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Casale (Ansaldo Nucleare): un sito italiano in 10 anni? È ragionevole

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Ad aprile, se i piani del governo si concretizzeranno, l’Italia potrebbe avere una roadmap per tornare a produrre energia dall’atomo sul suolo nazionale. Il 21 settembre, alla prima riunione della Piattaforma per un nucleare sostenibile lanciata dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, erano presenti i player che quel piano dovranno realizzarlo. Tra questi c’è Ansaldo Nucleare, controllata della genovese Ansaldo Energia. 

“Se solo pochi mesi fa avessimo potuto immaginare una riunione del genere saremmo stati non felici: di più”, dice a Fortune Italia l’Ad di Ansaldo Nucleare Riccardo Casale (nella foto in evidenza). Le intenzioni del governo si sono definite con l’inserimento del nucleare nel Pniec (Piano nazionale energia e clima) trasmesso in Ue a luglio, mentre una mozione parlamentare di maggio ha chiesto di sostenere l’atomo italiano. Casale ritiene la piattaforma “un’ottima partenza in uno scenario difficile: in Italia l’inverno nucleare è durato 40 anni”. Se arriverà un piano, Ansaldo sarà tra i player principali. Ma la crescita non dipende solo dall’Italia. “Negli ultimi 40 anni malgrado le poche risorse siamo diventati capofila della supply chain. Ora l’Europa sta andando verso una maggiore penetrazione nucleare. Il mercato non è mai stato così dinamico”.

Per l’Ad il mercato domestico di Ansaldo è di fatto l’Europa. “Siamo degli integratori industriali di tecnologie: sia nell’isola nucleare sia a valle, con generatori di vapore e turbine”, riassume Casale. “Lavoriamo con tutte le principali tecnologie: da quelle Westinghouse in Slovenia a quella Candu in Romania – uno dei mercati su cui l’azienda punta di più, ndr – e Argentina”. In Sud America e Romania Ansaldo ha realizzato tre centrali 30 anni fa. “Ora stiamo lavorando a Cernavoda (nella foto in evidenza) per entrare il prossimo anno nel consorzio che estenderà la vita dell’impianto (plant life extension, ndr)”.

Da tempo è attiva la collaborazione con la britannica Rolls Royce e l’industria della difesa del Regno Unito. Tra i progetti futuri, questa estate è stata presentata l’offerta per il trattamento dei rifiuti nucleari in Francia. Ci potrebbe volere un anno per la fase di valutazione, dice Casale. E in Francia è arrivato l’accordo con Edf, il primo produttore di energia nucleare al mondo, “per lo sviluppo di Nuward, un reattore di generazione ‘3+’ che potrebbe raggiungere il ‘first concrete’ (l’inizio della costruzione) nel 2030. Gli anni 30 saranno gli anni di sviluppo della generazione ‘3+’ e dei piccoli reattori, Smr o small modular reactors”. Negli anni 40 arriverà invece la quarta generazione. Le strade a disposizione per farla funzionare sono diverse: piombo, sali fusi, sodio. “Noi quasi vent’anni fa abbiamo scelto il piombo”.

L’inserimento del primo settore del Vacuum Vessel nel Tokamak Pit di ITER, il grande progetto europeo di fusione nucleare che in 40-50 anni promette di ricreare l’energia delle stelle. Ansaldo collabora per la realizzazione di 5 dei 9 settori della camera a vuoto. Sulla fusione Casale segnala anche il divertore di Frascati, “sviluppato insieme da Ansaldo Nucleare e Enea”.

 

Vicino a un centro di ricerca a Pitești, nel Sud della Romania, si trova l’impianto sperimentale Athena, dove l’azienda genovese collabora con Enea. Il 21 settembre, destinazione Romania, proprio da Genova è partito un componente commissionato per la costruzione della facility dove sperimentare la tecnologia del raffreddamento a piombo per i reattori. La stessa tecnologia alla quale sta lavorando Westinghouse a Wolverhampton, in Gran Bretagna, dove Ansaldo è un fornitore.

“La fisica dei processi è stata dimostrata”, dice Casale sui lead-cooled fast reactor (LFR), la tecnologia basata sul piombo che sarà protagonista dei reattori di quarta generazione. C’è ancora molto lavoro da fare: “Il piombo è corrosivo, e si sta ragionando su una miscela” per superare il problema, ad esempio. La fase di ricerca in ogni caso è conclusa, “e ora si è nella fase di sviluppo industriale”.

