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Anna Gionfriddo (ManpowerGroup), fare formazione tramite il welfare

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Non è solo una questione di corsi. La formazione in azienda riguarda lo sviluppo di competenze tecniche, le cosiddette hard skills, ma passa anche attraverso il welfare, perché questo genera appartenenza da parte del dipendente e una ‘formazione indiretta’ su quelle che in gergo si definiscono soft skills.

In un mondo imperniato sulla tecnologia e – ormai – anche sull’intelligenza artificiale, è diventato sempre più importante integrare queste competenze trasversali come la capacità comunicativa, collaborativa ed empatica, che (almeno queste) non possono essere sostituite dalla tecnologia.

Ecco perché esperienze aziendali specifiche per i dipendenti “ci consentono di governare i processi tecnologici e di trasformazione e di superare le sfide future”. Parola di Anna Gionfriddo* (nella foto in evidenza), Country Manager Italia di ManpowerGroup, multinazionale leader mondiale nella realizzazione di soluzioni strategiche per la gestione delle risorse umane.

Presente nel nostro Paese dal 1994, ManpowerGroup seleziona e valuta personale per tutte le posizioni professionali, offre somministrazione di lavoro a tempo determinato e indeterminato, pianifica progetti di formazione.

Ed è proprio di formazione che abbiamo parlato con Gionfriddo, grazie al suo osservatorio sul mondo del lavoro e alla profonda conoscenza del potenziale umano da parte dell’azienda che rappresenta. “Fare formazione oggi per le aziende è una delle priorità – dice a Fortune Italia – Significa allineare le competenze delle proprie persone all’evoluzione del mercato e delle skill necessarie alle aziende, sempre più in un’ottica evolutiva e predittiva, perché le competenze cambiano così rapidamente da rendere necessaria una pianificazione permanente di programmi di upskilling e reskilling”.

Si tratta di un elemento più che mai strategico, in particolare nell’attuale contesto in cui è sempre più alta la percentuale di aziende che non riescono a trovare nel mercato del lavoro le persone con le competenze che cercano: è il cosiddetto talent shortage, che oggi riguarda il 75% delle imprese italiane.

Si può fare formazione tramite il welfare? E come si fa?

La formazione del personale è a pieno titolo nel welfare aziendale come uno dei possibili benefit, oltre ai percorsi che vengono erogati all’interno dell’azienda. Può essere quindi parte di un programma di welfare che include accesso facoltativo a corsi di formazione utili per la persona a prescindere dalla necessità di upskilling dell’azienda. In ManpowerGroup, ad esempio, offriamo corsi di inglese sia per le persone interne all’organizzazione sia all’interno del nostro programma MyPath dedicato allo sviluppo delle persone che lavorano con noi presso le aziende clienti.

Quanto in Italia le aziende sono coscienti del welfare come acceleratore di competenze trasversali?

La maggior parte delle aziende è cosciente dell’importanza delle soft skills e continua ad offrire percorsi di formazione interni per le proprie persone, per allenarle e potenziarle.   Oggi, secondo la ricerca “The New Human Age” di ManpowerGroup, il 71% delle aziende intervistate a livello globale ha in programma di offrire alla maggior parte dei dipendenti corsi di formazione o strumenti di carriera. Su questo punto, però, le aziende possono fare di più, se si pensa che molte persone seguono corsi di formazione al di fuori del lavoro. La nostra ricerca evidenzia un dato statistico interessante: il 42% dei lavoratori italiani si dedica ad attività di formazione scelte autonomamente al di fuori degli orari d’ufficio, perché i programmi proposti in azienda non trattano competenze rilevanti, non li aiutano nella costruzione della propria carriera oppure non sono in grado di renderli competitivi sul mercato del lavoro. Intercettare questo bisogno è importante per offrire ciò che altrimenti le persone tendono a cercare in autonomia o in un diverso posto di lavoro. Offrire alle persone una formazione che ne aggiorni e migliori le competenze, oltre a creare un futuro lavorativo più vicino a ciò che esse desiderano, è fondamentale per costruire un percorso comune e consolidare il legame e la fiducia tra le persone e l’azienda.

Dal suo osservatorio, quali sono i cambiamenti principali del mondo del lavoro oggi e perché la formazione è un’esigenza sempre più forte non solo in termini di upskilling ma anche di retention e welfare?

Le persone, oggi, vogliono maggiore libertà di scelta rispetto a quando, dove e come lavorare. Hanno maturato nuove priorità che vanno al di là del puro fattore economico e agli avanzamenti di carriera: quello che conta oggi davvero è la crescita, la realizzazione personale e la possibilità di imparare e migliorarsi. Esigenze che trovano una propria sintesi nella formazione continua dei dipendenti, che è quindi uno degli elementi chiave per motivare e trattenere le persone in azienda.

Jonas Prising, Ceo di ManpowerGroup, ha detto che “è la combinazione di innovazione, tecnologia e ingegno umano che ci aiuterà a superare le sfide più grandi del futuro”. Nessuna paura dell’intelligenza artificiale?

Secondo un report del World Economic Forum entro il 2025 l’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro potrebbe comportare una perdita di oltre 85 milioni di posti di lavoro a livello globale ma, nello stesso tempo, solo nel settore tech, riuscirebbe a crearne circa 149 milioni.

Non è corretto, quindi, parlare di riduzione del lavoro, bensì di cambiamento, e la classica visione “human vs automation” appare obsoleta. La visione dei robot che prenderanno i nostri posti di lavoro è stata infatti superata da ciò che si è avverato oggi, cioè che la tecnologia è un abilitatore: può aumentare le competenze umane ma non sostituirle.

 

*Anna Gionfriddo, entrata nel Gruppo Manpower nel 2015 come Direttore della training company, forte di una carriera pluriennale in ambito commerciale e delle risorse umane, ricopre diversi incarichi fino a diventare Manpower Brand Italy Director e, dal 2022, amministratrice delegata.

 

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