NF24
Cerca
Close this search box.

Gori: a Bergamo e Brescia il rilancio sociale ed economico passa attraverso la cultura

Da Bergamo e Brescia Capitali della cultura 2023 alla pandemia, dalla protezione dei centri storici al futuro dopo l’ultimo mandato da Sindaco: intervista a Giorgio Gori

Dal 2020 dell’arrivo di Covid a un 2023 da Capitale della Cultura: i due ponti costruiti da Bergamo e Brescia non uniscono solo tra loro le due città simbolo del primo impatto della pandemia sul Paese, ma collegano anche due momenti storici diversi, a tre anni di distanza. Quei Gate, simbolo delle Capitali della cultura di quest’anno, raccontano molto del tentativo di rinascita di un’area diventata simbolo del dramma italiano della pandemia, ormai 3 anni fa. L’obiettivo del decreto legge 34-2020, che ha conferito a Bergamo e Brescia il titolo di Capitali italiane della cultura per il 2023 in deroga alla procedura ordinaria, d’altronde era proprio quello: promuovere il rilancio sociale ed economico, attraverso la cultura, dell’area in quel momento più colpita dall’emergenza sanitaria. Secondo il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, quella che quest’anno verrà celebrata dalla cultura è un’altra città: una città che, proprio grazie alla cultura, ha lavorato al suo riscatto sociale.

Che opportunità rappresenta per le due città essere Capitali della cultura?

Il titolo di Capitale italiana della cultura ha rappresentato per Bergamo e Brescia l’occasione per una grande mobilitazione di energie creative, trasversali a tutti gli ambiti delle nostre comunità. Abbiamo innescato un processo di progettualità diffusa, rivolta a disegnare il futuro delle nostre città, che ha interessato centinaia di diversi soggetti: istituzioni, fondazioni, mondi associativi. L’obiettivo principale: allargare i consumi culturali dei nostri concittadini. Poi c’è il turismo: Capitale italiana della cultura è un grande palcoscenico i cui riflettori illuminano le nostre città e ci consentono di farle conoscere e apprezzare. I risultati sono già sotto i nostri occhi e sono molto positivi.

Ha dichiarato che i due Gate rappresentano potenzialità enormi: quali?

I due Gate ‘gemelli’ sono il simbolo dell’enorme potenzialità che a mio avviso risiede nella convergenza e nella cooperazione tra Bergamo e Brescia. Le due città hanno una grande occasione per imparare a lavorare insieme. Se sapranno coglierla anche al di là del 2023 i frutti potranno essere estremamente significativi.

Quale sarà il ritorno economico, e grazie a quali finanziamenti e investimenti sarà possibile realizzarlo?
Qual è il ruolo dei privati?

Difficile dire, a priori, quale sarà il ritorno economico. Lo misureremo attraverso un processo di monitoraggio degli esiti dell’intero progetto. Progetto che abbiamo realizzato in larghissima misura con risorse private. Agli investimenti diretti dei due Comuni, ai contributo del ministero della Cultura e di Regione Lombardia si è infatti aggiunta un’importante raccolta di risorse private. Intesa Sanpaolo, A2A, Brembo, Sacbo, Ferrovie dello Stato, per citare i nostri principali partner; a questi si sono aggiunte molte altre imprese locali e nazionali, Fondazione Cariplo e le Fondazioni di Comunità. Tutte aziende e istituti che hanno colto le potenzialità di comunicazione legate a questo nostro evento e che hanno creduto nella capacità organizzativa delle nostre amministrazioni.

Cosa ha imparato dall’approccio del consorzio tra privati utilizzato per la manifestazione? È un modello replicabile?

Il Comitato Bergamo Brescia 2023, promosso da Fondazione Cariplo per sostenere l’attività di fundraising e la miglior allocazione delle risorse private è stato molto utile ed efficace. All’inizio c’è voluto un tempo per mettere a punto il modello e trovare la giusta relazione con la Cabina di regia costituita dalla due città. Fatto quello, tutto ha funzionato al meglio.

Il tema economico si intreccia con quelli del turismo, degli affitti brevi, della difesa dei centri storici, della rigenerazione urbana: lei in passato ha fatto l’esempio di Venezia. Bergamo Capitale della cultura può aiutare a porre attenzione al tema? E in che modo?

Il turismo è una straordinaria leva di sviluppo economico anche per una città di tradizione manifatturiera come Bergamo. Va quindi certamente coltivato e promosso. Al tempo stesso bisogna essere consapevoli di alcuni rischi, tra cui quelli legati alla mutazione del mercato immobiliare nelle aree di pregio – per noi Città Alta e i borghi – sotto la spinta della pressione turistica. Da anni i sindaci delle città d’arte invocano strumenti di regolazione di questi fenomeni, come quelli di cui dispongono i nostri colleghi spagnoli, francesi o olandesi. Purtroppo per ora il Parlamento ha deciso di accogliere solo l’istanza di Venezia, ma il problema è molto più esteso. Torneremo quindi sicuramente alla carica.

La scelta di Bergamo e Brescia ha le sue radici nel periodo più drammatico della pandemia: in che modo quella che oggi viene celebrata è una città cambiata?

La tragedia che in questi territori si è consumata durante la prima ondata della pandemia, nella primavera del 2020, è all’origine della nostra candidatura e della positiva decisione del Parlamento. Oggi Bergamo è però già un’altra città. Dalla pandemia siamo infatti usciti con una straordinaria esigenza di riscatto, che abbiamo tradotta – com’è nella nostra tradizione e natura – in rinnovata operosità, in voglia di fare e di progettare il futuro. La costruzione del progetto per il 2023 ci ha accompagnati e stimolati a tirar fuori le nostre migliori energie.

Questo è il suo ultimo anno da sindaco: Bergamo Capitale della cultura sembra una bella coincidenza.

Bella, vero? Capitale della cultura arriva alla fine di un decennio di lavoro dedicato alla città ed è inevitabile che io un po’ la senta come la chiusura del cerchio. Del resto, se nelle cose importanti è importante iniziare bene, lo è altrettanto concludere al meglio, secondo me. Spero contribuisca a lasciare di me un discreto ricordo.

Adesso di cosa si vuole occupare?

Dopo tanto ‘locale’ sento il bisogno di allargare i miei orizzonti. Vorrei viaggiare e occuparmi di temi internazionali, prime tra tutte le questioni demografiche e quelle relative alle migrazioni. Vedremo se sarà possibile e, soprattutto, dove e come farlo.

Un’ultima considerazione: quale ruolo avranno i giovani dal punto di vista civico e come coinvolgerli meglio data l’attenzione che sembrano avere su temi come la sostenibilità?

La sostenibilità – ovvero la preoccupazione per il futuro, per il pianeta e per le prossime generazioni – è finalmente entrata nel nostro orizzonte, modificando il nostro modo di vivere e di pensare. Per forza che ai giovani interessa: saranno loro ad abitare il futuro! A me pare quindi che non si ponga tanto il problema di ‘coinvolgerli’: sono già coinvolti e assolutamente motivati a cambiare molti aspetti del nostro tradizionale stile di vita. Lo spazio, cioè, sono giustamente portati a prenderselo!

 

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.