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Il valore del lavoro, i temi del decimo Congresso Confsal

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È “Il valore del lavoro” il tema scelto per il decimo Congresso della Confsal, la Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori. “Dare valore al lavoro non è uno slogan, ma la missione di tutto il mondo Confsal”, ha spiegato il Segretario generale Confsal Angelo Raffaele Margiotta, fresco di rielezione con una votazione unanime da parte del consiglio generale. “Dare valore al lavoro vuol dire prevenzione, sicurezza, retribuzioni. Una missione da portare avanti con costanza, pazienza e determinazione in tutte le sedi del confronto istituzionale e politico”.

Fra i relatori, molti esponenti del Governo Meloni. Ad aprire le danze, dopo il saluto portato dal segretario Margiotta, è Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme Istituzionali. “Con la modifica della forma di Governo e l’elezione diretta del Premier, la riforma intende assicurare governabilità e stabilità politica, condizioni imprescindibili per la crescita economica”.

“A causa della precarietà endemica dei Governi, ben 68 in 75 anni della Repubblica – prosegue il ministro – lo sviluppo del Paese è stato troppo spesso subordinato a esigenze contingenti, limitando la competitività e scoraggiando gli investimenti. In questo senso la riforma costituzionale è una riforma economica: fornisce le premesse di coerenza e prevedibilità necessarie all’efficacia di ogni altro intervento a sostegno del lavoro e delle imprese”. 

Il ministro per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati e il Segretario generale della Confsal Angelo Raffaele Margiotta

“Vogliamo trasformare l’abbattimento del cuneo fiscale in una decisione stabile – dichiara il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani – affinché gli imprenditori abbiano la possibilità concreta di aumentare gli stipendi dei lavoratori”. Per chi non è nelle possibilità di lavorare c’è invece il reddito di inclusione che “sarà dato a chi ha bisogno ma con maggiori controlli per non ripetere gli errori commessi col Reddito di Cittadinanza”.

Tajani enuncia le grandi sfide sul lavoro che attendono l’Italia nel futuro immediato. “La sfida generale riguarda produttività ed efficienza delle imprese: in un Paese con 4 mln di Pmi, il lavoro si costruisce soltanto mettendo gli imprenditori nelle condizioni ideali per lavorare, e cioè abbattendo il fardello burocratico. Un imprenditore spende in media 300 ore all’anno per risolvere pratiche burocratiche”. 

Il discorso sull’efficientamento della macchina burocratica è legato a doppio filo a quello sulla meritocrazia. “Il pubblico funzionario che lavora bene ha diritto di fare carriera anche se non è iscritto a partiti e sindacati, è una questione di giustizia: i dipendenti pubblici vogliono vedere riconosciuto il loro valore, mentre oggi c’è chi lavora tanto e bene e non è premiato per ciò che fa”.

il Segretario generale della Confsal Angelo Raffaele Margiotta e il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani

Un’altra questione ormai ineludibile è quella del ritardo del Mezzogiorno. “L’Italia del Sud – prosegue Tajani – non può più essere considerata un peso per il Nord. Se il capitale finanziario ed economico è più al Nord, il capitale umano del Sud è stato determinante per far crescere il resto del Paese. Con nuove infrastrutture Il Sud sarà più competitivo, ci sarà più lavoro e di conseguenza più lavoratori potranno realizzarsi”.

L’inefficienza e la lentezza della nostra macchina amministrativa sono ormai diventati dei leitmotiv nel discorso sulla cosa pubblica. Una narrazione che il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha cercato di invertire. “Sento spesso raccontare la Pubblica  amministrazione come un’organizzazione obsoleta, arcaica, refrattaria all’innovazione, ridondante per il numero di persone impiegate. Il rapporto tra numero dei dipendenti pubblici e residenti vede invece l’Italia come fanalino di coda in Europa. Dobbiamo recuperare questo gap nei prossimi anni e formare persone che sappiano assolvere i compiti a cui sono chiamate”. 

“Quando sono diventato ministro – racconta Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito – ho preso subito un impegno: ridare dignità ai lavoratori della scuola. Se non rimettiamo l’istruzione al centro, non abbiamo futuro. Quello del docente è il lavoro più bello e appagante del mondo perché dà futuro ai nostri giovani. Da questa considerazione nasce il nostro impegno col contratto per aumentare gli stipendi: 100 milioni, più i 300 milioni a cui abbiamo cambiato destinazione perché, anziché essere dissipati in tanti microprogetti, fossero concentrati per alzare le retribuzioni. Un percorso che è appena iniziato e per cui di volta in volta ci impegneremo a trovare le risorse necessarie”.

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