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Sustainability Forum, il ruolo della finanza Esg e i costi della transizione

Sustainability Forum Fortune Italia

Forse, per dare ad ognuno maggiore attenzione, i tre temi che compongono la finanza Esg (Environmental, social and governance) andrebbero divisi: tenere insieme ambiente, impatto sociale e governance in un solo indicatore “rischia di far sottovalutare ogni componente”, ha detto Corrado Passera, amministratore delegato di illimity, durante la seconda giornata del V Sustainability Forum di Fortune Italia, organizzato con VeniSIA a Venezia.

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Dopo una prima giornata in cui i temi principali sono stati quelli della Just transition e della cooperazione internazionale, il secondo giorno di plenaria è stato dedicato al tema della finanza, e al suo ruolo nel sostegno alla sostenibilità. Proprio secondo Corrado Passera, intervenuto durante il tavolo di lavoro dedicato alla finanza sostenibile, per l’Italia il tema Esg è fondamentale: aiutare le imprese a dichiarare nel modo giusto il proprio impatto ambientale sociale e ambientale “nella loro Dichiarazione non finanziaria” significherà garantirsi che quel tessuto imprenditoriale fatto da tante “piccole imprese” (piccole e con meno risorse) possa continuare ad “accedere al credito” anche in futuro. Un rischio serio, considerato che in Germania e Francia le dimensioni delle aziende sono, mediamente, molto maggiori.

Nel secondo giorno di lavori del Forum, quella sulla finanza sostenibile è solo una delle tavole rotonde su temi cruciali della transizione sostenibile – insieme a energia, mobilità sostenibile, economia circolare, riqualificazione urbana – accompagnate dalle interviste e dagli interventi di figure istituzionali (come il ministro Adolfo Urso), di grandi aziende (Nicoletta Luppi, presidente e Ad di Msd Italia, e Gianmatteo Manghi, Ad di Cisco Italia) e di organismi come l’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale, che comprende Venezia, Chioggia e Porto Marghera.

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In un’intervista con Carlo M. Medaglia durante il Forum, il presidente dell’Autorità, Fulvio Lino Di Blasio, ha ricordato come il tema della sostenibilità, anche energetica, coinvolga le autorità di sistema portuale, “dove non avviene solo lo scambio delle merci. Un luogo legato all’innovazione ma anche all’energia: un tema diventato rilevante dal periodo pandemico, perché siamo stati un elemento fondamentale della catena logistica, e durante la crisi energetica che ci ha coinvolto quando si è sentita la necessità di diversificare l’approvigionamento energetico. I porti sono stati un soggetto abilitante. Ma per ridurre l’impronta di grossi produttori di beni e servizi come i porti si sta lavorando sul tema dei carburanti, accompagnando il mondo degli armatori verso la transizione, e cercando di ridurre le emissioni delle navi in porto e lato terra”.

Partire dalle basi: l’educazione finanziaria

Ma da dove parte il tema della finanza? In Italia in particolare, dall’educazione finanziaria, come hanno detto durante il Forum Alessandro Fusacchia, ex parlamentare e Fondatore di Plurals e Annalisa Monfreda, Co-founder Rame, piattaforma che “attiva conversazioni audaci sui soldi, con l’obiettivo di avviare una rivoluzione culturale nella società, che trasformi la finanza personale da tabù a oggetto di conversazione”.

Il nodo economico è sempre stato quello principale nell’emancipazione femminile, ma la scarsa educazione finanziaria limita i nostri sforzi, dice Monfreda.

