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Francesco Rocca, un manager prestato alla politica

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Francesco Rocca, 58 anni, avvocato penalista, presidente della Regione Lazio, sa che le difficoltà saranno tante. Da buon manager prestato alla politica, però, non lo scoraggiano le sfide impegnative che lo attendono. Chi lo conosce sa che ha grande rispetto per la politica e per i partiti come strumento di democrazia, ma se c’è una cosa che non va a genio a Rocca, è il teatrino della politica. Lui è un uomo del fare, passione e competenza sono le ragioni del suo impegno nella società e nelle istituzioni e vorrebbe portare questi valori anche nella gestione della Regione.

Rocca fu scelto come candidato dalla premier Giorgia Meloni non per il suo passato nel Fronte della Gioventù, ma per le sue competenze nel settore sanitario. Nel 2003 è stato commissario e poi direttore generale dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.

Poi è stato membro del consiglio d’indirizzo dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani dal 2007 al 2010. E nel 2013 è stato eletto presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, incarico lasciato prima di candidarsi alla presidenza della Regione Lazio.

Trascorso un semestre dall’insediamento, quali sono le sensazioni personali di un manager prestato alla politica e ‘catapultato’ a ricoprire un così importante ruolo?

Innanzitutto, sono consapevole di dover coltivare un nuovo e diverso rapporto con le persone. I cittadini del Lazio, infatti, mi hanno accordato la loro fiducia sulla base dei risultati conseguiti nella mia vita. Nella Croce Rossa Italiana e nella Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, che ho avuto l’onore di guidare per anni, ho sempre operato nell’interesse esclusivo dei più fragili. Adesso, però, da presidente di un’istituzione territoriale mi trovo a dover rispondere direttamente ai cittadini. Non mi sottraggo, in pochi mesi stiamo facendo moltissimo per far tornare il Lazio, per troppi anni guidato senza visione e senza cuore, una Regione all’avanguardia.

Ora che ne è alla guida, ci dà una definizione di governo regionale? Ci può dare anche qualche numero?

Per me un esecutivo deve migliorare la qualità della vita, attraverso scelte politiche e interventi legislativi mirati. Le faccio degli esempi che riguardano la sanità, il bene supremo della salute tutelato dalla nostra Costituzione e che deve trovare concreta attuazione: all’Ospedale di Civitavecchia stiamo portando la radioterapia, consentendo ai pazienti oncologici di affrontare la malattia vicino casa. Sta per ripartire l’oncoematologia pediatrica dell’Umberto I, dopo una battaglia portata avanti dai genitori dei piccoli pazienti. Ancora, stiamo investendo tantissimo in tecnologie e digitalizzazione, tornando a programmare la costruzione di nuovi ospedali. Penso, ad esempio, a quello del Golfo (Sud pontino), Latina, Rieti, Acquapendente (Viterbo) e al nuovo ospedale Tiburtino. Tutto questo senza dimenticare la sanità territoriale da rafforzare, con un occhio attento alle province del Lazio. Nella nostra Regione non vogliamo più assistere a disuguaglianze e disparità di trattamento fra chi, ad esempio, vive a Roma e chi risiede a Latina o nelle altre province del Lazio.

Con lei, dopo dieci anni, la destra è ritornata alla guida della Regione Lazio. Qual è il suo rapporto con la macchina amministrativa e con i dirigenti delle partecipate?

Abbiamo presentato agli elettori un’idea di Regione ambiziosa, ma con i piedi ben piantati sul terreno. Non abbiamo nascosto che ci apprestavamo a ereditare una macchina amministrativa che scontava decenni di mancata programmazione e con un’esposizione debitoria importante. Ho trovato dirigenti e funzionari preparati e con un senso di profondo rispetto per l’Istituzione e la cosa pubblica. Insomma, penso che i cittadini abbiano premiato il centrodestra per la visione che abbiamo saputo tratteggiare in campagna elettorale.

E con la sua squadra di Governo?

C’è un forte spirito di squadra e di lavoro comune con i colleghi che compongono la Giunta regionale. Abbiamo reintrodotto l’assessorato alla Cultura dopo che chi ci aveva preceduti l’aveva soppresso. Una Regione come la nostra non può prescindere dalla bellezza e dal suo patrimonio storico, artistico e paesaggistico. Abbiamo anche previsto una delega per le politiche del mare e introdotto una cabina di regia per la blue economy, un settore che riteniamo strategico per lo sviluppo del Lazio. C’è un clima ottimo e la grande consapevolezza di dover offrire soluzioni rapide e concrete ai problemi dei cittadini.

Sei mesi sono solo l’inizio del suo percorso, ci sono obiettivi già raggiunti che si sente di voler rivendicare o problematicità inaspettate cui ha deciso di dedicare grande attenzione?

