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Governo e soci Tim al terzo round, focus su lavoro

La Rete e il futuro di Tim: Governo e grandi soci del gruppo telefonico discutono di debito e  di occupazione. In agenda prossimo incontro già previsto per il 29 dicembre. I ministri Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti sperano entro il 31 dicembre di  prospettare una soluzione.

In Borsa, dove il mercato aspetta di sapere quale sarà lo schema dell’operazione e gli strumenti per realizzarla, l’entusiasmo scende e il titolo cede l’1,07% tornando a 21 centesimi di euro. I partecipanti al terzo incontro sono sempre gli stessi, i capi di gabinetto di Palazzo Chigi e del Mimit e gli azionisti di Tim, Vivendi e Cdp Equity, con i loro advisor per una discussione squisitamente tecnica.

A Palazzo Chigi e nei sindacati la preoccupazione è quella di dare risposte concrete a 80 mila famiglie, con 43mila posti di lavoro in Tim e 40mila dell’indotto. Il confronto ancora una volta è risultato positivo, la discussione molto concreta su temi ben definiti ma il piano per la rete sembra la tela di Penelope. Un anno fa Kkr, azionista di Fibercop (la società per la fibra del gruppo Tim) era pronta a lanciare un’opa da poco meno di 11 miliardi di euro, accollandosi i 20 miliardi di debito netto e procedere alla separazione della rete.

Soci e cda hanno respinto l’offerta e deciso di portare avanti da soli il progetto di separazione convinti di poter valorizzare meglio gli asset del gruppo. Dopo 13 mesi però in mano all’ad Pietro Labriola (nella foto in evidenza) è rimasto un MoU con Cdp riscritto e poi strappato e l’avvio della societarizzazione di Tim Enterprise, meno di un terzo delle operazioni straordinarie che aveva immaginato di realizzare.

Le strade sembrano ancora tutte aperte, dalla vendita della rete a uno o più soggetti sotto il controllo dello Stato, affiancati dai fondi alla scissione proporzionale dei business, con l’infrastruttura da una parte (a Cdp) e il retail (a Vivendi) dall’altra. Sono circolati i nomi di Invitalia, ma anche di Poste e di Fs e sul fronte investitori istituzionali oltre a Kkr, Macquarie (già azionista di Open Fiber) e Gip. Il fondo americano ha però già chiarito che solo quando il Governo si esprimerà, e se avrà il suo appoggio tornerà a farsi avanti. E’ quindi quasi scontato che all’appuntamento con il mercato a febbraio l’ad Labriola si presenterà con un piano in continuita’, insufficiente a cambiare passo.

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