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L’invasione dell’Ucraina penalizza le ambizioni russe sull’AI

Nel 2017, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che AI è “il futuro, non solo per la Russia, ma per tutta l’umanità”. Aggiunse che “ciunque diventerà il leader in questo campo diventerà il sovrano del mondo”.

Ma ora, dopo aver invaso l’Ucraina, le grandi ambizioni nell’ambito dell’intelligenza artificiale di Putin devono fare i conti con molti ostacoli. Le sanzioni economiche imposte dai Paesi occidentali sono pronte a far precipitare la Russia in una profonda recessione mentre i divieti sui voli internazionali e la sua parziale espulsione dal sistema bancario globale Swift hanno chiuso il Paese rispetto al resto del mondo.

“A causa delle sanzioni, le aziende in tutti i settori dell’economia russa, sia quello tecnologico che altri, hanno meno soldi da investire nell’IT”, afferma Chris Miller, assistente professore della Tufts University e direttore del programma Eurasia del Foreign policy research institute. “Quindi le applicazione di AI in qualsiasi settore dell’economia sarà più lento per la semplice ragione che il denaro sarà di meno”.

AI e Russia, il peso della guerra

Anche prima del conflitto, e nonostante i discorsi di Putin, nel campo dell’AI,i la Russia “è rimasta indietro rispetto ad altri Paesi‘, ha affermato Darrell West, vice president e director of governance studies per il think tank Brookings. Gli Stati Uniti e la Cina sono ampiamente considerati dominanti nell’ambito dell’intelligenza artificiale mentre la Russia è indietro, come dimostrato da alcuni parametri chiave di riferimento.

Ad esempio, i ricercatori russi producono un numero relativamente basso di documenti accademici sull’AI sottoposti a revisione paritaria: meno di 50 nel 2019, secondo l’Artificial intelligence index report del 2021 elaborato dalla Stanford University. Al contrario, gli Stati Uniti hanno prodotto oltre 2.000 di questi documenti mentre la Cina oltre 1.500.

È probabile che la Russia finanzierà ulteriormente la ricerca sull’intelligenza artificiale a fini militari. Ma è difficile da sapere a causa della natura segreta delle compagnie di difesa e dell’esercito russo.

Margarita Konaev, Associate director of analysis e ricercatrice presso l’unità Center for security and emerging technology della Georgetown University, che sta studiando l’impatto della guerra sull’AI militare russa, ha affermato che Mosca sta sviluppando l’intelligenza artificiale per droni autonomi e sistemi di sorveglianza. Ma le recenti sanzioni economiche, come quelle che impediscono di importare chip indispensabili per i computer, potrebbero ostacolare la sua capacità di costruire effettivamente le tecnologie, spiega.

La maggior parte dei migliori ingegneri di AI in Russia lavorano nel mondo degli affari o in quello accademico, spiegano gli esperti. Sebbene il Paese abbia cercato di attirare ricercatori nel settore militare, questi sono generalmente riluttanti a farlo “nello stesso modo in cui sono pochi gli ingegneri di AI della Silicon Valley che non vedono l’ora di sedersi nel seminterrato del Pentagono”, dice Konaev. “È un’atmosfera diversa”, aggiunge.

Alcune delle principali aziende russe utilizzano l’AI nelle loro normali operazioni. Ad esempio, il gigante online Yandex la usa per migliorare il suo motore di ricerca, simile a Google, e il servizio di social media Vkontakte usa il servizio di riconoscimento facciale della startup NtechLab per identificare e taggare gli utenti nelle foto come Facebook.

La guerra ha già accelerato la fuga di cervelli dalla Russia. L’advocacy group Russian association of electronic communications ha affermato questa settimana che da 50.000 a 70.000 lavoratori IT russi hanno lasciato il Paese perché le sanzioni hanno impedito l’accesso alle tecnologie di cui hanno bisogno per svolgere il proprio lavoro. “La situazione nel mercato del personale dell’industria IT russa nel marzo 2022 è instabile”, ha scritto l’organizzazione in un post. “Molti specialisti hanno dovuto scegliere: lasciare il Paese e poter lavorare con le infrastrutture a cui sono abituati, oppure restare in Russia”.