Certamente aver riportato al centro dell’azione amministrativa la programmazione e il governo di tutto ciò che la Regione gestisce e paga, ha rappresentato la condizione senza la quale era impossibile ripartire. Vado molto orgoglioso del piano di investimenti in edilizia sanitaria che abbiamo varato: 37 interventi per 1 mld e 171 mln di euro. Dalla riapertura dell’Ospedale San Giacomo, all’adeguamento sismico e antincendio di Asl e ospedali, fino all’acquisto di nuovi macchinari. La gestione di alcuni enti regionali impone scelte coraggiose e politiche adeguate: penso all’enorme patrimonio di edilizia pubblica delle Ater. Dobbiamo assicurare il diritto alla casa a chi ne ha bisogno, ponendo fine alle illegalità.

Lei ha mantenuto deleghe pesanti: sanità, turismo e anche cinema. Andiamo con ordine. Qual è la situazione reale dei conti nella sanità della Regione?

Abbiamo ereditato un debito regionale di 22,3 mld di euro e un disavanzo della sanità di 218 mln di euro al 31 dicembre 2022. Recentemente è arrivato il giudizio di parifica da parte della Corte dei Conti, che abbiamo accolto con sobrietà e senza inutili trionfalismi. I magistrati contabili hanno apprezzato il nostro rigore nel non contrarre nuovi debiti e la massima trasparenza possibile sui conti in sanità, correggendo gli errori del passato. Soltanto così potremo programmare il futuro, realizzando gli impegni che abbiamo assunto con gli elettori e i cittadini del Lazio. Siamo sulla strada giusta, ma continueremo a lavorare con prudenza e costanza insieme al ministero dell’Economia e finanze e alla Corte dei conti per far tornare la Regione Lazio alla normalità.

Fortune Italia ha iniziato una campagna di advocacy nazionale per l’introduzione dell’approccio OHiAP (One Health in All Policies) a tutti in livelli legislativi. Health in All Policies è dal 2006 già un pilastro del Trattato Ue, quello che noi proponiamo è un ‘salto di specie’ legislativo considerando l’evidenza anche scientifica dell’interconnessione tra salute umana, animale e degli ecosistemi che ci ospitano. Lei si sentirebbe di aderire? Qual è il suo concetto di ‘sostenibilità’?

Certamente sì. La sostenibilità è un valore in cui credo e che ho sempre promosso nelle precedenti vesti. Questo valore va declinato in ogni ambito dell’amministrazione, in ogni scelta politica. L’ambiente, ad esempio, per noi è una priorità assoluta. Tuteleremo con tutte le nostre forze le risorse naturali di cui il Lazio è ricco, preservandole da ogni forma di aggressione. Puntare sulla sostenibilità, poi, significa investire per azzerare i rischi del dissesto idrogeologico. Un tema quest’ultimo, di cui si fa un gran parlare ma che concretamente non ha mai affrontato nessuno. I cambiamenti climatici sono una realtà con cui dobbiamo fare i conti e il Lazio, con la mia guida, non si sottrarrà ai suoi doveri. Lavoreremo anche sulla transizione energetica, in un’ottica di rispetto e valorizzazione del paesaggio.

Il turismo nella Regione sta facendo registrare numeri da record, non solo a Roma. Come si sta comportando il Lazio nel suo complesso? È significativo sapere, per esempio, che Civitavecchia è il primo porto crocieristico d’Italia, un grande risultato in un mercato in continua crescita. Ci sono altre eccellenze che dovremmo conoscere?

La Regione Lazio sta recuperando ciò che gli anni duri della pandemia rischiavano di compromettere. Abbiamo circa 50.892 aziende registrate nel settore turistico che, con passione e impegno, trainano il Pil regionale. Si stanno registrando numeri importanti, con un +45,88% nel settore turistico. Lei giustamente ricorda Civitavecchia: è il secondo hub crocieristico del Mediterraneo. Ho avuto modo di parlarne anche con il sindaco, quel territorio merita finalmente di sviluppare al meglio le sue potenzialità e necessita, innanzitutto, di un rafforzamento della rete infrastrutturale e di un’attenzione particolare alla governance del territorio, ad esempio per quel che concerne gli usi civici. La Regione c’è e sta facendo la sua parte: siamo partiti con ‘C’è tutto un Lazio intorno’, una campagna di comunicazione che punta a promuovere l’arte, le tradizioni, la storia e i paesaggi delle cinque province del Lazio.

Anche sul lato export il Lazio può rivendicare risultati importanti, quali i settori che vanno meglio?

Prenda il settore aerospaziale, ad esempio: il Lazio vale il 30% dell’export nazionale su un comparto sempre più strategico per l’economia nazionale. In generale, l’export della nostra regione vale 32,3 mld di euro, +12,7% rispetto al 2021. Tutto questo dimostra la grande capacità di resilienza delle aziende laziali, insieme a una maggiore propensione ad aprirsi ai mercati internazionali rispetto al passato.