Alessandro Fusacchia, ex parlamentare e Fondatore di Plurals e Annalisa Monfreda, Co-founder Rame

Ma cosa è l’educazione finanziaria? “Lo abbiamo sempre percepito come il ‘riempire un vaso vuoto’, perché abbiamo livelli bassissimi di alfabetizzazione. Si va a riempire il vaso di informazioni, e questo ha un impatto bassissimo. Questo perché l’attività educativa dal piedistallo è il modo peggiore per far passare informazioni a chi non sente il bisogno di quella informazione. Ci comportiamo male con le nostre finanze personali perché i nostri comportamenti sono guidati da una relazione con il denaro molto psicologica. Quella relazione spiega perché anche le persone preparate facciano scelte assurde nella gestione delle proprio e finanze. I soldi sono un tabù, non ci rapportiamo con quella parte della nostra vita. Noi pensiamo di attaccare quel tabù aprendo una conversazione sui soldi nella nostra società. Rompere il tabù ti fa gestire meglio le finanze e rompe un meccanismo che si sta creando: tendiamo a non parlare mai della povertà, parliamo di lusso e influencer ma non abbiamo mai il racconto del non arrivare a fine mese, ci dicono che non ce la fa è perché non se lo è meritato, e quindi queste persone sono escluse dal discorso”.

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“Nella scorsa legislatura abbiamo approvato una legge sul ritorno dell’educazione civica nelle scuole ed è stato molto difficile”, dice Fusacchia parlando del tentativo di portare l’educazione finanziaria nelle scuole.

“Le cose che non sono obbligatorie, lo sappiamo, non vengono prese con sufficiente attenzione e demandate ai singoli presidi: alcuni decidono che l’educazione finanziaria non si fa, ma anche quando la fai devi essere fortunato e avere i docenti giusti a disposizione. Il ministero dell’Istruzione ha la capacità di fare linee guida eccezionali, : servirebbero linee guida per sapere come articolare questa tematica ma servirebbe anche la formazione dei docenti.

Per Monfreda “l’Italia è l’unico Paese dove tra maschi e femmine, secondo dati Ocse, c’è già un fortissimo divario a 15 anni: se si presenta così presto, il problema nasce già a livello familiare, dove c’è tendenza a rendere autonomi maschi e non le femmine. Ma dall’altro lato le donne sono quelle che gestiscono il portafoglio familiare, anche se il 30% delle donne italiane non ha conto corrente”.

Secondo Fusacchia, quello che manca è un movimento culturale: “Se stiamo parlando di società e cittadini lo strumento più forte è la cultura: devi fare educazione finanziaria senza nominarla. Quanti spettacoli e mostre potrebbero diventare uno strumento che agisce non solo sul livello conscio delle persone”. Una volta creato un ecostistema di attori le porte delle istituzioni si aprono, perché “da quella parte della porta” voglio sempre sapere quanta gente sta bussando, dice Fusacchia.

I costi della transizione: gli interventi di Urso e Centinaio

“Uscire da un sistema collaudato come quello basato sulle fonti fossili per passare alle rinnovabili richiede uno sforzo enorme che occorre fare per il futuro del pianeta e dell’umanità”, ha detto il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un intervento inviato ai partecipanti del Forum. “Siamo consapevoli che questa scelta, che condividiamo, comporti però alcuni costi di cui dobbiamo farci carico affinché non si generino nuove forme di povertà e ulteriori disuguaglianze a fronte dei nuovi obiettivi che impongono un prezzo enorme soprattutto a certi settori.

L’Unione Europea, dice Urso, “è tra i primi soggetti a essersi mossa per passare in modo intelligente ed equo all’energia pulita: nell’ambito dello European Green Deal, è stato previsto un programma per la Just Transition in grado di mobilitare oltre 150 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027”.

Secondo Urso “occorre avere lungimiranza in vista del ritorno sull’investimento: già entro il 2030 si stima che l’Europa beneficerà della transizione energetica con un valore aggiunto compreso tra i 47 e gli 80 miliardi di euro. E a lungo termine le cifre saranno ancora più importanti, superando l’ammontare degli investimenti: a quel punto, la redistribuzione della ricchezza dovrà essere sbilanciata soprattutto a favore dei Paesi che nella prima fase più penalizzati”.

