NF24
Cerca
Close this search box.

Guerra russo-ucraina: analisi e geopolitica di Angelo Turco

L’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022 è un evento che getta le sue ombre sinistre sull’anno da poco iniziato e di cui soprattutto non si intravvede allo stato attuale una via d’uscita. Vedremo nel 2023 accogliere gli appelli che giungono sempre più insistentemente a cessare il fuoco e deporre le armi oppure ci attendono altri dodici mesi di “notizie dal fronte” in cui sostanzialmente non ci sono grosse novità di rilievo?

Una domanda di questo si impone in un presente nel quale sempre più rischiamo di scivolare incautamente lungo quel piano inclinato, di per sé molto scivoloso, che prende il nome di anestetizzazione alla guerra: un meccanismo di difesa tipico dell’animo umano che si innesca vuoi per stanchezza, vuoi per cinismo, vuoi perché si è persa ogni speranza che qualcosa possa veramente cambiare. Così il conflitto russo-ucraino, come tanti altri che hanno luogo nel mondo (quasi una sessantina), rischia di diventare rumore bianco, non-notizia, accadimento a cui ci si abitua come a qualcosa di normale e lontano.

Kiev guerra Russia
Nella foto un edificio residenziale danneggiato da un aereo nemico russo nella capitale ucraina Kyiv

L’apparente paradosso di questa condizione sta nel fatto che un evento che è sulla bocca di tutti, a cui giorno dopo giorno giornali, web e televisione dedicano uno spazio di primo piano, arriva alla nostra coscienza come attutito e opaco.

Comunicazione non necessariamente porta con sé informazione, chiarezza, pulizia percettiva. Si tratta, spiega Angelo Turco – autore di Geopolitica, informazione e comunicazione nella crisi russo-ucraina. La guerra, la pace, l’analisi scientifica, i media (Milano, Unicopli, 2022, 160 pp.) – di un problema col quale è importante fare i conti in modo serio, perché la posta in gioco è davvero molto alta. 

Turco, geografo e professore emerito allo IULM di Milano, si dedica da qualche anno alla decifrazione dei meccanismi che governano il funzionamento dello spazio epimediale. Di che cosa si tratta? Epimedia, a cui nel 2021 ha dedicato un precedente lavoro, è l’ambito della comunicazione o meglio della ricodificazione che qualsiasi contenuto, sia esso un evento, un’idea o un individuo, subisce all’atto stesso di essere comunicato da qualcuno a qualcun altro.

Lo sappiamo dai tempi di McLuhan: a seconda delle circostanze attraverso le quali viene filtrata, la stessa informazione giunge a noi in modi molti diversi, e non è mai esattamente la stessa cosa: Netflix e il telegrafo possono veicolare lo stesso contenuto ma è la forma – e quindi l’impatto – con cui questo arriva a noi a fare la differenza. In breve, il contenitore non è mai neutro o indifferente: the medium is the message, Ovviamente il problema non è tanto il fatto che il messaggio subisca delle trasformazioni, che esca “arrangiato” dalla comunicazione, quanto la crescente difficoltà, palese in questi anni, di distinguere “ciò che accade” dal suo racconto; nel senso che “ciò che accade” vanta sempre meno uno statuto autonomo rispetto alla sua narrazione.

Nell’era delle fake news l’informazione non esiste prima, in maniera “non filtrata”, rispetto al momento in cui qualcuno la mette in circolazione, comunicandocela. È sempre più difficile – c’è sempre meno tempo per – verificare le fonti, soppesare le testimonianze, discernere ciò che è vero da ciò che è falso, e ciò che è in parte falso da ciò che è parzialmente vero. E così via. Farlo richiederebbe calma, riflessione cautela: Adelante, Pedro, con juicio, si puedes! Tutto superato da epimedia: la velocità di un click, il gesto istintivo di indignazione o il “mi piace” che dura un attimo mentre si scrolla il feed di un social.

Ora in questo nuovo lavoro Turco applica queste sue riflessioni alla guerra russo-ucraina mostrando come, dopo la pandemia globale degli ultimi anni, il conflitto sia il secondo grande banco di prova su cui si sperimenta quella generale confusione che sta diventando – o forse è già diventata – la cifra di questo decennio di secolo. Il che è quanto accade quando sulla guerra vissuta si deposita come una seconda pelle una guerra raccontata, e si inverte il rapporto di subordinazione tra comunicazione e informazione, di modo che non è più la prima al servizio della seconda, ma la seconda al servizio della prima.

Il risultato è che sono almeno 2 le guerre che si combattono contemporaneamente: una è composta da un nucleo piuttosto ristretto di belligeranza armata (la guerra vera e propria che si svolge in loco e che uccide, stupra, distrugge, devasta, producendo morti, vittime, orfani, sfollati); l’altra è data da un nucleo di gran lunga più esteso di belligeranza non armata. Quest’ultima è la guerra mediatica o mediatizzata, il bla bla quotidiano che può confondere le acque, attutire tutto, trasformare la pace in una chimera. Agire performativo: nel momento stesso in cui dichiaro che la pace non è fattibile, la sto rendendo tale.

Così nel bilancio di questa guerra entrano sia gli eventi connessi alla belligeranza armata che quelli aventi a che fare con la belligeranza non armata, senza però che si possa distinguere facilmente tra gli uni e gli altri. Una singolare questione di asimmetria tra le parole le cose, tra il dire e il fare. Che rende la pace una meta sempre più lontana ed evanescente, ma non per questo meno necessaria – urgente.

Grande è dunque la confusione sotto il cielo e il dilemma esistenziale e umanitario che ne scaturisce non è da poco. Siamo i destinatari passivi di una comunicazione senza essere al tempo stesso equipaggiati a sufficienza per valutare la qualità dell’informazione che essa porta (o non porta) con sé, spiega Turco. Considerando che questa capacità ha permesso all’umanità di affrontare le sfide che i molteplici ambienti terrestri ponevano alla nostra sopravvivenza sul pianeta, ora che la stiamo perdendo, che ne sarà delle nostre vite?

*Professore associato, Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali, Università di Cagliari

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.