne uno: quello della presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati che, però, si è dovuta scontrare con la triste realtà di numeri inferiori persino alla coalizione che la aveva proposta.

Non entra mai ufficialmente in partita nemmeno Mario Draghi, il candidato in pectore che alla fine nessuno ha avuto la forza di ufficializzare perché la paura che un suo trasloco avrebbe fatto vacillare il governo e la durata della legislatura rischiava di trasformare l’elezione in un boomerang. E di mettere comunque in crisi l’esecutivo, come una sorta di cane che si morde la coda. “La rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica è una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento di rieleggerlo
per un secondo mandato”, commenta l’ex capo della Bce.

Ma con l’elezione di Sergio Mattarella, che si è sbloccata proprio dopo un incontro con il presidente del consiglio, il governo è tutt’altro che al riparo: le prime turbolenze sono già cominciate, il ministro Giancarlo Giorgetti, leghista ma draghiano di ferro, ha già chiesto insieme a Salvini un incontro al presidente del Consiglio. Perché questo anno che porta alle elezioni politiche del 2023 rischia di trasformarsi in una campagna elettorale permanente. E chissà come lo affronterà Mario Draghi sapendo che la maggioranza che dovrà governare è la stessa che non lo ha voluto sul Colle più alto.

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