Il numero che ospita questa intervista sarà in edicola mentre si svolgeranno due importanti manifestazioni internazionali. Prima il Festival del Cinema di Venezia. Per questo settore lei si è fatto affiancare da un manager di grande esperienza, Lorenza Lei. Quali le novità del suo governo in un settore cui anche la precedente amministrazione ha dedicato grande attenzione?

Consideriamo il cinema e l’audiovisivo strategici per la regione Lazio. Sono contento delle risorse che siamo riusciti a erogare per il 2023: 20 mln di euro, in un momento difficile, sono un segno dell’importanza che riconosciamo al comparto. Dobbiamo però poi investire sulla formazione: la trasmissione di competenze va protetta e custodita. La Regione ha deciso di ripartire da una figura competente come Lorenza Lei e, soprattutto, dall’ascolto. Altro tema importante è quello della transizione digitale. Anche su quello siamo pronti a investire. Vogliamo ridare un’identità forte al settore, non solo su Roma, ma nell’intera regione. Le produzioni post Covid stanno tornando non solo nella Capitale, infatti, ma in tutto il Lazio. La volontà di sostenere il cinema e l’audiovisivo è grande, anche attraverso la semplificazione amministrativa, specialmente sui fondi europei. Ed è un qualcosa che stiamo facendo non solo per questo settore, ma come sistema-regione.

Quest’anno l’Italia ospita a Roma la Ryder Cup. La manifestazione rappresenta anche una importantissima vetrina per il settore. Il Lazio può essere competitivo?

La Ryder Cup è un evento sportivo di rilevanza mondiale, che vedrà sfidarsi i 12 migliori giocatori di golf statunitensi contro altrettanti europei. La nostra Regione ha investito per questo evento 975.000 euro. Il Lazio è competitivo e intende continuare ad esserlo in tutte le altre discipline sportive. La Giunta regionale ha approvato la delibera che indice la prima Conferenza programmatica per lo sport regionale. A conclusione della Conferenza e degli incontri di consultazione con i vari soggetti interessati, si arriverà a definire il Primo Piano triennale dello sport. Si tratterebbe di una novità assoluta per il Lazio, oltre a rappresentare una ritrovata centralità del settore sportivo.

Cosa pensa di queste grandi manifestazioni? È ottimista per l’assegnazione dell’Expo 2030? Come vi state preparando al Giubileo?

Con il premier Meloni e il sindaco Gualtieri siamo andati a Parigi per promuovere la candidatura di Roma per l’Esposizione universale. Mi lasci dire che il nostro – mi permetto di usare il plurale – vuole essere l’ottimismo della ragionevolezza. Continuiamo a lavorare insieme, ciascuno nel proprio ruolo istituzionale, per questo obiettivo in cui crediamo moltissimo. Expo 2030 rappresenterebbe una straordinaria occasione di sviluppo per l’economia di Roma e dell’intera Regione. Sul Giubileo 2025, altra occasione preziosa, abbiamo superato degli iniziali ritardi francamente poco comprensibili, visto che il Giubileo c’è ogni 25 anni. Stiamo lavorando bene nella Cabina di Regia istituita a Palazzo Chigi e coordinata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Sarebbe sciocco e suicida non considerare l’enorme potenziale economico e occupazionale che ruota attorno a iniziative come queste. La Regione sarà certamente all’altezza di questi preziosi appuntamenti.

Una delle sue decisioni più criticate di questi mesi è stata quella di ritirare all’ultimo il patrocinio al Roma Pride. La scelta ha fatto molto rumore non solo per la tempistica. Stride fortemente con la sua storia personale di impegno nella difesa dei diritti anche in contesti internazionali ‘difficili’. Poi una cosa è togliere altra è non dare un patrocinio. Cosa è successo? È intervenuto qualche elemento nuovo? Avete temuto di rimanere ‘schiacciati’ tra opposti estremismi? Ha avuto modo di riparlare con gli organizzatori?

Nessuno può mettere in discussione il mio pluriennale impegno sui diritti civili, il mio lavoro per aprire la prima casa rifugio LGBTQ+ d’Italia a Roma e la volontà di sostenere temi fondamentali e sensibili che nulla hanno a che vedere con la pratica dell’utero in affitto. Pratica che divide e spacca le coscienze e che, personalmente anche per esperienze dirette seguite da vicino, ritengo costruisca un grave rischio di sfruttamento del corpo della donna, specialmente nei Paesi più poveri. La Regione Lazio ha dovuto revocare il patrocinio alla manifestazione denominata ‘Roma Pride 2023’ solo e soltanto per le palesi violazioni delle condizioni esplicitamente richieste agli organizzatori nel momento della concessione del patrocinio (che era stato accordato con le migliori intenzioni e in buona fede) e dunque anche del rispetto dovuto alle diverse sensibilità dei cittadini sull’utero in affitto. Si figuri se io posso avere preclusioni a dialogare con gli organizzatori del Pride o con il vasto mondo della comunità LGBTQ+. L’ascolto di tutti, infatti, è da sempre il faro costante della mia esperienza umana e professionale.

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