GILEAD
Cerca
Close this search box.

Biodiversità, il piano Ue per salvare le aree naturali e il rischio del consumo di suolo

biodiversita-unione-europea-restoration-law
Gilead

Cosa significherà nel dettaglio, per l’Unione Europea, ‘ripristinare la natura’ e salvarla, tra le altre cose, dal consumo di suolo? Il Consiglio Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sull’EU nature restoration law, la legge proposta a giugno 2022 dalla Commissione europea per ripristinare le aree naturali e raggiungere gli obiettivi delle strategie Ue su biodiversità e clima.

L’accordo deve ancora essere adottato dal Parlamento e dal Consiglio: dopo la nuova legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore in 20 giorni. Secondo la Commissione europea, ogni euro speso per la difesa degli ecosistemi porta a un ritorno economico che va dagli 8 ai 38 euro.

Il dato di partenza è quello di un 80% di habitat europei in uno scarso stato di salute. Quello individuato per il 2030 è di un 20% di aree ripristinate.

Ripristinare il 20% di aree entro il 2030

Ecco tutti i punti del piano dopo il nuovo accordo provvisorio tra Bruxelles e Strasburgo:

  • Andranno ripristinate almeno il 20% delle aree terrestri e marine della Ue entro il 2030.
  • Tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino dovranno essere ripristinati entro il 2050.
  • Per raggiungere questi obiettivi, i paesi dell’UE devono ripristinare almeno il 30% dei tipi di habitat coperti dalla nuova legge in buone condizioni entro il 2030, aumentando la percentuale al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
  • Entro il 2030, oltre a dover registrare risultati positivi negli indicatori che misurano lo stato di salute delle foreste, nell’Unione europea dovranno essere stati piantati tre miliardi di alberi
  • Almeno 25.000 km di fiumi devono essere trasformati in ‘fiumi a flusso libero’.
  • Rigenerazione urbana: nel 2030 la copertura urbana di aree verdi dovrà essere uguale a quella del 2021. Dopo il 2030 dovrà aumentare, con misurazioni ogni 6 anni.
  • L’importanza delle api: i Paesi Ue devono invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030.

 

Biodiversità, il capitolo agricoltura-clima

Molte delle misure europee riguarderanno il ripristino di terreni utilizzati dal settore agricolo. Entro la fine del 2030 i Paesi Ue dovranno avere buoni risultati in almeno due dei seguenti tre indicatori: l’indice delle farfalle delle praterie;  la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità; lo stock di carbonio organico nel suolo minerale delle terre coltivate

I paesi dell’UE devono ripristinare i suoli organici ad uso agricolo costituenti ‘torbiere drenate’. Le torbiere, che per scopi agricoli vengono spesso prosciugate, contengono un terzo del carbonio terrestre del mondo, e sono quindi importanti anche sotto il punto di vista climatico.

Almeno il 30% di tali aree entro il 2030 devono essere ripristinate (almeno un quarto deve essere riumidificato); si passa poi al 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050. Il processo di  ‘riumidificazione’ rimarrà volontario per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati.

Il consumo di suolo italiano e i ‘costi nascosti’

Secondo l’ultimo report Ispra, in Italia il consumo di suolo nel 2022 è accelerato arrivando alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo e avanzando di 77 km quadrati, oltre il 10% in più rispetto al 2021.

Proprio per colpa del consumo di suolo, secondo il WWF il 68% degli ecosistemi italiani è a rischio. In alcune regioni, come quella padana, il 100% degli ecosistemi è a rischio. Il consumo di suolo incide, tra le altre cose, sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico e provoca la costante diminuzione della disponibilità delle stesse aree agricole.

I costi nascosti del consumo di suolo, dice Ispra, sono stimati in Italia in 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.

Secondo la European environment agency, i benefici provenienti dal ripristino delle aree naturali raggiungerebbero, economicamente, quasi 2.000 mld di euro, a fronte di una spesa da circa 150 mld. Finora, dice un report dell’Ocse del 2019, tra il 1997 e il 2011 il mondo ha perso tra 3.500 e 18.500 mld di euro all’anno in servizi ecosistemici e tra 5.500 e 10.500 mld di euro all’anno a causa del degrado del suolo.

Quali sono le aree interessate e la strategia italiana

Gli Stati membri dovranno adottare dei piani nazionali che illustrino in dettaglio come intendono conseguire tali obiettivi. La priorità (al 2030) andrà alle zone che fanno parte di Natura 2000, il network di aree protette dell’Unione Europea già incluso anche dal Ministero dell’ambiente italiano nella Strategia nazionale per la biodiversità adottata ad agosto, creata in coerenza con la strategia europea.

Secondo il ministero, il sistema delle aree protette nazionali e regionali, insieme alla rete Natura 2000, copre attualmente un’estensione di oltre 11.800.000 ettari, interessando più del 22% della superficie terrestre nazionale e circa il 15% della superficie marina di giurisdizione italiana.

Leggi anche

Ultima ora

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.