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Intelligenza artificiale, la tecnologia siamo noi

intelligenza artificiale A.I.
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Come evitare un utilizzo sconsiderato dell’intelligenza artificiale.  La versione completa di questo articolo a firma di Andrea Colamedici e Maura Gancitano è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022.

Verso la conclusione del Fedro, Platone narra il mito della scrittura, una storia di grande rilevanza oggi per iniziare a comprendere l’impatto dell’intelligenza artificiale.

Nel mito platonico, il faraone Thamus riceve da Thoth, il dio inventore dei numeri, del calcolo, della geometria, dell’astronomia e dei dadi, i “grammata”, cioè le lettere dell’alfabeto. Thoth è estremamente soddisfatto della sua scoperta e crede di aver trovato il rimedio perfetto per la saggezza e la memoria. Tuttavia, il faraone non è d’accordo con lui. Mentre gli esprime gratitudine, gli fa notare che il suo ruolo è solo quello di inventore, mentre spetta a lui il compito di giudicare. Infatti, c’è una differenza tra la capacità di introdurre una tecnica nel mondo e la capacità di comprendere le sue implicazioni e gli effetti che avrà sugli utenti. Dovremmo seguire più spesso questo consiglio di Platone: non permettere solo a chi fa le invenzioni di giudicarle, ma lasciare che coloro che hanno studiato il passato e il presente e che sono in grado di immaginare le conseguenze future ne siano i giudici. Nel mito, il giudizio sulla bontà di un’invenzione spetta agli esperti umani di umanità, non agli dei. A differenza degli dei, gli esseri umani conoscono i propri limiti. E secondo il saggio Thamus, la scrittura è ben lungi dall’essere una fonte di saggezza e memoria: al contrario, porta con sé l’oblio (lethe) e l’apparenza (doxa) di saggezza. Non genera un ricordo profondo, costruito con pazienza e capace di perdurare e svilupparsi, ma produce solo ricordi a breve termine, basati su strumenti esterni (allora i libri, oggi gli smartphone e i computer). La stessa critica di Platone può essere applicata all’intelligenza artificiale per comprendere che essa non è la soluzione a tutti i nostri problemi e che non porta solo benefici alla nostra felicità e sicurezza. Accoglierla acriticamente significa essere irresponsabili o di cattiva fede.

Ma se osserviamo attentamente la critica di Platone, noteremo un paradosso: il filosofo criticava duramente la tecnologia della scrittura mentre la stava usando. Sapeva che non aveva senso escludersene. Era consapevole che il suo mondo stava subendo una profonda trasformazione e che abbandonare la scrittura in quel momento, ritornando a un’oralità precedente, sarebbe stato vile e stupido. Quindi, decise di comporre quelle che sono ancora oggi tra le pagine meglio scritte nella storia della letteratura, per mettere in guardia dai grandi rischi delle lettere. L’atteggiamento di Platone è utile perché anche oggi ci troviamo di fronte a una rivoluzione culturale che stravolge le normali concezioni con cui abbiamo interpretato il mondo. Ancora una volta, la tecnologia sta radicalmente cambiando le nostre vite, e si tratta di un processo che non possiamo frenare in alcun modo. Tuttavia, come il filosofo ateniese con la scrittura, possiamo creare le condizioni per evitare un uso sconsiderato dell’intelligenza artificiale, imparando a riconoscere le sue enormi potenzialità ma anche i considerevoli rischi che essa comporta.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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