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Confindustria, l’economia italiana va meglio del previsto

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Produzione industriale in flessione. Difficoltà per il settore delle costruzioni. Inflazione ancora alta ma i prezzi dell’energia cominciano a scendere. Nonostante tutto ciò l’economia italiana va meglio del previsto. Il quadro fatto di molte luci e qualche ombra è il Centro studi di Confindustria.

Nel nostro Paese, rilevano gli economisti di via dell’Astronomia, “il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie (in termini reali) sostengono l’attività su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero.

In negativo agisce il forte rialzo dei tassi che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione”, che è “in calo ma ancora elevata”.

Incide anche la “forte stretta sui tassi” con il il costo del credito per le imprese italiane che “ha continuato a salire”. L’industria è in flessione, con una variazione acquisita per il quarto trimestre 2022 “molto negativa”: -1,7% dopo il -0,6% del trimestre precedente. In prospettiva, tra ordini in calo e scorte in aumento, lo scenario è “debole” e “le attese di rimbalzo si ridimensionano”.

Il centro studi diretto da Alessandro Fontana si sofferma anche sulla situazione di “difficoltà” per il settore delle costruzioni che “ha iniziato male il quarto trimestre (-0,5% la produzione a ottobre-novembre), dopo il calo nel terzo e l’espansione precedente”.

La stima è che questa “fase difficile” proseguirà, come fanno pensare i dati sui permessi di costruire in forte calo. E’ stabile il settore dei servizi. E regge il mercato del lavoro: +50mila a novembre, +280mila da gennaio. Mentre lo scenario per l’export è incerto.

Quanto alla Cina, che “potrebbe essere un mercato più importante per l’Italia” (il CsC calcola che vale 10 miliardi l’export aggiuntivo che si avrebbe se le nostre imprese aumentassero la quota di mercato al livello dell’esposizione che in Cina ha la Francia), con un Pil atteso in rallentamento al +3% nel 2022 ed al +4,5% nel 2023, le “ombre” solo legate ai rischi nel mercato immobiliare, alle tendenze demografiche ed alle tensioni geopolitiche.

C’è poi l’impatto del Covid: da un lato “la ripartenza potrebbe vacillare a inizio anno per l’impennata nei contagi”, dall’altro “l’uscita dalla politica zero-Covid dovrebbe facilitare la ripresa”.

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