Gian Marco Centinaio in collegamento durante il Sustainability Forum

Durante il Forum è intervenuto anche Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, convinto che la transizione e la sostenibilità “devono essere parole che devono entrare sempre di più nell’agenda della politica. L’agenda che abbiamo e che deve essere implementata deve dirci che lo spreco non deve più essere all’ordine del giorno, che il pianeta va salvaguardato, che la politica deve fare le leggi per aiutare cittadini e aziende in un momento in cui c’è bisogno di spendere di più ma dall’altro lato c’è da fare i conti con una guerra e una crisi energetica che ci fa pensare e ritenere necessario lavorare in una determinata direzione”. Una sostenibilità anche sociale, dice il vicepresidente del Senato; “È necessario che ci sia una sostenibilità dal punto di vista degli stipendi, stipendi adeguati per i lavori fatti dai nostri connazionali e permettere a tutti di guardare il futuro in un modo diverso”.

Il valore dell’Esg e l’Impact investing

Nella prima tavola di lavoro della seconda giornata del Sustainability Forum, moderata da Maurizio Crema, esperto della transizione energetica de Il Gazzettino, il tema è stato più specificatamente quello finanziario, e sulla sua declinazione Esg: ci si concentra in maniera sufficiente su tutte e tre le lettere? Con Passera presenti anche Massimo Lapucci, Segretario Generale Fondazione CRT, Gerd Pircher, Ceo HSBC Italia, Barbara Poggiali, Presidente Fondo Italiano D’Investimento, Maria Siclari, Direttore Generale ISPRA, e Cristina Iacob, Head of Strategy and Performance Southern Europe Visa.

Dicendo che forse servirebbe dividerle per poter dare ad ambiente, impatto sociale e governance una giusta attenzione, Corrado Passera afferma che “la sensibilità sui tre temi è finalmente marcata. Pochi anni fa si era quasi presi in giro. Questa sensibilità è aumentata grazie a una maggiore coscienza” sui temi ambientali e sociali, dice l’Ad di illimity, ma “serve una grande educazione finanziaria su questi temi. Non ci si deve limitare a trasferire dall’altro in basso delle informazioni: serve attenzione e conversazione. Il tema della finanza legata all’environment è molto cresciuta in questi 20 anni, si parla di quasi 2 trilioni di operazioni nel prossimo decennio e 300 mld nel 2021”.

Un ruolo fondamentale lo avranno “regolatori e banche, che possono fare molto per coinvolgere famiglie e imprese. La regolazione negli ultimi anni ha fatto moltissimo e sta facendo molto in positivo e in vincolante. Dal punto di vista dei vari incentivi, se pensiamo all’Ira americano, si spingeranno investimenti strategici in tanti settori”.

Ci sono poi “vincoli come il Green Asset Ratio, che potrebbe tagliar fuori dal mondo del credito interi settori: dovremo distinguere tra chi diventa verde e chi no. Il pubblico può fare moltissimo per questo tipo di innovazione radicale che le aziende spesso non possono affrontare, ma che permette di modificare alla base le condizioni della sostenibilità ambientale. Le banche però possono fare molto, perché pilotare il comportamento del credito nei confronti delle aziende è determinante per realizzare una sostenibilità ambientale concreta”, dice Passera.

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Poggiali ha puntato l’attenzione sull’importanza dei fondi impact. Investimenti cioè in imprese, organizzazioni e fondi che hanno l’obiettivo dichiarato di generare un impatto ambientale o sociale positivo e misurabile, affiancato a un rendimento finanziario.

“Noi del Fondo abbiamo un ruolo importante. Abbiamo lanciato da poco un Fondo strategico, ma siamo partiti con un Fondo impact. È importante capire che l’Impact è un passo successivo rispetto agli Esg. L’idea che vorremmo portare è quella di far crescere realtà come queste. All’estero i Fondi Impact sono molto sviluppati, basti non andare troppo lontano e guardare alla Francia”, ha spiegato Poggiali.

Anche Pircher, d’accordo con Poggiali, ha detto che “nel momento in cui cominci a fare Education dai una spinta. Per fare innovazione, si deve partire dal know-how delle persone”.