In attesa dell’Italia, l’Europa si sta già risvegliando dal suo letargo nucleare: in venti anni “non sono stati realizzati nuovi impianti, ad eccezione di due EPR in Francia e Finlandia”, dice Casale. Intanto, Russia, Cina, India ed Emirati sono andati avanti. In Europa, se la Germania è definitivamente uscita dall’atomo, la Svezia c’è rientrata e il Regno Unito sta realizzando due impianti, e a due nuovi reattori sta pensando la Romania, dice Casale. Anche la Slovenia pensa a un’altra unità oltre a quella esistente, mentre la Francia di Macron ha annunciato 6 nuovi reattori e 8 in fase di studio, senza contare una nuova rete di Smr. Secondo le stime dell’Iea, nel mix energetico mondiale del 2050 il nucleare avrà una quota dell’8%. “Non mi avventuro in previsioni sul mix italiano, ma siamo un Paese manifatturiero. Abbiamo bisogno di molta energia elettrica”. Le rinnovabili da sole non basteranno per avere un’energia di qualità, ovvero decarbonizzata, dice. Se poi si considera la sicurezza degli approvvigionamenti il nucleare “diventa una fonte energetica fondamentale, al pari delle rinnovabili”.

La centrale di Cernavoda, in Romania, uno dei mercati dove Ansaldo è più attiva. Recentemente l’azienda ha firmato un nuovo accordo con Candu e KHNP per il progetto di retubing e refurbishment dell’Unità 1 della centrale nucleare di Cernavoda.

 

L’obiettivo di arrivare a un sito nucleare italiano in 10 anni, come ha detto il più ottimista tra gli esponenti del Governo, Matteo Salvini, è “ragionevole e concreto. Prima si devono avviare le operazioni di capacity building, poi identificare i siti, qualificarli e iniziare la costruzione”. Ma bisogna partire “con quello che è stato detto durante la riunione”, racconta Casale. Ovvero, “risorse allo sviluppo industriale ma anche alla ricerca e alle agenzie come l’Isin, che per far fronte al piano dovrà crescere”. Il tema non risolto riguarda proprio il deposito nazionale. Proprio Casale in passato guidò la Sogin che preparò la Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee). Dopo il no delle aree individuate, l’introduzione proposta da Pichetto Fratin di un “criterio di candidabilità” dei territori “è una grande idea”, secondo Casale, nonostante una volta arrivate le candidature ne vada verificata accuratamente l’idoneità.

Considerati i due referendum che hanno allontanato l’atomo dalla nostra produzione elettrica, gli esperti italiani si sono abituati a cercare fortuna all’estero. Nei 40 anni di inverno nucleare italiano che la piattaforma del governo vorrebbe interrompere (con una roadmap che, coincidenza, dovrebbe arrivare in primavera) “si sono perse delle competenze. Ma sono rimaste quelle vitali, che ci consentono di far ripartire il sistema”. A Casale piace che tra i punti affrontati dalla piattaforma ci siano formazione e università. Stima che “in Italia avremmo bisogno di migliaia di nuove posizioni. Noi già oggi continuiamo ad assumere, lavorando all’estero. Il mercato del lavoro è molto dinamico rispetto a una volta: i giovani colgono la mobilità come un’opportunità”. Solo Ansaldo Nucleare potrebbe arrivare ad avere bisogno “di migliaia di persone”.

In questo momento per Ansaldo Energia c’è un problema di sostenibilità industriale e di fuoriuscita di profili tecnici, secondo quanto riferito dai sindacati. Il Mef intanto ha assicurato sulla tenuta finanziaria. Parlando dei lavoratori, in Ansaldo Nucleare c’è “un flusso in entrata e in uscita; e il primo è maggiore del secondo. Siamo in un grande Gruppo che ha attraversato una crisi. Ora lavoriamo insieme per rialzarci”. Mentre il business principale è il gas, attraverso le turbine, il piano industriale al 2027 prevede lo sviluppo delle unità Green Tech e Nucleare. Secondo Casale la seconda oggi rappresenta circa il 10% del fatturato, che nel 2022 si è chiuso a 1,2 mld di euro (-254 mln rispetto al 2021) e un risultato netto in perdita per 559 mln (negli scorsi mesi è stato varato un aumento di capitale da 580 mln). Nel 2027 Ansaldo Nucleare “arriverà al 25-30% di fatturato di Gruppo”, dice l’Ad, nonostante l’azienda per ora si limiti a fornire servizi in ambito nucleare. Ma “con Fabrizio Fabbri (Ad del Gruppo) stiamo ragionando sul futuro e non è escluso che, nel medio-lungo periodo”, Ansaldo torni alla “manifattura per impianti nucleari”. Una possibilità sulla quale, stavolta sì, pesano le decisioni italiane.

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