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Lucia Borgonzoni: La migliore estate cinematografica di sempre

Le politiche industriali del cinema e dell’audiovisivo hanno la loro “Comandante”, parafrasando il titolo di apertura della Mostra del Cinema di Venezia con Pierfrancesco Favino diretto da Edoardo De Angelis. Una donna al comando rispettata da tutti, tra le pochissime ad essere riconfermata – sempre alla Cultura, dopo le precedenti esperienze con Draghi e nel Conte I – anche nel Governo Meloni. La Senatrice Lucia Borgonzoni ha attraversato la tempesta perfetta del Covid (non era di Franceschini tutto quel che luccicava) e ha traghettato verso l’uscita e la ripresa tutto il settore, fino ai numeri straordinari di quest’anno: la migliore estate cinematografica di sempre (complice “Barbie” senza dubbio), con circa 90 milioni di euro di boxoffice.

Senatrice Borgonzoni, un primo bilancio dell’iniziativa “Cinema Revolution”, in corso fino al 21 settembre, e un commento sul record di presenze in sala, con numeri migliori sia del 2019 sia del 2011.

L’estate ha fatto registrare numeri da record che hanno addirittura superato quanto messo a segno a luglio del 2011, passato alla storia come il mese con il record di sempre. È la dimostrazione che le sale cinematografiche stanno finalmente tornando al centro della vita culturale e sociale dei nostri territori. Stando ai dati Cinetel, il mese di luglio si è chiuso a quota 5,5 milioni di ingressi con un incasso pari a 40 milioni di euro. Nel 2011 le presenze erano state 5,8 milioni per 42 milioni di box office. Rispetto al 2019 le presenze sono aumentate del 28% e l’incasso del 45,9%. Guardando invece al luglio 2022, si registrano +127,5% di presenze e +138% di incasso. Risultati come questi ci incoraggiano a proseguire con ancora più fiducia ed entusiasmo.

La spinta dei blockbuster, da “Barbie” a “Oppenheimer”, è stata decisiva per allungare la stagione estiva. Il cinema italiano dovrebbe convincersi che c’è domanda e c’è un pubblico che, se sollecitato, risponde numeroso.

Sono certa che il prossimo anno il prodotto italiano sarà maggiore. Tra Cannes e Venezia si creerà una nuova finestra su cui puntare. Ci saranno più sprint e coraggio da parte dei produttori italiani per occupare tutti i mesi dell’anno e creare nuove opportunità così da non congestionare i periodi invernali. Serve a tutta l’industria il “theatrical” aperto dodici mesi l’anno.

La sala cinematografica, nonostante certa stampa allarmista e generalista, può considerarsi “salva” anche grazie all’aiuto dello Stato. Ora però la sfida è quella di creare un’industria più forte che sia autosufficiente con un’economia circolare virtuosa capace di autoalimentarsi.

Il Governo e il Ministero non faranno mancare la loro presenza in termini di finanziamenti per dare una mano alle comprovate situazioni critiche o per stimolare start up e giovani che vorranno occuparsi di cinema dal punto di vista dell’esercizio o della distribuzione. Così come non è mai venuto meno il nostro supporto a chi opera nel campo della produzione cinematografica. In un panorama di questo tipo ovviamente ognuno deve rimboccarsi le maniche e fare la propria parte. Il nostro compito è anche quello di dare strumenti perché le aziende italiane possano rimanere tali.

Il cinema italiano può credere di più nelle proprie forze?

Il Covid ha cambiato un po’ tutte le dinamiche aprendo a numerosi interrogativi, ma il nostro sistema cinematografico ha dimostrato di che cosa è capace. È un sistema vivace e vivo, animato da professionisti di ineguagliabile talento e passione. Per rafforzarlo, uno strumento fondamentale è senza dubbio il tax credit, che consente di lavorare e produrre, ma che deve essere ricalibrato e non può prescindere dal tenere conto di due elementi cardine ossia qualità del prodotto e spettatore. È in corso proprio in queste settimane una discussione con tutti gli operatori del settore per riformulare al meglio la struttura del contributo in modo da renderlo ancora più efficace, adattandolo al nuovo contesto produttivo: il mondo del cinema e dell’audiovisivo è infatti sì alimentato dalla creatività, ma risponde a logiche di impresa che evolvono velocemente. Le misure di sostegno pubblico devono tenerne il passo.

Molte produzioni, finanziate con soldi pubblici italiani, appartengono ad holding straniere. Si sfruttano sostegni italiani per accrescere capitali esteri, tutto corretto?

Al Ministero stiamo lavorando alla definizione di strumenti finanziari per favorire le aggregazioni tra aziende italiane da mettere a disposizione delle nostre imprese di produzione affinché possano camminare sulle proprie gambe senza dover necessariamente entrare a far parte di gruppi internazionali per crescere e conquistare nuovi mercati. Un lavoro che sarà al centro dell’attività dei prossimi mesi e i
cui risultati spero vedranno la luce quanto prima.

Quali altre iniziative sono previste a medio-lunga scadenza (triennio) e in che modo la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura sosterrà il sistema cinema del Paese e il suo indotto?

Investimento e programmazione: ribadire a tutti, anche ai grandi colossi dello streaming, che devono essere molto chiari sul copyright e  sui profitti. E a proposito di copyright, tra le questioni da affrontare con più urgenza c’è quella riguardante l’Intelligenza Artificiale, tema a cui sarà dedicato il convegno promosso dal MiC in programma a Roma il 19 settembre che spazierà dalla creatività all’etica, dal diritto al mercato. È una questione molto delicata. Ritengo che debbano essere le persone in carne ed ossa a governarla e che le regole sul diritto d’autore siano da considerarsi come inviolabili. La visione da adottare dovrà necessariamente essere umanocentrica: la macchina dietro o accanto, mai che possa sopraffare l’artigianalità e la creatività dell’uomo.

Verrà potenziato il cinema italiano all’estero?

Assolutamente, sì. Un primo esempio delle attività che faremo in tale direzione è rappresentato dall’appuntamento con il Tokyo International Film Festival, dove porteremo una retrospettiva sul Maestro Franco Zeffirelli. Con noi anche il regista Pupi Avati. Inoltre, l’evento sarà l’occasione per presentare giovani talenti italiani, in un’ottica di rafforzamento su scala internazionale del nostro star system. L’Italia deve raccontarsi ancora di più e sempre meglio anche in terra straniera.

Cosa si aspetta dalla Mostra di Venezia e poi dalla Festa di Roma?

Venezia è un grandissimo momento per l’Italia intera, è un evento importantissimo, è la finale delle Olimpiadi. Mi aspetto un grande festival. Sono orgogliosa dei tanti titoli italiani. Roma invece deve trovare sempre più una sua identità. Non può essere in competizione con Venezia, deve aumentare il suo carattere di Festa diffusa tra la gente. Venezia ha una vocazione internazionale e culturale, ben precisa, Roma la sta cercando e sono sicura che la troverà.

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