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Cinema, il colpo di grazia di Sanremo

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La settimana di Sanremo ha dato il colpo di grazia a un botteghino mai così scarno per le sale cinematografiche, con 2 milioni di euro di incasso complessivi spalmati sui primi sette giorni di febbraio.

Negli ultimi anni un gennaio così poco performante non si era mai registrato: soltanto 26 milioni di euro, circa il 75% in meno rispetto a gennaio 2020 dove aveva però influito l’exploit di Checco Zalone con il suo Tolo Tolo, l’ultimo film a sbancare il box-office prima della pandemia con circa 46 milioni di euro di incasso.

Gennaio 2020 a parte, scandito dal fenomeno Luca Medici, i risultati di inizio 2022 rispetto alla media degli anni scorsi viaggiano a passo lento, anzi lentissimo.

E pensare che Spiderman – No Way Home (Sony / Disney distribuito da Warner Bros.) con i suoi 24 milioni di euro rastrellati in 45 giorni (dal 15 dicembre a fine gennaio), aveva dato un forte impulso e una ventata di entusiasmo al settore. Ma purtroppo le file fuori le sale cinematografiche per assistere all’ultimo capitolo delle avventure di Peter Parker sono rimaste un caso isolato. Anche House of Gucci (Eagle Pictures) con i suoi 5,2 milioni di euro complessivi, pur arrivando secondo a Natale dopo l’Uomo Ragno, si è posizionato sotto le previsioni d’incasso.

Da cosa dipenda questa disaffezione ormai è cosa nota. I motivi sono due ed entrambi hanno generato un impatto negativo sugli incassi fortissimo, ma ancora poco decifrabile in termini percentuali come singola voce.

La prima ragione riguarda la pandemia. L’apertura e chiusura delle sale in relazione all’incidenza della curva dei contagi ha provocato il danno maggiore. Anche con i cinema aperti, le continue restrizioni adottate con i vari DPCM nel corso di questi due anni (capienza al 50%, divieto di somministrazione del cibo e delle bevande, introduzione del Green Pass, obbligo di mascherina Ffp2, ecc…), hanno creato nello spettatore una percezione di presunto pericolo del luogo cinema, generando nel pubblico mainstream un momentaneo disinteresse.

L’altro aspetto riguarda l’affermarsi delle piattaforme streaming e la forte penetrazione di queste, con la loro enorme offerta, nelle abitudini del consumatore che, in questi due anni, ha cambiato modo di fruire il prodotto film, dapprima quasi esclusivamente identificato con la sala cinematografica, a una dimensione ora divenuta casalinga.

Quanto questo nuovo modo di assistere alla visione di un film si sia radicato nelle abitudini dello spettatore ancora non è dato sapere. Bisognerà attendere la fine della pandemia per stabilire, a quel punto, la fetta di pubblico erosa alle sale dalle piattaforme (che, nel frattempo, si sono moltiplicate e stanno facendo della quantità e della varietà la loro forza persuasiva).

La sfida del presente e del prossimo futuro per l’industria del cinema sarà recuperare quel pubblico, tanto dalla pandemia quanto dalle sirene ammaliatrici dei colossi dello streaming che lo spingono a rimanere a casa e a rinnovare il proprio abbonamento (o farne di nuovi o acquistare la prima visione con un click). In ballo c’è un mercato theatrical, in Italia, da 650 milioni di euro (prepandemia) solo da incasso in sala. Che supera di gran lunga il miliardo di euro se si considera tutto l’indotto.

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