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Marketing democratico

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Il fondatore di Marketing Espresso, Marco Onorato, spiega l’approccio people-centric dell’agenzia e come questo contribuisca a creare relazioni significative nel marketing, analizzando anche il ruolo dell’intelligenza artificiale e l’importanza dei social media nel processo decisionale delle nuove generazioni.

Innovazione  digitale. Marketing. Social media. Dall’incrocio di questi tre fattori nasce Marketing Espresso: un’agenzia, una piattaforma di formazione online ma prima di tutto un media e una community.

Concepito inizialmente come semplice piattaforma social dal suo ideatore, Marco Onorato, Marketing Espresso (e le giovani leve che vi lavorano) si prefigge un obiettivo sociale: rendere il marketing democratico. Come? Attraverso il digitale e i social media che possono trasmutarsi in strumenti di condivisione eccezionali utilizzati in tre grandi direzioni: formazione, agency, media & community.

Concretamente, l’agenzia offre diversi servizi, dalla consulenza alla social media strategy fino al digital advertising. Ne abbiamo approfondito gli aspetti centrali con il suo fondatore.

Siete molto attivi per rendere il marketing democratico, accessibile ed una fonte di valore. Come si declina operativamente questa mission e ritenete di esserci riusciti?

Il marketing da sempre è una materia tecnica e accademica. Democratizzarlo vuol dire prima di tutto essere consapevoli che in alcune sue declinazioni può diventare una fonte di valore per piccoli brand, appassionati e tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questo settore. Declinare questa mission in modo operativo non è affatto semplice. Proviamo a farlo tramite tutti i mezzi a nostra disposizione: dai contenuti online spiegati in modo semplice, ai nostri corsi di formazione in cui utilizziamo uno stile orizzontale, pratico e senza fronzoli. C’è sicuramente ancora del lavoro da fare per rendere democratico il marketing. Nonostante questo però, la tendenza alla semplificazione (che non significa banalizzazione) che coinvolge tutti i settori sta agendo in questa direzione, velocizzando il processo.

Prediligete un approccio people-centric. Che cosa significa concretamente?

L’approccio people-centric deriva da questa visione del marketing come democratico. Mentre originariamente nei processi di marketing veniva messo al centro il brand e il profitto, noi cerchiamo invece di rendere protagoniste le persone dietro a questi stessi processi. Concretamente, questo si traduce con una cura massima dei rapporti umani. Fare marketing significa in parte creare e instaurare relazioni.

Come si definisce il concetto di genialità di una campagna social media marketing e qual è una delle più accattivanti del 2023?

Il concetto di genialità non si riduce solamente alla semplice creatività o effetto wow, quanto a un insieme di fattori come: l’innovazione, intesa come la capacità di portare idee originali rispetto agli standard; l’efficacia, intesa come la capacità di trasmettere il messaggio in modo chiaro e completo; la coerenza con il target e con il brand, intese rispettivamente come l’attinenza con il target del brand e del messaggio pubblicitario e con il posizionamento del brand; e, infine, la viralità, intesa come la capacità di creare buzz, passaparola ed espandere la propria reach. Per i grandi brand, la campagna globale ‘Masterpiece’ di Coca-Cola è sicuramente uno degli esempi meglio riusciti degli ultimi tempi, dove si uniscono freschezza e innovazione grazie anche all’uso dell’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale rivoluzionerà anche il mondo del marketing? 

In quanto strumento può drasticamente migliorare alcuni processi di lavoro ma per ora difficilmente riesce a sostituire in tutto un pensiero creativo. In generale nel marketing si può sfruttare l’AI per la generazione di immagini originali da zero da utilizzare per i propri contenuti. I risvolti a livello pratico sono pressoché infiniti, basta ricordare però che alla fine probabilmente ci dovrà pur sempre essere qualcuno in grado di saperli utilizzare. Lì sta la grande sfida.

Restyling e rebranding, quando diventa necessario per un’azienda-brand farlo e come?

Il restyling diventa necessario quando ad esempio l’identità visiva di un brand non rispecchia più gli standard comunicativi attuali. Un caso può essere il restyling del logo BMW di qualche anno fa (con il cambio dai loghi 3d a quelli 2d, maggiormente adatti a una comunicazione digitale). Il rebranding, al contrario, è necessario quando oltre all’immagine si vuole cambiare rotta anche in sfere più profonde del brand, ad esempio cambiando settore, persone a cui ci si rivolge o proposta di valore. Quando si lavora a cambiamenti del genere è importante ripartire dalle basi strategiche del brand, per aver ben chiaro dove si è e dove si vuole arrivare.

Parlando di Gen Z, i social media vengono utilizzati sempre più spesso come canali preferenziali per tenersi informati, oltre al puro intrattenimento. Ritenete che questo trend stia aumentando? E soprattutto, la crescita economica delle aziende passa ormai inevitabilmente dai social media?

I social media verranno utilizzati a prescindere e all’interno si potranno trovare contenuti di intrattenimento, ma che al tempo stesso formano o informano. Dunque, la vera sfida oggi è quella di riuscire a creare dei contenuti in grado di intrattenere ma al tempo stesso creare valore. A livello economico, i social non hanno un impatto diretto forte ma hanno un ruolo indiretto fondamentale: oggi, soprattutto per le nuove generazioni, il processo decisionale passa dai social media. Per questo motivo le aziende dovrebbero avere una visione chiara e consapevole del loro reale utilizzo e funzionamento.

 

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