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Modifiche al PnRR, ecco le priorità di investimento ridefinite dal governo Meloni

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PnRR) dell’Italia è stato oggetto di recenti modifiche annunciate dal governo a fine luglio, e ora queste modifiche sono al vaglio della Commissione Europea. Le revisioni apportate includono il disimpegno di fondi per nove misure per un totale di quasi 16 miliardi di euro e l’integrazione di nuovi obiettivi derivanti dal REPowerEu, per un importo complessivo di 19,2 miliardi di euro, tutti destinati al settore dell’energia.

Le misure previste coprono una vasta gamma di ambiti, dall’espansione delle reti energetiche nazionali e transnazionali agli incentivi alle imprese per la transizione energetica, dall’ecobonus rafforzato, simile al Superbonus, alla promozione dei biocarburanti e alla promozione delle reti intelligenti. Tuttavia, alcune voci di spesa che erano previste fino al 2026 sono state eliminate dal piano, suscitando polemiche soprattutto tra gli enti locali.

In particolare, sono state cancellate voci di spesa relative alla valorizzazione del territorio dei Comuni, agli interventi contro alluvioni e dissesto idrogeologico e ai fondi per la rigenerazione urbana. Il governo ha chiarito che l’intenzione non è di abbandonare completamente questi investimenti, ma piuttosto di reindirizzarli verso fonti di finanziamento alternative, in modo da non essere vincolati da scadenze temporali specifiche previste dal PnRR.

Le modifiche al PnRR seguono le tre principali linee di investimento delineate dal REPowerEu che passiamo in rassegna, con gli investimenti richiesti.

Reti

Questa linea di investimento assorbe circa 2,3 miliardi di euro e comprende investimenti nelle reti intelligenti (smart grids) per 900 milioni di euro, interventi sulla resilienza climatica delle reti per 92 milioni di euro e progetti di grandi connessioni, tra cui il Tyrrhenian link (500 milioni di euro), il collegamento Sardegna-Corsica-Italia (200 milioni di euro), l’interconnessione elettrica transfrontaliera (60 milioni di euro) e la linea adriatica Sulmona/gasdotto Sestino-Minerbio (375 milioni di euro). Inoltre, sono inclusi investimenti nella digitalizzazione delle competenze in transizione (140 milioni di euro) e nel potenziamento dell’export (45 milioni di euro).

Transizione verde ed efficientamento energetico

Questa linea di investimento rappresenta la posta più rilevante, con oltre 14 miliardi di euro, di cui 4 miliardi destinati all’ecobonus per i privati e altrettanti alla transizione 5.0 delle imprese. Altri investimenti comprendono 3,6 miliardi di euro per l’efficientamento energetico degli immobili pubblici, 300 milioni di euro per la produzione di biocarburanti, 320 milioni di euro per l’iniziativa chiamata ‘Sabatini green’, 400 milioni di euro per la sostenibilità nell’agroalimentare, la zootecnia e la pesca, 400 milioni di euro per l’elettrificazione delle banchine portuali, 140 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo sull’idrogeno e 90 milioni di euro per le “hydrogen valleys.”

Filiere

L’ultima linea di investimento è dedicata alle filiere strategiche per le “net zero technologies” ed è valutata in 2 miliardi di euro, con ulteriori 50 milioni di euro destinati all’approvvigionamento delle materie prime critiche.

Le modifiche al PnRR hanno generato un acceso dibattito nel panorama politico italiano e tra gli enti locali, ma il governo sostiene che queste modifiche consentiranno una migliore allocazione delle risorse e un’attuazione più flessibile dei progetti di investimento nell’ambito della transizione verso un’economia verde e sostenibile. Resta ora da vedere come la Commissione Europea valuterà queste modifiche e come esse influenzeranno il futuro sviluppo economico e sostenibile dell’Italia.

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