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Nuove norme bonus edilizi, Federica Brancaccio (Ance): “Così si affossano le imprese” | VIDEO

Federica Brancaccio ANCE

“Quella di ieri è stata una giornata terribile”. Parla senza mezze misure Federica Brancaccio, Presidente di Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, a Fortune Italia. La giornata a cui si fa riferimento è chiaramente quella al termine del quale il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha comunicato le ultime nuove modifiche su bonus edilizi e superbonus. Cambia tutto, “nuovamente, è la 19esima modifica di questa misura”, lamenta Brancaccio (nella foto in evidenza). Per i nuovi interventi, infatti, non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Inoltre è fatto divieto agli enti pubblici di acquistare i crediti incagliati.

Le nuove misure sono state attaccate duramente dagli operatori del settore, tra cui Ance: “Stimiamo danni per circa 15 miliardi di crediti incagliati, e poi migliaia e migliaia di imprese che rischiano il fallimento – ha affermato Brancaccio -. Così si affossano famiglie e imprese”.

Il problema non è il superbonus, ma i meccanismi di cessione che sono stati disegnati. Chi ha disegnato quei meccanismi senza discrimine e senza discernimento: è lui, o lei o loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti”, ha detto il Ministro Giorgetti in conferenza, citando un passaggio dell’ultimo discorso al Senato del precedente premier Mario Draghi, e sottoscrivendolo “dalla prima all’ultima parola”.

Dott.ssa Brancaccio, il ministro Giorgetti ha annunciato in conferenza stampa che lunedì ci sarà un tavolo di lavoro. Cosa chiederà Ance?

Sì, siamo stati convocati e chiederemo certezze per la situazione in corso e soprattutto per la questione dei ‘crediti incagliati’. E poi una misura seria, stabile, strutturale, sostenibile e di lungo periodo. Chiediamo per il futuro di sederci e fare misure di lungo periodo, strutturali e sostenibili. Bisogna risolvere il problema dei crediti ‘incagliati’. Ci sono imprese che rischiano il fallimento e condomini che rischiano di lasciare ora i lavori a metà.

Come bisogna procedere, secondo lei?

La soluzione va trovata sui crediti pregressi. Questo decreto inserisce qualcosa di positivo rispetto all’eventuale responsabilità penale, ma per esempio c’è il divieto di acquisto da parte delle Regioni, che si stanno muovendo perché hanno il polso del territorio, sono le sentinelle e conoscono il dramma socio-economico che sta scoppiando. Di fatto questa misura premierà chi ha i soldi per pagare i lavori e compensare direttamente con il credito. Ovviamente nessuno di noi ha mai pensato che il Bonus 110% potesse essere una misura a regime e per sempre, però ha consentito in un momento di grave crisi del settore dell’edilizia e di tutto il Paese, di far ripartire l’economia. È chiaro che i primi condomini che hanno usato questi incentivi sono stati quelli di persone più abbienti con gli strumenti per approfondire la misura. Però poi dall’estate del 2021 in poi si è partiti anche nelle periferie, anche in quelle situazioni dove c’è più bisogno di intervenire e sono cominciate le famose modifiche in corsa che hanno creato grandissimi problemi.

Superbonus
Impalcature e facciate in ristrutturazione per il superbonus casa, a Torino. 21 ottobre 2021 ANSA/JESSICA PASQUALON

Quindi c’è stato un problema strutturale delle normative?

Sono convinta che concentrare in due o tre anni questi interventi, come quelli dei bonus edilizi, non faccia bene al mercato. Ci sono degli obiettivi energetici da raggiungere e quindi bisognerebbe pensare a spalmare una misura in 20, 25, 30 anni. Questo avrebbe permesso anche ai condomini, ad esempio, di scegliere accuratamente le imprese di costruzione, mettendo all’angolo quelle nate dalla sera alla mattina per speculare sulla misura.

Tra le problematiche maggiori dei bonus edilizi c’è sicuramente l’eccesso di domanda in tempi stretti che ha generato il proliferarsi di soggetti meno qualificati che hanno fiutato l’affare. Siamo alle solite ‘beghe’ italiane?

Sicuramente ci sono stati gravi problemi che hanno interessato questa misura, sin dall’inizio. Fondamentalmente non c’erano regole né di documentazione, né di importi, né di massimali ed è stato un gravissimo errore, tra l’altro segnalato da Ance da subito. Un altro errore gravissimo è stato non prevedere un minimo di qualificazione delle imprese che andavano ad operare. Il tema della qualificazione delle imprese e delle regole delle documentazioni è un tema centrale, è stato introdotto, ma tardi, per quanto riguardava il bonus facciate.

C’è un altro tema importante che è quello del reperimento delle materie prime. È dipeso dall’eccesso di domanda dovuto ai bonus?

La questione dell’aumento del materiale non è dipeso – anche se sembra incredibile – dai bonus edilizi. Noi abbiamo fatto un confronto con gli altri Paesi europei nello stesso periodo, per capire se l’impatto dei bonus edilizi aveva contribuito al caro materiali. In realtà in altri Paesi i materiali sono aumentati come in Italia, se non di più, senza avere queste misure.

E allora la causa è solo l’impatto della guerra in Ucraina?

Gli aumenti sono partiti nel periodo post emergenza Covid, prima della guerra. E anche lì ci sono state molte speculazioni da parte delle imprese, non c’è dubbio.

La situazione delle materie prime sta migliorando?

I Governi precedenti hanno inserito delle norme paracadute rispetto al caro materiale. In realtà per la solita burocrazia farraginosa questi soldi alle imprese non sono mai arrivati se non in misura infinitesimale. Quindi in questo momento abbiamo uno scenario che prevede tanto lavoro edilizio, ma mancanza di liquidità. Crediti da bonus incagliati, paracadute per il caro-prezzi al contagocce, materie prime che non arrivano alle imprese. Questa è la situazione attuale. Adesso vogliamo un mercato sano, in cui l’impresa faccia l’offerta in modo adeguato al mercato e non ci siano più speculazioni.

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