“La HSBC è una delle Banche più grandi al mondo con un bilancio di tre trilioni di dollari, quindi con un impatto e una capacità di finanziamento quasi infinita. È nata in tema Asia per allargarsi in Medio Oriente e poi in tutto il mondo. Questo lo racconto perché vuol dire che siamo una Banca ‘capillare’, con un grande polso su ciò che accade intorno. È in questo modo che bisogna avvicinarsi all’innovazione, avendo grande consapevolezza”, ha chiuso.

“In Visa contribuiamo alla transizione ecologica utilizzando la nostra rete per supportare il commercio sostenibile”, è intervenuta Iacob da remoto. “Crediamo che il momento del pagamento sia quello chiave in cui possiamo rendere consumatori e imprese più consapevoli sull’impatto dei loro acquisti. E questa è ormai un’esigenza anche dei consumatori stessi. Per questo lavoriamo per incorporare la sostenibilità nei sistemi di pagamento”.

Nel concreto, alla fine del 2021, ha continuato a raccontare Iacob: “Abbiamo lanciato ‘Visa Eco Benefits’, per consentire agli emittenti di conti di soddisfare la domanda dei consumatori preoccupati per il clima”.

L’Ispra raccoglie i dati di informazione ambientale. “Emissioni, gas serra, attività inquinanti. Sono dati che vogliamo mettere a disposizione di tutti”, ha affermato Siclari. “Se qualcuno possa chiederei cosa c’entri la finanza con il nostro Istituto la risposta è questa. Attraverso linee guida e manuali abbiamo l’obiettivo di aiutare a investire fornendo informazioni trasparenti e scongiurando il Green Washing”.

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Nella discussione sull’Esg, Lapucci della Fondazione Crt si è concentrato sulla ‘G’ di Governance. “Scegliere dove impiegare i Fondi in un’ottica di lungo periodo è fondamentale. Noi di Crt chiediamo elementi tangibili di impegni nei Fondi verso i quali investiamo. Io considero le fondazioni come filtri. Riceviamo un flusso che il mercato non assegnerebbe ad enti, associazioni, no profit. A una serie di soggetti che non sono né azionisti né investitori. Questo ci dà una responsabilità molto forte. La normativa fino ad ora si è concentrata molto sull’ambiente, del resto vediamo tutti gli effetti del climate change. Ma dobbiamo essere molto attenti anche nel valutare non solo dove investiamo, ma a chi siamo le risorse e quale sia la governance”.

Lapucci ricorda che Fondazione Crt ha creato “un ente separato che specificatamente guarda a impact investing come elemento fondamentale della propria missione. In questa ibridazione tra vari soggetti profit e non profit questo è il ruolo delle fondazione, siamo degli investitori pazienti, ma non troppo: dobbiamo chiedere la capacità di generare ritorni anche con tempi ragionevoli”. Gli impatti concreti? Lapucci fa l’esempio delle Ogr di Torino, le ex officine recuperate e “restituite alla città”, valorizzate anche dal “software” che ora le anima, come i tanti acceleratori su tanti temi diversi dell’innovazione.

Il tema più urgente, che coinvolge anche il reporting d’azienda, è evitare che le pmi italiane, la stragrande maggioranza del nostro tessuto imprenditoriale, non vengano escluse dal credito, dice Passera in chiusura. “Secondo le regole europee le aziende che non avranno Dnf adeguata rischieranno di essere non ‘eligible’, di avere difficoltà a ricorrere al credito, se non avranno fatto il giusto reporting ESG. Chiaro che gran parte delle piccole imprese oggi non sono in grado, noi di illimity però diamo a tutte un rating Esg e contribuiamo a produrre questo documento”, racconta Passera. “Se vogliamo che l’Italia non abbia uno svantaggio competitivo rispetto a Paesi che hanno aziende molto più grandi, dobbiamo premiare chi fa dichiarazioni non finanziarie, assimilando i criteri Esg”.

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La tavola sulla finanza sostenibile Esg durante il Sustainability Forum di Fortune Italia
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