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Operazione rebranding: perché ai marchi italiani conviene rimettersi in gioco

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Non solo Facebook, anche le pmi italiane si rinnovano. Grazie al decreto agosto e alla legge di Bilancio, le aziende possono approfittare di benefici anche fiscali. Ecco i marchi che si rimettono in gioco. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2022.

QUELLO CHE HA FATTO PIÙ NOTIZIA nel corso del 2021 è stato il rebranding di Facebook, per tutto ciò che la nuova denominazione, Meta, porta con sé. Ma la consapevolezza dell’importanza del marchio come driver di crescita aumenta anche nella piccola e media impresa italiana che, pur non ancora capace di esprimerne tutta la potenzialità, è sulla buona strada. E il legislatore viene in aiuto.

Per sostenere la capitalizzazione delle imprese nel decreto agosto, all’articolo 110 (dl 14 agosto 2020, n. 104, convertito nella legge 13 ottobre 2020, n. 126), si prevede nello specifico la possibilità di rivalutare il brand dal punto di vista contabile insieme ad altri asset immateriali, godendo di benefici anche sul piano fiscale. In particolare incrementando il valore degli ammortamenti con il conseguente abbattimento del carico fiscale. Rebrandig e rivalutazione sono chiaramente due temi molto diversi tra loro, ma in qualche modo si stimolano a vicenda.

La legge di Bilancio 2022 approvata a fine anno ha apportato delle modifiche alla disciplina della rivalutazione dei beni d’impresa, contenuta nel decreto agosto: ha fissato, così come prevedeva la bozza, nuovi limiti alla deducibilità. Il periodo di ammortamento passa da 18 a 50 anni, ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap, del maggiore valore attribuito in sede di rivalutazione alle attività immateriali d’impresa, in particolare avviamento e marchi. Va detto che stabilisce comunque anche una deducibilità a 18 anni in taluni casi, cioè versando l’imposta sugli affrancamenti delle operazioni straordinarie (al netto del 3% dell’imposta sostitutiva già versata per il riconoscimento fiscale della rivalutazione civilistica).

Viene anche previsto, all’articolo 160, un diritto di recesso del riconoscimento fiscale sulla rivalutazione civilistica; opzione che comporterebbe la restituzione (anche tramite compensazione) dell’imposta sostitutiva versata. Ciò premesso, la finalità dell’intervento del legislatore all’origine non cambia e stimola le aziende a prendere consapevolezza della forza del proprio marchio. O, in caso contrario, assumere magari la decisione di intervenire con una operazione di rebranding e, quindi, di rivalutazione dell’asset. Esempi recenti di rivalutazione del brand riguardano il gruppo Calzedonia, con i brand Calzedonia, Tezenis e Intimissimi. Ma anche il gruppo farmaceutico Angelini, che è intervenuto su Moment e Tachipirina.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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