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Tim scivola in Borsa, conto alla rovescia per cda su Kkr 

Non sono chiari i tempi della nuova proposta Cdp per la Rete e la Borsa dubita che arrivi in tempo per venerdì, quando Tim riunirà il cda per decidere sull’offerta che nel frattempo è arrivata dal fondo (e azionista) Kkr. Tra prese di profitti e timori di nuovi rinvii il titolo ha ritracciato, chiudendo in calo del 2,71% a 0,305 euro. Il governo avrebbe chiesto a Cdp di lavorare ulteriormente sull`offerta per NetCo.

Tim, ipotizza quindi la stampa, potrebbe prendere tempo, chiedere con il Cda del 24 febbraio delucidazioni al fondo americano in merito all`offerta presentata, con un allungamento quindi del periodo di validità dell`offerta stessa, ad oggi previsto per il 28 febbraio. Sulle motivazioni che avrebbero portato il governo a chiedere chiarimenti a Cdp ci sarebbe la necessità di approfondimenti sul tema Antitrust, su cui alcuni membri del governo temono complicazioni ma anche quella di trovare un punto d’incontro con Vivendi.

“Nella combinazione tra NetCo e OF, quest`ultima sarebbe stata valutata da CDP/Macquarie 9 miliardi come earning value (5 miliardi di equity e 4 miliardi di debito)” ricordano gli analisti di Equita insieme all’altra ipotesi, che Tim possa avere una quota nella nuova società che, in base alle valorizzazioni ipotizzate sarebbe di circa il 17 per cento. Tutto, fanno notare gli analisti, rientra nella sfera del possibile.

Un dossier “molto complesso” come ammesso dalla premier Giorgia Meloni e non è chiara la linea che sposerà l’esecutivo. Da una parte un esponente di Fratelli d’Italia come il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ha più volte sostenuto l’idea di una Rete nazionale, dall’altra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha chiuso la porta a una soluzione ‘mista’ che garantisca la governance allo Stato. In linea con Meloni, l’esponente della Lega ha riconosciuto che “Tim è una situazione complessa perché ci sono più interlocutori, più azionisti e un’autorità di regolazione”.

Tra i nodi da sciogliere ci sono infatti non solo il valore della rete, per la quale Vivendi aveva chiesto 31 miliardi, e le modalità per arrivare a separarla da Tim. Pende pure l’incognita Antitrust che grava soprattutto su un’eventuale offerta concorrente di Cdp-Macquaire perché apporterebbero OpenFiber che, oltre ad avere Cdp come azionista, in molte aree è diretto concorrente di Tim.

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