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Big Usa alla prova dei conti, Goldman taglia 3.200 posti

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Wall Street spera in un rallentamento della velocità dei rialzi dei tassi da parte della Fed. Le trimestrali delle grandi società americane offrono il polso sullo stato di salute dell’economia. Gli analisti si attendono per il quarto trimestre il primo calo degli utili dal 2020 alla luce della corsa dell’inflazione e dell’aggressiva campagna di aumento del costo del denaro. Una campagna portata avanti dalla Federal Reserve per raffreddare la domanda.

Un raffreddamento che inizia a farsi sentire sulle grandi imprese. Lo dimostrano gli ultimi tagli in ordine temporale – circa 3.200 posti di lavoro – che Goldman Sachs si appresta ad annunciare. Nell’analisi delle trimestrali l’attenzione degli investitori è tutta sui consumatori per cercare di capire quanto potranno ancora sostenere e digerire i prezzi alti che le aziende stanno scaricando su di loro.

La tenuta dei consumatori è la chiave di lettura più importante dell’economia americana. Gli analisti prevedono un calo dei profitti del quarto trimestre dell’ordine del 4,1% per le aziende dello S&P 500, in quella che è una netta inversione di tendenza rispetto alla crescita del 31% dello stesso periodo dell’anno precedente. La frenata dell’economia sarà infatti temporanea e, probabilmente, contenuta tanto da consentire alle big americane di chiudere l’anno con profitti in aumento del 4,7%, in linea con il 2022.

A posizionarsi per un contesto economico più complesso è Goldman Sachs. La banca, che alzerà il velo sui suoi risultati trimestrali il 17 gennaio, si appresta ad annunciare una riduzione del 6,5% della sua forza lavoro, in quello che è uno dei maggiori tagli effettuati da Goldman nella storia recente. La sforbiciata riflette in parte la corsa alle assunzioni di Goldman fra la fine del 2019 fino allo scorso settembre, periodo durante il quale ha assunto 11.000 persone per rispondere al boom dell’attività.

Ora, però, per tutte le grandi banche la crescita dei ricavi è rallentata con la frenata delle fusioni e acquisizioni e delle vendite di bond, costringendo a ridimensionamenti. Ma i tagli finora annunciati a Wall Street sono solo una frazione di quelli della Silicon Valley, dove Big Tech dopo il boom della pandemia è alle prese con un periodo difficile che l’ha vista affondare in Borsa e correre ai ripari a suon di licenziamenti, in parte legati, anche in questo caso, alle eccessive assunzione durante l’emergenza Covid.

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