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Caro affitti, Torino smonta le tende ma le proteste continuano

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Un flash mob nell’atrio della sede di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II di Napoli, in via Porta di Massa. Un cineforum e un concerto di fronte al rettorato dell’Alma Mater Studiorum in via Zamboni, a Bologna. Mentre in alcune città italiane le tende montate in questi giorni dagli studenti che protestano contro il caro affitti – forse complice il maltempo – sono sparite, in altre la mobilitazione continua.

A Torino, davanti al campus Luigi Einaudi in Lungo Dora Siena, questa mattina la ‘tendopoli’ non c’era. Il presidente dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario Alessandro Ciro Sciretti aveva chiesto di incontrare i ragazzi per un confronto. Eppure, a parte telecamere e alcuni giornalisti, era presente soltanto lui.

“Probabilmente è stato fatto di proposito. Una protesta nella protesta perché le istituzioni fingono di ascoltare e creare dialogo ma offrono soluzioni che lì per lì sembrano venirci incontro. Nella pratica, le cose sono un po’ diverse”, ha raccontato a Fortune Italia Matteo, studente di Economia e statistica per le organizzazioni a Torino.

Matteo, come tanti, è un fuori sede. “Sono campano e cercare una stanza, non una casa, è stato complicatissimo. Adesso divido la mia camera con un altro ragazzo. Pago 400 euro al mese, spese escluse, e so di essere fortunato rispetto a chi studia in città come Milano o Roma. Io e il mio coinquilino abbiamo un solo armadio. In una metà ci vanno i miei vestiti, nell’altra i suoi”.

Le proteste a Napoli

Molti degli studenti fuori sede, proprio come Matteo, provengono dal Sud Italia. A Torino, sempre più iscritti arrivano dalla Sicilia, dalla Puglia e – appunto – dalla Campania.

Anche le regioni meridionali tuttavia devono fare i conti con l’emergenza abitativa e non riescono ad accogliere gli studenti in alcune delle migliori università.

A Napoli gli studenti che si sono accampati denunciano l’enorme aumento degli affitti in una città che è popolata da turisti. La ‘turistificazione’ è positiva. Ma rischia di trasformare ogni potenziale appartamento per studenti in un alloggio Airbnb.

Gli aumenti degli affitti nel capoluogo partenopeo sono molto forti. Se fino al 2019 qui una stanza costava 250 euro al mese, oggi ne costa 450. Gli studentati ci sono, come nel resto del Paese. Ma – come nel resto del Paese – sono fatiscenti e insufficienti a contenere quanti ne avrebbero bisogno.

Le proteste a Bologna

A Bologna gli studenti del Collettivo universitario autonomo (Cua) smonteranno le loro tende. Ma per rimontarle altrove.

L’intenzione è quella di sgomberare via Zamboni, dove c’è la sede dell’Alma Mater Studiorum, e spostarsi in via San Giacomo (dove si trova lo spazio ‘Split’, occupato dallo stesso Cua e poi posto sotto sequestro dalla magistratura) e poi nello studentato ‘The social hub’ di via Fioravanti.

Studenti con le tende da campeggio e cartelli di protesta contro il caro affitti a Bologna. Fonte: Ansa

“Con la protesta delle tende rivendichiamo una vita bella, con case belle ed un diritto allo studio che sia veramente garantito perché la crisi abitativa che sta esplodendo in questa città, ma anche nel resto d’Italia va affrontata di petto e richiede uno stanziamento di fondi che siano davvero sufficienti”, ha detto in conferenza stampa uno studente del Cua.

Sui 660 mln di euro sbloccati ieri in Consiglio dei ministri, gli universitari sembrano tutti allineati: “I fondi sono quello che chiediamo, l’importante è che vengano impiegati per rendere gli studentati non solo esistenti ma anche accessibili per tutti. E soprattutto che non restino lì nel dimenticatoio, ma vengano utilizzati subito. I giovani studenti dovrebbero essere una priorità”.

I collegi universitari credono che adattare gli immobili già presenti sia l’unica strada possibile per creare i 52.500 posti letto in residenze universitarie entro il secondo trimestre del 2026, come prevede il Pnrr. A tutela dei ragazzi, inoltre, sono da potenziare i controlli sull’affitto privato delle abitazioni che in numerosi casi toccano cifre elevate, fuori dal controllo fiscale e prive di standard di qualità. Eppure, c’è chi ritiene occorra un fondo ulteriore.

Link: “Serve un fondo da 40 mln”

Link Coordinamento universitario si è espresso relativamente a quanto sta accadendo in questi giorni. “Da anni ci battiamo per un reale diritto allo studio e all’abitare. Le diverse crisi degli ultimi anni unite alla mancanza di politiche serie e strutturali per quanto riguarda l’abitare studentesco hanno portato il mercato degli affitti ad un’insostenibilità totale”, ha commentato Virginia Mancarella, coordinatrice di Link Coordinamento universitario. Mancarella ha poi fornito un po’ di dati.

Ormai il costo di una stanza singola può superare i 600 euro al mese. “In Italia ci sono 40mila posti letto a fronte di 421 mila fuorisede e quasi 2 milioni di studenti universitari in tutto. La media nazionale è di 5,6 posti alloggio ogni 1000 studenti, il che è chiaramente causato dalla mancanza di finanziamenti e politiche che hanno preferito il privato al pubblico”, ha spiegato la coordinatrice.

Sono 50.000 le case presenti per affitti brevi nella sola piattaforma AirBnB tra Bologna, Roma e Milano. “È evidente che questa è una situazione che non può più essere ignorata e che è la principale causa dell’aumento degli affitti nelle grandi città”, ha tuonato la Mancarella.

“La situazione abitativa è ormai diventata insostenibile. Ieri la ministra Bernini ha fatto sapere che stanzierà 660 milioni per residenze universitarie, ma questi fondi esistono già, sono previsti nel Pnrr. Noi chiediamo l’istituzione di un fondo permanente per gli studentati pubblici di almeno 40 mln di euro, che serva soprattutto a riqualificare i tantissimi edifici sfitti presenti in tutte le città e un maggiore investimento sul canone concordato studentesco. Solo in questo modo e aprendo un reale dialogo con gli studenti si riuscirà a risolvere una situazione abitativa che non siamo più disposti a tollerare”, ha concluso.

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