I legami tecnologici con la

Negli ultimi anni, Cina e Russia hanno pubblicizzato i loro legami sempre più profondi, in particolare nella ricerca sull’AI. Il gigante tecnologico cinese Huawei, ad esempio, ha creato centri di ricerca di intelligenza artificiale in Russia, presumibilmente dove i ricercatori sviluppano tecnologie di apprendimento automatico all’avanguardia per migliorare attività come il riconoscimento facciale.

Ma la realtà è che questo sodalizio è più limitato di quanto venga detto in pubblico, sostengono gli esperti. In effetti, i ricercatori di AI russa collaborano più con le loro controparti statunitensi che con i cinesi, secondo l’ultimo studio sull’AI della Stanford. Nel 2021, ricercatori russi e americani hanno collaborato a 911 articoli mentre russi e cinesi hanno prodotto solo 304 articoli insieme. “È chiaro che russi e cinesi vogliono dare l’impressione che ci sia molta cooperazione tecnologica tra i due”, dice Miller.

In generale, i ricercatori russi di AI ora devono affrontare enormi ostacoli nella collaborazione con i loro colleghi di quasi tutti i Paesi occidentali e nell’accesso alle loro tecnologie. Si perde in gran parte quello che è stato un grande motore per il progresso dell’intelligenza artificiale nel corso degli anni, ossia la collaborazione di ricercatori provenienti da luoghi diversi e il consentire ad altri di accedere ai propri risultati gratuitamente, attarverso il sistema open source. “Penso che stia diventando più difficile nelle ultime settimane date le sanzioni in atto”, ha detto Miller.

Considerando le turbolenze economiche della Russia, Konaev si aspetta che Huawei espanda la sua quota di mercato nel Paese. Lo sconvolgimento potrebbe anche finire per rafforzare i laboratori di ricerca di Huawei, rendendo più facile per l’azienda reclutare gli ingegneri di AI russi. “Huawei è anche lì per il talento”, afferma Konaev. “Sono in grado di pagare stipendi più alti, offrire condizioni [di lavoro] migliori e quant’altro”.

Le società cinesi di cloud computing come Alibaba che forniscono servizi AI potrebbero anche sfruttare l’attuale turbolenza in Russia per espandere le loro attività lì, poiché i giganti statunitensi come Amazon, Microsoft e Google hanno bloccato le vendite ai nuovi clienti russi, spiega West. Tuttavia, l’assenza di società di cloud computing statunitensi sul mercato, almeno temporaneamente, significa che le società russe hanno meno influenza nella negoziazione di contratti con le società cinesi. Qualsiasi accordo potrebbe costare di più e richiedere che i clienti russi inviino i propri dati alla Cina stessa nonostante le regole interne stabiliscano che l’archiviazione dei dati deve restare nel Paese.

“La Russia è il partner minore della Cina quando si tratta di AI e servizi cloud, quindi sono in una posizione di contrattazione debole”, sottolinea West. “Il problema che la Russia avrà con la Cina è che non ha nessun altro posto a cui rivolgersi, e i cinesi lo sanno”.

Anche se è ancora troppo presto per dirlo, l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe segnare un punto di svolta per lo sviluppo mondiale dell’AI, dice West. Potrebbe essere creata una nuova cortina di ferro nell’industria tecnologica che costringe i Paesi a schierarsi. Spiega West: “Potrebbe essere il mondo che si biforca tra democrazie e autocrazie, potrebbe diventare la linea di demarcazione e, con quei blocchi, la ricerca sull’intelligenza artificiale avrà più difficoltà a svilupparsi”.

L’articolo originale è su Fortune.com

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