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Mauro Maria Marino (Ocf): “Occorre più consapevolezza della materia finanziaria”

Torinese, classe 1963, il presidente Ocf (Organismo Consulenti Finanziari) Mauro Maria Marino non è per nulla estraneo al mondo della consulenza finanziaria. Da politico, nel 2008 è stato eletto senatore nella XVI legislatura per il Partito democratico, ricoprendo via via ruoli sempre più importanti in Commissione Bilancio, in Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria e in Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Nel 2019 è stato vicepresidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica. Insomma, la gestione economica è sempre stata il suo pane quotidiano. Poco più di un anno fa è arrivato al timore di Ocf, in un momento particolarmente complicato della storia non solo italiana ma globale. La ripresa post pandemica, la guerra (diventata adesso le guerre), l’inflazione. Eppure, Marino è convinto che passo dopo passo, mattoncino dopo mattoncino, il nostro Paese sia sempre più vicino a quella consapevolezza che permetterà a tutti di amministrare sapientemente le proprie finanze. Inutile girarci attorno: i soldi controllano il mondo. “Ma se sai controllare i tuoi soldi – dice Marino – sai controllare tutto”.

Mauro Maria Marino, in aula del Senato per l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione, Roma, 29 aprile 2015. ANSA/GIORGIO ONORATI

Presidente, innanzitutto un bilancio. La sua nomina a presidente Ocf è avvenuta a settembre 2022. Un anno è poco. Secondo la sua personale esperienza e il suo osservatorio privilegiato però, crede sia cambiato qualcosa nell’approccio all’educazione finanziaria degli italiani?

Sì, un anno è poco, ma è stato un anno molto intenso. Veniamo da un’emergenza pandemica che aveva già modificato il nostro modo di amministrare le finanze, poi ci siamo ritrovati a confrontarci con la guerra e l’inflazione. Per poter affrontare adeguatamente temi di questa complessità una questione come quella finanziaria è fondamentale. In questo primo anno ho cercato di trasmettere la vision di ciò che stavamo facendo. Ci occupiamo della tenuta dell’Albo dei consulenti finanziari, ma anche di vigilanza. Oltre alla cosiddetta ‘funzione istituzionale’, cerco di operare una semina prospettica di quello che deve essere l’organismo nel futuro. Questo significa porre attenzione ai consulenti finanziari ma anche a quegli elementi di contorno che sono parte del mondo della consulenza: appunto, lo studio dell’educazione finanziaria. È qualcosa in cui credo molto perché un cliente educato oltre che capire in maniera specifica quel che sta capitando – e quindi dotarsi autonomamente degli strumenti necessari per affrontare una crisi – è un soggetto che ha la possibilità di avviare un’interlocuzione vera, profonda con il consulente finanziario.

Lo ha appena citato. Nel 2014, da presidente della Commissione Finanze del Senato, ha presentato il disegno di legge (divenuto poi legge) sull’Albo unico dei consulenti finanziari. Crede si sia trattato di una mossa decisiva per apportare cambiamenti nella categoria?

Sì, l’Albo ha voluto rappresentare un salto di qualità. Prima si parlava di promotori finanziari e l’idea di promotori è legata alla vendita di un prodotto. Il passaggio da promotore a consulente è non solo nominalistico, ma essenziale. Bisogna farsi carico delle istanze delle persone, capire quali sono le loro aspirazioni, tutelare il patrimonio e commisurare i tipi di intervento che gli propongono a quelle che possono essere le aspettative di vita: parliamo di una giovane coppia che deve comprar casa o di un genitore che vuole mandare i figli a studiare all’estero? Un altro tema su cui si è sempre riflettuto poco è quello previdenziale. Tendiamo a non ragionare su quello che potrà essere tra 20 anni il rapporto tra l’ultimo stipendio ricevuto e la nostra pensione. Invece è fondamentale creare da subito le condizioni per affrontare il domani. Il senso del lavoro prospettivo che facciamo anche attraverso l’Albo è ciò che fa la differenza della qualità nella prestazione offerta da un consulente finanziario.

Qual è il compito di un consulente finanziario?

Non è mai solo il compito del consulente finanziario, ma anche della persona che si rivolge al consulente finanziario. Un cliente deve interfacciarsi con il proprio consulente finanziario come si fa col medico o con l’avvocato. Bisogna raccontare tutto, esporre le proprie aspettative ed essere sinceri e oggettivi. Il consulente è una figura che ti accompagna, si prende cura di te. Il termine consulenza deriva dal latino ‘cum sedere’: io mi siedo assieme a te, parlo con te. Sulla base di quello che tu mi riporti sono in grado di fornirti le opzioni migliori.

Cosa fa Ocf concretamente e quali iniziative ha in mente per diffondere l’educazione finanziaria all’esterno?

Abbiamo l’opportunità di lavorare su più tavoli. Curiamo un portale dove inseriamo pillole formative. C’è un’attenzione particolare alla formazione anche dal punto di vista del capitale umano. Oggi parliamo tanto di intelligenza artificiale. Con i robot visor è possibile una gestione artificiale degli investimenti, ad esempio. Ma deve esserci sempre la capacità di ascolto e previsione della singola persona. Io lo chiamo neoumanesimo digitale: prendere atto di tutti gli strumenti che ci mette a disposizione la tecnologia, ma portarli a sistema con la capacità di riflessione e di analisi dell’uomo.

A proposito di formazione. L’Italia si colloca ben al di sotto della media Ocse per alfabetizzazione e consapevolezza. Questa consapevolezza riguarda anche quella legata alla gestione dei nostri soldi. Perché non studiare educazione finanziaria a scuola?

Grande domanda. Parliamo di educazione finanziaria, ma il tema vero in Italia è proprio quello dell’alfabetizzazione. C’è stato un leggero miglioramento negli ultimi anni, ma mancano i presupposti fondamentali per dire che ci sia cognizione della materia. Per questo è fondamentale far sì che il percorso dell’educazione finanziaria accompagni lo sviluppo della persona. Cioè che si parta dalla scuola elementare. Io vedo le battaglie che sono state fatte in campo ambientale. I ragazzi apprendono certe nozioni a scuola e ne fanno tesoro a casa e nella vita. Sicuramente l’optimum sarebbe avere l’educazione finanziaria come materia curriculare a scuola, con 33 ore. Questo però significa occuparsi di come vengono allocate le risorse al ministero, fare un percorso di formazione dei docenti. Siccome a volte il meglio è nemico del bene, penso che abbia un valore aggiunto inserire l’educazione finanziaria all’interno dell’educazione civica. Il Ddl Capitali in dirittura d’arrivo prevede anche questo.

Ci sono azioni che potremmo mettere in atto quotidianamente, per raggiungere una maggior consapevolezza finanziaria?

Ogni giorno ascoltiamo notizie che riguardano questioni finanziarie. L’attenzione alla quotidianità e la consapevolezza delle azioni che poniamo in essere sono un elemento fondamentale. L’inflazione è un concetto che quando ero ragazzino tutti avevamo presente (negli anni 80 l’inflazione superava il 20%). Poi questo tema è scomparso ed è come se la gente si fosse diseducata a ragionare su queste cose. Ma l’inflazione è la più iniqua delle tasse. Perché tu sei convinto di avere un capitale e nominalmente il capitale nessuno te lo tocca, ma il potere di acquisto di quel capitale diminuisce e quindi viene erosa la capacità di spesa senza che tu te ne renda conto. Parlandone continuamente, creiamo consapevolezza.

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