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Legacoop: la crescita rallenta, cerchiamo 11mila lavoratori

Difficoltà nel reperire manodopera, aumento dei costi energetici, delle materie prime e dei materiali, insufficiente livello di liquidità a breve termine, impedimenti burocratici. Dopo un 2021 in forte ripresa per le cooperative italiane si profila un percorso a ostacoli, con un rallentamento della crescita nel 2022 e un 2023 incerto. Serviranno 11mila addetti nei prossimi sei mesi, stima Legacoop, che al contempo denuncia le difficoltà di reperimento della manodopera, soprattutto per quanto riguarda le professionalità ricercate.

L’occasione per fare il punto sullo stato del sistema cooperativo italiano è stata il 41° congresso nazionale di Legacoop, che vedrà alla conclusione Simone Gamberini subentrare a Mauro Lusetti nella carica di presidente. Ad aprire i lavori i messaggi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il capo dello Stato ha sottolineato come lo sviluppo sostenibile rappresenti, insieme alla inclusività, “una delle sfide nelle società contemporanee”, e ha invitato invitato le imprese cooperative a “riflettere sul loro ruolo in questo contesto”.

La presidente del Consiglio, soffermandosi sulla necessità di “difendere e promuovere” la funzione sociale della cooperazione, ha indicato come priorità quella di “contrastare l’uso distorto della forma cooperativa e, in questa battaglia, il governo può e deve saper contare sul presidio di legalità, vigilanza e controllo esercitato da chi fa impresa cooperativa”. Un sistema che comunque regge nonostante gli shock economici: solo il 10% delle realtà, rileva Legacoop, prevalentemente micro e piccole cooperative del Sud, dichiarano di essere a rischio chiusura o prevedono un ridimensionamento. Tiene anche la domanda: il 45% delle cooperative ha aumentato il valore della produzione e quasi l’80% chiude l’anno con un utile di esercizio.

Ma la difficoltà a trovare lavoratori è la prima delle sfide in questo 2023 e per il presidente uscente di Legacoop, Mauro Lusetti, “occorre un sistema dinamico nella gestione continua dei flussi, basato su procedure semplificate per ingressi, formazione, incrocio tra domanda e offerta di lavoro. L’ultimo decreto flussi – evidenzia Lusetti – non modifica di molto lo stato di fatto”. Il neo presidente Simone Gamberini candida la cooperazione a un ruolo centrale per affermare un nuovo modello di sviluppo più inclusivo e sostenibile. “Siamo convinti – dichiara – che la forma di impresa cooperativa possa collocarsi a pieno titolo nel campo dell’economia sociale, ovvero di quell’insieme di soggetti che condividono elementi distintivi da sempre al centro della nostra esperienza: il primato della persona e della finalità sociale rispetto al profitto, il reinvestimento degli utili per svolgere attività di interesse collettivo e generale, la governance democratica e partecipativa”.

Di tutela e rafforzamento del sistema cooperativo ha parlato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, perché da qui passa una “migliore resilienza del Paese e il rilancio della sua politica produttiva”. Mentre la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha indicato nel workers buyout “uno strumento esemplare”. “Penso – ha spiegato – che si debba studiare insieme una modalità con cui il modello di workers buyout, con la relativa leva finanziaria di affiancamento manageriale, diventi uno strumento difensivo in caso di crisi e in parallelo uno strumento ordinario nella trasmissione di impresa”.

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